Il caffè è un rito, ma deve avere il giusto prezzo
Non dobbiamo pensare solo alla materia prima, ma ad arredi, locale, persone, energia. Il caffè al bar è un'esperienza e non possiamo pensare che costi meno che andare in bagno in stazione
Si fa un gran discutere dell'aumento del costo dell'espresso. Il caffè, però, non può essere pensato soltanto come una materia prima. Sarebbe come dare valore a una macchina valutando soltanto il metallo che la compone. Il caffè è un'occasione per incontrarsi e dietro a una tazzina ci sono un locale, degli arredi, delle persone, l'energie. E come per tutto il resto, il prezzo è l'insieme di tutte queste fonti di costo. Tutti gli aumenti con cui dobbiamo fare i conti passano dalla tazzina. In questi ultimi cinque anni, però, gli aumenti sono rimasti al di sotto dell'inflazione e noi vendiamo il caffè sottocosto. Il prezzo giusto, nella realtà, è quello che troviamo in Europa, dove per meno di 3,50 non ti fanno nemmeno vedere il caffè.
Certo, in Italia l'espresso è un rito, ma se tutto aumenta non possiamo fare finta di niente. O si adeguano i prezzi o si fallisce. Nelle stazioni italiane si paga per andare in bagno quanto costa un caffè al bar. Il rischio è che le attività chiudano e se dovessimo perdere i bar sotto casa non li troveremmo più. Al loro posto sorgeranno altre attività, ma dovremo fare a meno di uno spazio che rappresenta la casa fuori casa degli italiani, un luogo identitario, di incontro e scambio.
Il caffè, in fondo, lo si potrebbe bere anche a casa, senza però avere tutto quello che i bar rappresentano. Chi sceglie di andare al bar lo fa con consapevolezza e sceglie la qualità, non i centesimi in più o in meno. Sceglio un luogo in cui si sta bene. E dove il prezzo è quello giusto, adeguato alla qualità dell'offerta.
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Alberto Lupini