L’Internet delle cose sforna il carasau 4.0
L’Università di Cagliari ha dato vita ad un progetto che si serve delle ultime tecnologie per dar vita ad una delle ricette tipiche della Sardegna
13 febbraio 2020 | 18:35
di Francesca Brunati
Il Pane Carasau
Finanziato con quasi 5 milioni di euro dal Mise, il ministero per lo Sviluppo economico, lo studio impegnerà per quasi 36 mesi una decina di ricercatori di quattro dipartimenti dell'ateneo e per l'esattezza quelli di Ingegneria Elettrica ed Elettronica - che con Alessandro Fanti coordina i lavori -, di Ingegneria Meccanica, Chimica e dei Materiali, di Scienze della Vita e dell’Ambiente e di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura. A loro il compito di riprogettare, applicando le nuove tecnologie informatiche ed elettroniche dell'industria 4.0, la filiera produttiva, a partire dall'analisi chimica degli ingredienti fino allo stoccaggio nei magazzini passando attraverso la fase della cottura del pane.
Alla base del progetto c'è il tentativo di integrare le innovazioni importate dal mondo scientifico con le conoscenze e competenze della realtà produttiva regionale e nello stesso tempo mantenere intatta l’artigianalità del prodotto.
Lo studio, che verrà condotto in collaborazione con due aziende sarde, lo Studio - A Automazione che ha sede a Serramanna (Sud Sardegna), in partnership con Mfm di Fonni (Nuoro), si propone anche di utilizzare precisi modelli matematici e metodologie di calcolo con lo scopo di consentire di ridurre il consumo di energia per ogni unità di prodotto e dei relativi costi.
In più grazie alle nuove tecniche di gestione e tecnologie dell’informazione e comunicazione e Internet of Things, con particolare riguardo ai sistemi di tracciamento ottici e a radio frequenza, si conta di ottenere una descrizione più dettagliata della filiera produttiva dalle materie prime, ai semilavorati. E questo al fine di garantire una maggiore qualità del prodotto finale che è diventato uno dei simboli della cucina “povera” della Sardegna.
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Alberto Lupini