Sacca di Scardovari: allevamenti di cozze Dop ecosostenibili
Anche la ristorazione avrà prodotti ittici completamente sostenibili, grazie ai progetti di ricerca agroalimentare italiani, in particolare, con la Cozza Scardovari, mollusco Dop del Polesine
Al termine di un lungo processo partecipativo, la Commissione Europea ha adottato gli “Orientamenti strategici per un’acquacoltura dell’UE più sostenibile e competitiva per il periodo 2021 – 2030”. L’Italia, leader europeo per la produzione di molluschi bivalvi, fortemente vocata a pratiche di allevamento sostenibili per l’ambiente e particolarmente attente al benessere animale, ha tutte le carte in regola per raccogliere la sfida europea. In particolare, con la Cozza Scardovari, unico mollusco Dop d’Italia che cresce in Veneto nel territorio del Polesine sul Delta del Po.
Molluschicoltura: la sostenibilità passa dalla comunicazione
Corretta comunicazione al consumatore e investimenti per l’innovazione tecnologica e la ricerca sono fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi europei. L’acquacoltura, con circa 245 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti prodotti nel 2017, si configura come una delle produzioni zootecniche con la minore impronta di carbonio, pari soltanto al 5% delle emissioni dell’intero settore agroalimentare, per via dei tassi di conversione dell’alimento più favorevoli e del minore impatto sull’uso del suolo. Tuttavia, la futura espansione del settore non può non tenere conto della ricerca di metodi di produzione sostenibili, “climate-friendly” e sempre più attenti al benessere animale.
Nel 2021 l’Italia ha contribuito con 146.032 tonnellate al volume delle produzioni di acquacoltura dell’UE, con un valore stimato attorno a 547 milioni di euro. L’Italia, come la Spagna e la Francia, concentra la sua produzione soprattutto sulla molluschicoltura: rappresenta il principale paese produttore dell’UE di vongole veraci (Ruditapes philippinarum) e copre, inoltre, i due terzi della produzione unionale di mitili (Mytilus galloprovincialis).
L’allevamento di molluschi bivalvi, non necessita di alcun input di cibo per la crescita degli animali, che sfruttano, filtrandolo, il nutrimento naturalmente presente nel mare, particolarmente abbondante nelle zone costiere, dove sono situati gli allevamenti. Di conseguenza, l’impatto associato alle emissioni dovute alla coltivazione di prodotti agricoli per la produzione di mangimi, sono azzerate. Stime recenti attribuiscono all’allevamento di molluschi bivalvi un’emissione media di 11 tonnellate di CO2 equivalenti per una tonnellata di proteina prodotta, pari al 7,6% delle emissioni medie delle produzioni terrestri, sebbene i valori siano altamente variabili in funzione delle tecnologie utilizzate e delle zone di produzione.
Il Piano Strategico per l’Acquacoltura italiana
Il Piano Strategico per l’Acquacoltura italiana (2021-2027) attribuisce un ruolo strategico al settore della molluschicoltura, considerato fondamentale per la crescita sostenibile dell’economia legata al mare e per le prospettive di occupazione nelle regioni costiere del Mediterraneo.
Il Centro di Ricerca Zootecnia e Acquacoltura del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), nell’ambito di due progetti finanziati dalla Dg Pemac Masaf (Aquaculture2020 e Valueshell), ha condotto uno studio della valutazione degli impatti ambientali della molluschicoltura italiana, al fine di valorizzare le esternalità positive che questa tipologia di allevamento apporta all’ambiente, differenziandosi da altre filiere di produzione di proteine animali. Di particolare rilevanza è stata la collaborazione con il Consorzio Cooperative Pescatori Del Polesine O.P. ed in particolare con il Consorzio della Cozza di Scardovari Dop per l’analisi del caso studio della molluschicoltura della Sacca di Scardovari. In questo contesto sono state analizzate le filiere del mitilo mediterraneo, alla cui produzione in questa particolare area di pregio è valsa la denominazione di origine protetta da parte della Comunità Europea “Cozza di Scardovari Dop”, unica nel panorama della molluschicoltura italiana, e della vongola verace filippina.
Gli esiti di questa ricerca sono stati presentati da Consorzio di tutela della Cozza di Scardovari Dop al 1° Simposio Scientifico Filiere Dop Igp Italia Next Dop, la prima iniziativa nazionale, organizzata dalla Fondazione Qualivita, per diffondere la ricerca scientifica nelle filiere Dop Igp.
Le performance ambientali della molluschicoltura
La valutazione delle performance ambientali della molluschicoltura è stata effettuata applicando un approccio di “valutazione del ciclo di vita” o “Life Cycle Assessment” (LCA). Il LCA è una metodologia standardizzata a livello internazionale (ISO 14040 e 14044) e fornisce il miglior quadro di riferimento per la valutazione dei potenziali impatti ambientali dei prodotti attualmente disponibile.
In particolare, con la metodologia LCA si quantificano, tenendo conto dell’intero ciclo di vita di un prodotto, processo, bene o servizio:
- le pressioni ambientali (esternalità negative)
- i benefici ambientali (esternalità positive)
- i compromessi e gli hotspot, ovvero quei processi all’interno della filiera per quali esiste un certo margine di miglioramento degli impatti.
La metodologia LCA risulta quindi essere uno strumento fondamentale per poter quantificare in maniera scientifica e standardizzata i potenziali impatti ambientali e gli hotspot di filiera, ovvero quelle fasi che presentano ampio margine di miglioramento delle prestazioni ambientali. Attraverso l’analisi del ciclo di vita è quindi possibile identificare le possibili strategie/azioni per migliorare le performance delle filiere della molluschicoltura, al fine di rendere il settore ancora più efficiente e virtuoso. I principali hotspot identificati per la filiera della Cozza di Scardovari sono ad esempio l’utilizzo di carburante per le operazioni di gestione dell’impianto in riferimento all’indicatore Riscaldamento Globale (i.e., carbon footprint), utilizzo di legno per la costruzione delle strutture a pali fissi e plastiche per quanto riguarda la categoria di impatto eutrofizzazione di acque dolci e marine, e utilizzo di legno e plastiche per quanto riguarda l’indicatore ecotossicità. Per quanto riguarda la fase di depurazione, il maggior contributo a tutte le categorie di impatto selezionate è il consumo di energia elettrica da rete nazionale.
Grazie alla Sacca di Scardovari si riduce l’impronta di carbonio
Inoltre, come servizio ecosistemico offerto dall’allevamento del mitilo nella Sacca di Scardovari, è stato calcolato il potenziale sequestro di carbonio derivante dalla deposizione di carbonato di calcio nella conchiglia dei molluschi. Grazie a questo contributo, l’impronta di carbonio (Riscaldamento Globale) dell’allevamento si riduce di circa il 15%, collocando questa attività tra quelle meno impattanti nel panorama delle filiere di produzione animale.
In conclusione, la valutazione delle performance ambientali attraverso l’applicazione di un approccio di LCA, combinata con il calcolo dei flussi biogenici di carbonio che si verificano durante il processo di biocalcificazione, è di estrema importanza sia per cercare di migliorare ulteriormente una filiera produttiva che fornisce molteplici servizi ecosistemici, sia per valorizzare ancora di più e anche dal punto di vista degli impatti ambientali quei prodotti che si contraddistinguono sul mercato per le proprie qualità organolettiche, come la Cozza di Scardovari Dop.
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Alberto Lupini
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