Il mondo del tartufo. Reminiscenze regionali: le Marche

Augusto Tocci racconta la sua storia che l'ha portato a diventare uno dei massimi esperti di un prodotto quale è il tartufo; tutti i passi che lo hanno condotto a collaborare con l'Accademia del Tartufo nel mondo

05 maggio 2021 | 09:45
di Augusto Tocci
E’ la regione dove ho mosso i primi passi “tartuficoli” e questo in seguito ad una mia intuizione allorchè, ispettore del Corpo Forestale dello Stato in servizio ad Urbino pensai di proseguire l’opera intrapresa dal mio vecchio predecessore Lorenzo Mannozzi Torini. Ideai, realizzai e diressi per oltre un ventennio il Centro di Ricerca sul Tartuufo del Ministero Agricoltura e Foreste che sorse a Sant’Angelo in Vado in provincia di Pesaro.
E’ dunque in questa regione che imparai a conoscere bene questo prezioso prodotto della terra ed imparai poi ad insegnare al “mondo” il modo di poter incrementare la sua produzione con la Tartuficultura.



Le Marche erano già una regione a decisa vocazione tartuficola e che al tartufo guardava da sempre con molto interesse apprezzando anche lo stimolo che era in grado di dare ad una economia già aperta ad orizzonti oltre i confini regionali.
Il Centro di Ricerca è stato il polo di diffusione di conoscenze approfondite del tartufo e qui ho imparato a conoscerlo a seguito di continui contatti con il mondo scientifico e con quello produttivo in costante contatto con i tartufai di tutto il territorio nazionale.
Nelle Marche ho seguito la guerra continua fra Sant’Angelo in Vado ed Acqualagna facendo spesso il paciere fra i due sindaci belligeranti (Pasquini e Lucciarini) che si contendevano un primato molto ambizioso come è ben comprensibile.
Qui arrivò molto spesso la televisione nazionale Linea Verde che, per non far torto a nessuno, trasmise la sua diretta con la presenza del Presidente del Governo a metà strada fra i due paesi rivali.
Diventai un personaggio, tanto che fui insignito con il tartufo d’oro ed altre onorificenze. Tornai molti anni dopo nell’ascolano e nel maceratese a raccogliere i frutti del mio lavoro perché qui erano stati rimboschiti ettari ed ettari con piante tartufi gene che davano ovunque frutti eccezionali ed abbondanti.
Su questa spinta fiorirono un po’ dovunque le fiere e le mostre del tartufo in tutte le provincie e conviene ricordare quella di Sant’Agata Feltria che riuscì a varcare i confini nazionali, grazie alla nostra amicizia con il collega francese Gerard Chevalier dell’INRA, gemellandosi con Saint Alvere nel Perigord mettendo a confronto tartufo bianco marchigiano e tartufo nero perigordino.
Le Marche sono riuscite ad orientarmi nel variegato mondo gastronomico con questo prodotto e sono riuscito spesso a portare le mie ricette originali nelle televisioni nazionali non ultima La Prova del Cuoco con Antonella Clerici.
La conclusione non può essere che una: questa regione mi ha insegnato a conoscere il tartufo a trecento sessanta gradi, eccezionale prodotto in cucina, straordinario veicolo per una valida promozione turistica, stimolo per la riforestazione dei tanti terreni abbandonati dall’agricoltura.



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Alberto Lupini


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