L’arte del caffè in carcere Un corso per undici detenuti

Pensando all'indimenticata Don Raffaè di Fabrizio De Andrè, l’iniziativa dell’azienda La San Marco assume quasi una sfumatura romantica. Undici detenuti a Mantova hanno partecipato a un corso per imparare a fare il caffè

20 dicembre 2018 | 11:28
L’arte di saper utilizzare una macchina da caffè come possibilità di riscatto, dunque: è questa la visione alla base del progetto di sostegno promosso dall’Associazione volontari “Centro Solidarietà Carcere” di Mantova al quale ha preso parte La San Marco Spa, storica azienda di Gradisca d’Isonzo (Go) produttrice di macchine da caffè, macinadosatori e altre attrezzature professionali per bar a ristoranti.



Avviato ad, con una prima edizione che ha riscosso grande successo sia da parte degli organizzatori che dei partecipanti, il progetto ha coinvolto i detenuti della casa circondariale di Mantova in un corso accelerato di caffetteria suddiviso in tre diverse giornate, per una durata totale di 18 ore.

Alla guida del corso, la trainer Renata Zanon, vincitrice della tappa Espresso Italiano Champion 2018 di Conegliano (Tv), che ha accompagnato i partecipanti alla scoperta delle regole d’oro per l’estrazione di un buon caffè espresso e delle tecniche fondamentali per la creazione di gustosi cappuccini e Latte Art. Al termine delle lezioni, ogni aspirante Ciccirinella è stato sottoposto a un piccolo esame finale e ha ottenuto un attestato di frequenza che potrà essere esibito ai fini del reinserimento nel mondo del lavoro.



Il progetto, patrocinato da Giuliano Bianchi della Lubiam srl di Mantova, ha visto la fornitura di un modello automatico 100 Touch La San Marco con il quale alunni e insegnante hanno potuto cimentarsi in prove pratiche e dimostrazioni. Tra gli sponsor dell’iniziativa, anche la friulana Latte Vivo e la veneta Dersut Caffè, che hanno messo a disposizione dei corsisti latte fresco e profumate miscele di caffè.



«Poter far pratica utilizzando una macchina La San Marco ha significato molto per i ragazzi - racconta Renata Zanon - Il modello utilizzato, infatti, non solo li ha proiettati in una dimensione professionale reale, simile a quella che mi auguro possano trovare una volta usciti dal carcere, ma ha anche permesso loro di comprendere l’importanza di lavorare con una macchina affidabile e sicura, in grado di garantire la massima qualità del prodotto in tazzina».

Per informazioni: www.lasanmarco.com

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Alberto Lupini


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