Pastasciutta, la tradizione cambia In futuro sarà glocal e sostenibile

Il 25 ottobre è la giornata mondiale della pasta, un'occasione per fare il bilancio del "settore" con l'aiuto dei Pastai italiani tra gusti tradizionali e future tendenze . Tra un decennio ragù e carbonara lasceranno posto a verdure e ricette fusion che strizzino l'occhio a gusti internazionali e ad esigenze green

22 ottobre 2019 | 07:30
di Piera Genta
Il World Pasta Day 2019 si celebra il 25 ottobre, una data che coincide con lo stesso giorno del 1995 quando a Roma si tenne il primo World Pasta Congress tra 40 produttori di tutto il mondo. Per la 21ª edizione i pastai italiani lanciano l’iniziativa “Al Dente - The Italian way of pasta” ovvero una settimana, con inizio il 18 e termine il 25 ottobre, durante la quale i pasta lovers (confortati dai recenti studi che consigliano il consumo di pasta a cena per conciliare il sonno) potranno sperimentare in 130 ristoranti in Italia e nel mondo gusti e consistenze della pasta del futuro. L’Unione Italiana Food e Ipo (International Pasta association) dopo un momento di confronto con un panel interdisciplinare di esperti ha identificato sei tendenze che caratterizzano il consumo di pasta nei prossimi decenni. Con l’hastag #pasta gli appassionati di tutto il mondo sono stati invitati a postare foto e video per arricchire un pasta party virtuale che il 25 ottobre abbraccerà i cinque continenti.


A dettare le nuove tendenze saranno le giovani generazioni

L’Italia rimane il punto di riferimento della pasta mondiale davanti a Usa, Turchia, Brasile e Russia ed il 58% della nostra produzione finisce all’estero con Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti e Giappone, mentre i mercati strategici da dove arrivano le performance più importanti del 2019 sono Arabia Saudita, (+90%), Emirati Arabi Uniti (+25%), Cina (+22%) e Australia (+16%). Siamo il paese che ne consuma di più con 23 kg. procapite.

La pasta rimane un punto fermo, la mangiano nove italiani su dieci e viene considerata “il piatto tipico italiano”. Ma come saranno le tendenze del futuro? Eccole.

Classica, la pasta al pomodoro, portabandiera della Dieta mediterranea nel mondo. I Millennials italiani l’hanno già definita la pasta del futuro. Gli spaghetti al pomodoro sono il cibo della convivialità: molto più di un semplice piatto, sono uno stile di vita che l’Italia continuerà a esportare in tutto il mondo, insieme all’unicità e alla qualità della pasta di grano duro.

Etica, pasta, verdure e sostenibilità. Alimento sostenibile per eccellenza, la pasta incontrerà sempre più i prodotti dell’orto, all’insegna di un nuovo gusto “verde”. Molte ricette tradizionali - dal ragù alla Carbonara (la più ordinata a domicilio) - nell’arco di poche decine di anni lasceranno il posto a nuovi classici a base di vegetali. Saranno ricette bio e anti-spreco, per un approccio più responsabile e sostenibile.

Globale, pasta fusion, un mondo di contaminazioni. Versatile e glocal. Se c’è un alimento in grado di adattarsi alle diverse tradizioni culturali ed enogastronomiche nel mondo è sicuramente la pasta che sempre di più dovrà accettare le sfide della globalizzazione del gusto e dell’Ego Food.

Diversa, pasta con ingredienti tutti da scoprire. In principio fu la pasta integrale. Poi sono arrivate le paste con semole di legumi (piselli, fave, ceci), al farro, al kamut. Ma il futuro è un’altra cosa e c’è chi vede già tagliatelle alla spirulina o pennette agli insetti, magari stampate in 3d.

Semplice, la pasta sempre più essenziale e salutare. Dalla riduzione delle porzioni alla lista corta degli ingredienti, il futuro sarà all’insegna della semplicità. Un nuovo equilibrio fra gusto, salute e competenze in cucina rivoluzionerà i nostri modelli alimentari. E il salutare vincerà sul gourmet: sughi semplici ed elementari, pasti per diverse occasioni di consumo, espressi e salutari.

Consapevole la sfida della corretta informazione per ribadire che la pasta è buona, sicura e sostenibile. Il futuro della pasta passa anche attraverso la corretta informazione. Da una parte c’è il legittimo desiderio, da parte dei consumatori, di cercare e ricevere informazioni da chi produce gli alimenti e di scegliere sulla base di una migliore conoscenza del prodotto; dall’altra però esiste un flusso continuo e incontrollato di fake news che confondono il consumatore.

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Alberto Lupini


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