«Non è possibile pensare a uno sviluppo e una crescita che non passi da un mantenimento dei valori distintivi e della qualità che hanno reso le Langhe, nel corso dei decenni, un'eccellenza». Così Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani durante il suo intervento al convegno “Changes” 2024 sul tema “Langhe (not) for sale”, in scena in mattinata alle OGR di Torino, in apertura di evento Grandi Langhe 2024.
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Matteo Ascheri durante il suo intervento a Langhe (not) for sale
«Se penso al domani - ha aggiunto Ascheri - immagino più che una crescita, in termini di produzione, un incremento della qualità, fatta dalle persone, dalle cantine e dai valori. Non è possibile fare paragoni con altri territori in termini di modello di sviluppo. Contano le persone, le loro tradizioni e le loro storie. È questo il patrimonio che dobbiamo passare alle future generazioni per poter garantire loro un domani di prosperità».
Gli investitori e la reazione delle cantine: questione generazionale
L'incontro è stato anche utile per sondare il “sentiment” delle cantine delle Langhe in merito alle attenzioni di investitori del settore e finanziari, sempre più alla ricerca di nuove opportunità di immissione di capitali e acquisizioni nelle terre del vino, in Italia come all'estero. Interessante il dato emerso sul diverso approccio generazionale al fenomeno. Presentati infatti i risultati dello studio condotto dal Centro di Ricerca sullo Sviluppo di Comunità e i Processi di Convivenza (Cerisvico) dell'Università Cattolica di Milano e Brescia, coordinata dalla professoressa Maura Pozzi e dal ricercatore Adriano Mauro Ellena.
Se i “Junior” - gli intervistati under 40 della survey - considerano gli investitori esterni «in un'ottica complessa e strutturata, non monolitica, ma differenziata rispetto alle varie tipologie (fondi di investimento, multinazionali, grandi gruppi, singoli investitori), portatori di progetti industriali e forti dotazioni di capitali», i “Senior”, al contrario, hanno una visione più univoca e si focalizzano sui «fini speculativi degli investimenti, mossi da pure logiche di tendenza e di finanza». Per entrambi i cluster si attivano «processi psicologici differenti a seconda che gli investitori appartengano, o meno, al settore vitivinicolo».
La posizione rispetto alla vendita dell'azienda dei “Junior” diverge da quella dei “Senior”. I primi la considerano «una questione comunitaria, che incide sul patrimonio identitario e valoriale del territorio e per questo va ponderata e valutata in un'ottica collettiva e di forte attaccamento alle radici delle Langhe». I secondi ne fanno, invece, «una questione aziendale perché in essa si identificano al punto tale da connettere la vendita dell'azienda alla vendita di parte di sé».