L'Orto di Mimì nel Bresciano, scrigno green dello chef di Nobu Milano
Antonio D’Angelo e “L’Orto di Mimì”: la passione ereditata dal padre per la natura va oltre la cucina. Un’agricoltura sostenibile con la fusione delle culture italiana e giapponese. Nasce la linea di conserve By Koji di prodotti, provenienti da agricoltura sostenibile
Dietro una buona cucina, c’è anche l’amore per la natura. Antonio D’Angelo, chef di Nobu Milano, è un agricoltore: in provincia di Brescia, a Castel Mella, si trova il suo orto, “L’Orto di Mimì”. Qui si fondono la cultura giapponese con quella italiana: si coltivano dalla zucchina al “negi”, specie di cipollotto, alla “mizuna”, insalata conosciuta come “senape giapponese”, ricca di vitamina K. Così le due culture si uniscono, si fondono senza contrasti e Antonio crea i suoi piatti.
Certo la sua vita è intensa, facendo la spola tra la campagna e le sue cucine, ma tutto con grande passione, anche grazie al prezioso supporto dell’amico tecnologo alimentare Andrea Tessadrelli. L’Orto di Mimì è visitabile, aperto al pubblico per visite o acquisti: il 70 per cento della produzione di verdure particolari viene utilizzato nelle cucine di Nobu Milano, il resto è dedicato alla linea di conserve By Koji con prodotti di agricoltura sostenibile. In questa oasi naturale troviamo l’asino, l’alpaca…: si tratta di animali regalati o salvati.
La coltivazione non prevede l’utilizzo di prodotti chimici, qui si coltiva wasabi a impatto zero, grazie all’utilizzo dell’acqua riciclata dalla serra idroponica, mentre nei campi vengono coltivati ortaggi stagionali, rispettando il ciclo vitale e l’ecosistema locale.
Il laboratorio alimentare Koji
Nel laboratorio alimentare Koji viene lavorata parte della produzione agricola: finisce nei vasi il succo di mela, il pepe di Sichuan, dal gusto fresco ed agrumato, il pomodoro, particolarmente dolce e saporito, la giardiniera prodotta con la verdura stagionale, la crema di cavolfiore, la ricotta infornata, il pane di campagna con farina di grano tenero tipo 1 macinato a pietra e lievitazione lenta di 48 ore.….delle vere prelibatezze che possiamo portare in tavola quando arrivano ospiti improvvisi oppure quando il nostro frigorifero è tristemente vuoto. Come mai chiamarlo Mimì? È il diminutivo di Domenico, il padre di Antonio, dal quale ha ereditato la passione per la ricerca di ingredienti genuini, passione, rispetto, sostenibilità, cura e qualità.
Dalla madre invece, abile cuoca, ha ereditato l’amore per la cucina e per il cibo, che gli ha permesso di intraprendere un percorso che dall’Italia - e dalla cucina tradizionale, lo ha portato lontano. Una carriera tutta in ascesa, iniziato alla fine degli anni ‘80, dapprima come chef de partie in diversi hotel e ristoranti del Nord Italia. Nel 2005, dopo un anno come sous chef di Nobu Milano, viene scelto da Giorgio Armani come suo personal chef.
Dal 2009 è alla guida della brigata di Nobu Milano, il ristorante giapponese fusion di riferimento mondiale che porta il nome del suo creatore: un grande stimolo per la creatività culinaria, in equilibrio tra Oriente e Occidente. Nel 2019, infine, diventa executive corporate chef di tutto il mondo food&beverage di Giorgio Armani. Antonio D’Angelo ha inoltre un suo ristorante a Formentera, Molo 47 Restaurant, insignito del prestigioso riconoscimento SOL dalla Guía Repsol, la guida spagnola che premia i migliori ristoranti che si distinguono per la qualità.
L’Orto di Mimì
Castel Mella, Via Macina 70 (Bs)
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Alberto Lupini