Guia (Tv) - con l’accento sulla i - è un paese delle Rive, i rilievi veneti più scoscesi che spesso ospitano vigneti di Glera. Ci troviamo nel Conegliano Valdobbiadene, le colline del Prosecco patrimonio dell’Unesco. La località ammicca alle Prealpi Trevigiane e l’abbiamo visitata per conoscere in profondità il lavoro appassionato di Gabriella Benedetta Vettoretti, fondatrice di Gabe Tenute & Selezioni di Crevada (Tv). Le escursioni termiche tra il giorno e la notte, e un po’ di pioggia che non manca mai nelle Rive, favoriscono una viticoltura “eroica” in mezzo ai boschi e ai piedi della montagna.

Le vigne eroiche di Gabe Tenute
Gabe Tenute & Selezioni: il Prosecco dalle vigne eroiche
Gabe - acronimo di Gabriella Benedetta, lei preferisce questo secondo nome - si definisce «una produttrice di Prosecco, perché nasco nella collina del Cartizze da una famiglia di agricoltori». Zero snobismo e tanta determinazione: oltre ai Docg Cartizze e Conegliano Valdobbiadene, Benedetta fa Prosecco Doc e distribuisce vini di Cantine italiane e straniere da lei apprezzate e selezionate.

Alabastro, Valdobbiadene Docg Superiore di Cartizze Brut e Clorofilla, Conegliano Valdobbiadene Docg Extra Brut (Rive di Guia)
Gabe si è sganciata meno di due anni fadall'azienda di famiglia e con l'enologo Massimo Dassiè ha rilevato una casa vinicola, diventata definitivamente Gabe Tenute da meno di un anno. In totale dodici ettari coltivati prevalentemente a Glera tra Conegliano e Valdobbiadene, di cui cinque intorno alla tenuta. Si producono nove etichette, cinque Docg dalle aree di Rive e Cartizze, due Treviso Doc Prosecco e due uvaggi, per un totale di 300.000 bottiglie.
Casa Oltraval: l’enoturismo di Guia
A Guia, dove vive, Benedetta può ospitare enoturisti nelle camere piacevolmente arredate in stile Morris del Bed&Breakfast Casa Oltraval, impreziosito da una terrazza che a colazione offre la vista sulle colline ricoperte di vigneti. In paese abita anche Marina - grande amica e parte integrante di un'avventura ispirata ad un modo tradizionale di fare vino - che a Guia coltiva con grande passione e fatica quattro ettari di vigne storiche distribuite su 14 diverse micro-parcelle.

Una delle stanze di Casa Oltraval
A proposito di viti d’altri tempi, Gabe ha una parcella di tremila mq con piante anche ottuagenarie - cloni da selezione massale - di Perera, Verdiso, Boschera e Bianchetta, vitigni autoctoni ammessi in modesta percentuale dal disciplinare di produzione della Docg. Pare che fino a poco più di un secolo fa l’uva Glera in Veneto fosse non più del 20% della produzione, per poi proliferare grazie alla capacità di resistere alle malattie e di adattarsi a suoli diversi.
Il valore del Docg e la cultura del Prosecco
«Il Conegliano Valdobbiadene è una piccola realtà di produzione nel grande mondo del Prosecco - dice Gabe -. Ho avuto l’opportunità di fare la consigliera nel Consorzio di Tutela della Docg durante il covid, vivendo alcune battaglie in prima persona. Sappiamo di essere fortunati rispetto a tanti colleghi del resto d’Italia, perché il mondo ci invidia il marchio Prosecco, ma sul territorio collinare di Valdobbiadene ci sono tante difficoltà di coltivazione e l’impegno dei viticoltori non è sempre valorizzato: servirebbe più coesione tra soci e Consorzi.

Fior di Sale, Conegliano Valdobbiadene Docg Brut (Rive di San Michele di Feletto)
Abbiamo numeri pazzeschi per le bollicine che si chiamano Prosecco - aggiunge la viticoltrice - frutto del lavoro di piccoli produttori veneti e friulani ma anche dell’industria pura. Non è sempre facile spiegare al consumatore finale le profonde differenze tra il vino prodotto in pianura e quello che nasce da una viticoltura eroica. Due mondi diversi e condizioni di lavoro imparagonabili».
Degustazioni e vini di Gabe Tenute
Il discorso è chiaro. Se il Cartizze è un cru “superiore” da molti anni capace di brillare di luce propria, per il Valdobbiadene Conegliano è ancora tempo di scelte: restare legati al marchio Prosecco che fa da traino o cominciare a viaggiare con le proprie gambe. In generale, uscendo dal contesto trevigiano, quella di salvaguardare la qualità e le peculiarità del territorio senza perdere il mercato, che detta i prezzi, è una questione sempre più attuale per chi fa vino.
In cantina e sotto i portici: l’esperienza del Colfondo
Direttamente dalle vasche si è assaggiata la base del vino che diventerà Colfondo con le uve di Marina, una sorta di metodo classico dai tratti ancestrali con rifermentazione in bottiglia ma senza sboccatura: i lieviti esausti si depositano sul fondo della bottiglia e ne determinano il nome.
Abbiamo anche provato a cogliere le differenze aromatiche tra le produzioni delle diverse Rive di Conegliano. Quelle di Collalbrigo Costa hanno un terreno calcareo e roccioso, molto diverso dall’argilla di San Michele di Feletto: qui il tannino morde, il potenziale si sente. «La qualità si fa in vigna, in cantina si preserva e si esalta. Un vigneto dev’essere in equilibrio - dice Dessiè - per questo ci ispiriamo agli insegnamenti del passato: la lavorazione sottofila, l’inerbimento e un grande rispetto per la biodiversità». Passeggiando tra i filari di Guia abbiamo toccato con mano la condizione un po’ “selvatica” di alcuni vigneti. Non è la prima volta che ci capita, girovagando nelle terre da vino del Bel Paese: la cosa ci piace parecchio ed è messa in evidenza dai viticoltori.
Gastronomia e abbinamenti al Ristorante Seda
La degustazione dei vini Martinotti-Charmat è cominciata sotto il portico della tenuta in abbinamento con alcuni piatti locali, in particolare la “merenda del massariot” - il contadino veneto piccolo proprietario terriero di qualche decennio fa -, un piatto semplice e gustoso a base di salame, ricotta fresca e burro amalgamati e serviti su un letto di insalatina. Dall’extra brut al dry abbiamo apprezzato i cinque Docg di Glera in purezza - il Cartizze e le quattro Rive di Conegliano Valdobbiadene - e lo spumante rosé brut, un blend di Manzoni-Moscato e Raboso.

La terrazza del Seda Ristorante
Il calar della sera è stata occasione propizia per far saltare i tappi delle bottiglie di Gabe nel Ristorante Seda di Alessandro Favrin, nel contesto della struttura di accoglienza turistica Locanda La Candola di Farra di Soligo (Tv). Grazie a una posizione collinare invidiabile, dall’ampia terrazza lo spettacolo notturno dell’affaccio a perdita d’occhio su Soligo e dintorni è unico.

La merenda del massariot
Seda in veneto significa seta, nome scelto dallo chef bassanese in onore del baco che in passato era allevato in abbondanza tra i gelsi, laddove ora spopolano le viti del Prosecco. Il menù scelto da Alessandro ha saputo dare slancio alle solide basi della cucina tradizionale con suadenti evoluzioni, offrendo il braccio alle bollicine di Benedetta dal sorso a volte netto e a volte ampio, come il Fior di Sale che ci ha fatto compagnia anche il giorno successivo al ristorante Dalla Marianna di Valdobbiadene. Lì vicino, a Cornuda (Tv), è possibile visitare la Tipoteca Italiana, un museo che conserva macchinari tipografici e materiale di pregio e offre l’opportunità di frequentare interessanti laboratori.
I vini di Gabe Tenute
- Alabastro, Valdobbiadene Docg Superiore di Cartizze Brut
- Estate Indiana, Conegliano Valdobbiadene Docg Dry (Rive di Collalbrigo Costa)
- Clorofilla, Conegliano Valdobbiadene Docg Extra Brut (Rive di Guia)
- Fior di Sale, Conegliano Valdobbiadene Docg Brut (Rive di San Michele di Feletto)
- Terra Merita, Conegliano Valdobbiadene Docg Extra Dry (Rive di Guia)
- Chicchirichì, Prosecco Doc Treviso Extra Dry
- Blu Anatra, Prosecco Doc Treviso Brut
- Tony Divino, Spumante Cuvée Extra Dry
- Rosa Pastello, Spumante Rosato Brut
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