Il coriandolo: storia, proprietà e la crescita del consumo in Italia

Il coriandolo, conosciuto anche come "prezzemolo cinese" o "cilantro", è una delle spezie più antiche al mondo. L'Italia è leader mondiale nella produzione di semi di coriandolo destinati prevalentemente all'export in Asia

17 settembre 2024 | 20:00
di Piera Genta

Le sue foglie simili a quelle del prezzemolo, il sapore è più pungente e per qualcuno saponoso. Conosciuto come “prezzemolo cinese” o con il nome spagnolo “cilantro”, è una pianta erbacea annnuale della famiglia delle Apiacee, la stessa di cumino, finocchio e prezzemolo. È originario dell’Europa meridionale e del Medio Oriente e si colloca tra le spezie più antiche conosciute al mondo.

Il suo utilizzo come pianta aromatica e medicinale era così apprezzato da essere elencato nel vasto Papiro di Ebers (documento medico dell’antico Egitto datato al 1550 a.C.) e da rappresentare l'offerta votiva raffigurata anche nelle tombe egiziane. Pare che la tomba di Tutankhamon fosse piena di semi di coriandolo quando fu scoperta. In Grecia sembra che il coriandolo fosse coltivato almeno dal II millennio a.C., e che la pianta fosse usata nei profumi e in cucina oltre che citata come medicina tradizionale da Ippocrate.

Coriandolo: dall'Impero Romano alla leadership italiana

L’erba era ampiamente utilizzata anche nell’Impero romano, nella raccolta di ricette di Marco Gavio Apicio se ne trovano una settantina. Un importante studioso delle proprietà mediche delle piante come Dioscoride Pedano, nel primo secolo, ne avrebbe esaltato le virtù anticipando le conoscenze poi confermate dagli studi moderni, in particolare per quanto riguarda le proprietà digestive e antinfiammatorie, sia per uso interno sia in unguenti e impacchi.

Semi di coriandolo risalenti al I secolo sono stati ritrovati nelle botteghe del sito archeologico di Pompei e nelle zone più remote dell’Impero romano, a testimoniare che era mangiato ovunque e in tutte le classi sociali. Fino a pochi anni fa nelle cucine italiane il coriandolo era un prodotto quasi inesistente, oggi i consumi interni sono in aumento, complice anche la ricerca di gusti nuovi. L’Italia però è leader a livello globale nella produzione di seme di coriandolo, con l’Emilia Romagna seguita dalla Puglia.

Dal gin agli insaccati: il Coriandolo, tesoro aromatico italiano

La produzione made in Italy del coriandolo è destinata infatti ad essere esportata in Asia, dove il raccolto italiano è apprezzato per la sua elevata qualità. Nonostante il boom nelle nostre campagne, le foglie di coriandolo fresco sono ancora poco reperibili sul mercato - difficilmente le troveremo al banco di ortofrutta tra prezzemolo e sedano. Molto più diffusi i semi macinati da cui si ottine una polvere, ormai disponibile  in tutti i supermercati, negli scaffali dedicati alle spezie.

I semi sono simili ai granelli di pepe, ma dal colore giallino, sapore intenso, con note agrumate, ma molto meno piccante di quello delle foglie, e vengono utilizzati per preparare diverse specialità gastronomiche italiane. Entrano nella preparazione degli insaccati, come la mortadella e alcuni tipi di salsiccia, diffusa nell’area sud della Basilicata o per aromatizzare alcuni alcolici, il gin per esempio, ma il loro aroma è facilmente riconoscibile anche nelle blanche, le birre bianche di origine belga dal gusto particolarmente rinfrescante. È ottimo per insaporire zuppe e minestre, legumi, carne, pesce e verdure, in particolar modo cavoli e crauti, ma si sposa benissimo anche con i formaggi ed è ottimo nelle insalate o per condire al meglio le verdure sott’olio o i sottaceti. 

Ma profuma anche birre, biscotti e dolci come il panforte di Siena. Una curiosità legata al nome di questa spezia:  oggi chiamiamo coriandoli i pezzetti di carta colorata che per tradizione vengono lanciati a carnevale. Nel Rinascimento per festeggiare il carnevale venivano lanciati confetti che spesso consistevano in semi di coriandolo glassati con lo zucchero. Col passare dei secoli questi dolcetti si sono trasformati fino a diventare i dischetti di carta che conosciamo oggi, ma ne hanno comunque mantenuto il nome.

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