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Oltrepò e la battaglia del vino: fra investitori, responsabilità e fantasie di sfiducie

Verso l’assemblea del 10 luglio, i soci di Terre d'Oltrepò restano divisi su investitori e accuse ai vertici. Una minoranza minaccia azioni di responsabilità contro gli amministratori senza motivarle. Polemiche anonime a cui la cantina risponde accusando la minoranza di boicottaggio

Alberto Lupini
di Alberto Lupini
direttore
28 giugno 2025 | 15:12
Oltrepò e la battaglia del vino: fra investitori, responsabilità e fantasie di sfiducie

Come avevamo anticipato, il percorso verso l’assemblea del 10 luglio dei soci della cooperativa Terre d’Oltrepò si fa sempre più accidentato. E, visto il periodo, si può parlare a tutti gli effetti di un clima rovente. Ai 500 soci toccherà decidere fra la proposta del consiglio di amministrazione di dare l’ok all’ingresso di un importante investitore nella Spa - costituita lo scorso anno proprio per attirare capitali e avviare investimenti significativi a supporto della cantina e di tutta la filiera enologica del territorio - e l’alternativa sostenuta da una sessantina di soci (più altri ex soci, per lo più sanzionati o espulsi per non aver consegnato alla cantina le uve della passata vendemmia o che hanno fatto domanda di recesso), che vogliono sfiduciare gli amministratori e avviare un’azione di responsabilità nei loro confronti.

Il consenso finora schiacciante per il CdA

Visti i rapporti di forza interni e le precedenti votazioni - che a larga maggioranza hanno nominato gli amministratori, approvato il loro piano industriale e la costituzione della Spa - è prevedibile che l’assemblea darà ancora una volta il via libera al progetto del Ceo Umberto Callegari. Ma questo clima di contrapposizione non favorisce una gestione guardata con attenzione dal mondo della cooperazione nazionale, che ha bisogno di nuovi modelli vincenti per guardare con fiducia al futuro delle cantine sociali italiane, spesso piccole e con poche risorse. Anche le cantine private del Pavese seguono da vicino una vicenda da cui potrebbe dipendere una fase di crescita territoriale, grazie a quei servizi di comparto che potrebbe attivare la Spa controllata da Terre d’Oltrepò, sul modello di quanto si fa nello Champagne.

Oltrepò e la battaglia del vino: fra investitori, responsabilità e fantasie di sfiducie

Umberto Callegari, ceo di Terre d'Oltrepò

Liquidazione: lo spettro più nero

E tutto ciò senza considerare che, se i soci dovessero cambiare idea e bocciare l’ingresso di nuovi investitori nella Spa, si potrebbe anche arrivare a una liquidazione della cooperativa.

La vendemmia 2023 e la crisi della liquidità

Come ricordato nei giorni scorsi, c’è il mancato pagamento di parte delle uve dell’anno scorso, a causa della peggior vendemmia degli ultimi anni dovuta alla peronospora, con un calo del 60%. Rispetto a una raccolta media di circa 300.000 quintali, nel 2024 la cantina ne ha ritirati solo 159.000. Circa 50-60.000 quintali sarebbero stati però venduti da alcuni soci - molti dei quali fra i contestatori - ad altre cantine concorrenti. In Oltrepò gira voce che fra gli acquirenti ci fosse anche Cantine Ermes, in difficoltà per la scarsità di uve in un momento in cui aveva bisogno di espandere la propria presenza, dopo aver acquisito la Cantina di Canneto Pavese.

Oltrepò e la battaglia del vino: fra investitori, responsabilità e fantasie di sfiducie

L'ultima è stata la peggior vendemmia degli ultimi anni a causa della peronospora

Di fronte a questa situazione, spiegano ai vertici di Terre d’Oltrepò, la cooperativa è stata costretta a ritardare i pagamenti a causa di una crisi di liquidità (meno fatturato dalla vendemmia). L’ingresso di un nuovo socio privato nella Spa garantirebbe oggi di saldare i debiti e rilanciare con decisione, soprattutto alla luce degli importanti ordini raccolti e del ritrovato successo del marchio storico delle bollicine, La Versa.

Sanzioni, espulsioni e animosità interne

La mancata consegna delle uve ha costretto gli amministratori ad applicare sanzioni, arrivando all’espulsione di alcuni soci, e questo può spiegare l’animosità dei contestatori. Questi ultimi vogliono non solo sfiduciare gli amministratori, ma anche avviare un’azione di responsabilità sostenendo danni per 50 milioni di euro. Una cifra che sorprende, soprattutto da parte di chi sembra aver violato lo statuto stesso.

Accuse “fantasiose” e anonime

Stupisce tanta animosità da parte di chi forse ha mancato al proprio dovere di socio. Le accuse di danni così ingenti - oggettivamente fantasiose stante un fatturato di 23-25 milioni di euro - appaiono strumentali. I contestatori, in forma anonima, lanciano accuse lasciando intendere che “bastino delle firme” per condannare gli amministratori, dimenticando però che serviranno votazioni assembleari, argomentazioni giuridiche precise e attenzione alle implicazioni penali.

Oltrepò e la battaglia del vino: fra investitori, responsabilità e fantasie di sfiducie

Il progetto prevede il rilancio del marchio storico di bollicine La Versa

La replica del CdA: trasparenza e responsabilità

Proprio questo è il tipo di risposta affidata a un lungo comunicato del CdA, che alleghiamo insieme al documento anonimo per la raccolta delle firme. Il CdA respinge tutti gli addebiti e accusa i soci contestatori di aver arrecato danno alla cantina: “Per l’ennesima volta, richiamiamo tutti gli stakeholder alla responsabilità:
azioni maldestre nei contenuti e distruttive negli effetti non producono alcun risultato utile, ma arrecano un danno diretto alla cooperativa e alla comunità locale.
È fondamentale che la base sociale riconosca la natura ricorrente e dannosa dell’operato di soggetti già noti, che nel tempo hanno indebolito la reputazione e la sostenibilità economica della cooperativa.”

Forse sarebbe meglio “mettere le carte in tavola”: se il progetto di apertura della Spa ai privati non convince, o non coincide con gli interessi di alcuni conferitori, sarebbe opportuno un confronto trasparente. Polemiche, “polveroni” e accuse anonime - che possono configurarsi come ingiurie o danni d’immagine - non giovano a nessuno, soprattutto a chi le agita, visto che l’anonimato penalizza la credibilità. Anche perchè l'Oltrepò (terzo territorio vinicolo italiano per importanza) è da sempre caratterizzato da divisioni e, ci si passi il termine, litigiosità. E per assurdo questo è invece l'unico periodo in cui c'è una larga unità fra i tutte le aziende della filiera che ha portato anche ad una gestione condivisa del Consorzio dei produttori, esclusi gli imbottigliatori. Chissà che non sia anche questo uno dei motivi che animano qualche contestatore... 

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