Il riscatto del topinambur Sempre più protagonista in cucina
Il nome scientifico è Helianthus Tuberosus, ma è noto come rapa tedesca, carciofo di Gerusalemme o girasole del Canada. Nel mese di ottobre la città Carignano (To) gli dedica una sagra, l’unica per questo vegetale
10 novembre 2018 | 12:25

di Piera Genta

Due le varietà: bianco precoce, che troviamo in commercio da fine agosto, e bordeaux, disponibile da ottobre fino a inizio primavera. Generalmente si presenta come una piccola patata bitorzoluta dalla forma irregolare e può essere raccolto proprio come una patata. In Europa il topinambur è coltivato soprattutto in Francia e Belgio; in Italia cresce un po’ in tutte le regioni ad eccezione della Sardegna. È un tubero ricco di benefici, poco calorico (73 calorie per 100 g), buona fonte di sali minerali, in particolare potassio, ferro, fosforo, magnesio e rame.
Da “verdura dimenticata”, come ricorda Èvelyne Bloch-Dano nel libro “La favolosa storia delle verdure”, negli ultimi anni è stato riscoperto e apprezzato anche da parte dei grandi chef non soltanto per il suo particolare sapore gradevole e le sue proprietà organolettiche, ma anche per la sua grande versatilità che lo rende un ingrediente base per la preparazione di tantissime ricette. Può essere consumato crudo in insalata, tagliato a fette sottili, condito con limone, sale e pepe o cotto per preparare una squisita purea, perfetto nelle zuppe. Apprezzata anche la sua farina, che si utilizza miscelandola a quella di grano.
Al momento dell’acquisto occorre scegliere un prodotto senza ammaccature, ben sodo, con la buccia preferibilmente liscia, preferendo le sfumature marroni e rosate. Pulire il topinambur è semplice: una spazzolata e un lavaggio con acqua corrente sono sufficienti.
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Alberto Lupini