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la protesta

I balneari in rivolta contro l'immobilità e il silenzio del Governo

Affissi circa 10mila manifesti negli stabilimenti balneari aderenti a Sib Confcommercio e Fiba Confesercenti per chiedere una legge che applichi correttamente la Direttiva europea e tuteli tutto il comparto

03 giugno 2024 | 15:46

È ufficialmente iniziata la rivolta dei balneari contro il silenzio del Governo: infatti domenica 2 giugno, giorno della Festa della Repubblica italiana, sono stati affissi all'ingresso e all'interno di stabilimenti balneari aderenti a Sib Confcommercio e Fiba Confesercenti circa 10mila manifesti con l'obiettivo di sollecitare una legge che applichi correttamente la Direttiva europea e tuteli la balneazione attrezzata italiana. «Abbiamo avuto un solo torto: quello di credere nelle leggi dello Stato italiano che garantivano la continuità del lavoro - affermano in una nota congiunta Antonio Capacchione e Maurizio Rustignoli, rispettivamente presidenti di Sib Confcommercio e Fiba Confesercenti. Non possiamo essere penalizzati per questo».

I balneari in rivolta contro l'immobilità e il silenzio del Governo

Balneari in rivolta: 10mila manifesti per chiedere una legge che tuteli il comparto

«Questa è solo la prima di una serie di iniziative di mobilitazione che abbiamo in programma questa estate - prosegue la nota - per spingere il Governo e il Parlamento a fare il proprio dovere: emanare una legge che, applicando correttamente la Direttiva europea, salvaguardi, nel contempo, le 30mila imprese balneari italiane - la maggior parte piccole e medie a carattere familiare - che con competenza e professionalità forniscono, da oltre due secoli, servizi che il mondo ci invidia e, soprattutto, che attirano ogni anno milioni di turisti sulle nostre spiagge e generano un importante gettito economico a vantaggio non solo dei nostri litorali».

Cosa sta succedendo con le concessioni balneari?

La questione legata ai balneari, ricordiamo, è spinosa. Alla fine di aprile, infatti, il Consiglio di Stato ha stabilito che le proroghe delle concessioni per le spiagge a fine 2024, decise dal governo Meloni, non sono valide in quanto in contrasto con la Direttiva europea Bolkestein sulla concorrenza. Il Consiglio ha quindi annullato la proroga, stabilendo che le concessioni scadute a fine 2023 non sono più valide e che i Comuni devono rapidamente avviare nuove gare per assegnarle.

Qual è la situazione dei balneari?

Ma, dal punto di vista pratico, ad oggi, non è cambiato molto: nonostante la scadenza delle concessioni, di fatto, molti stabilimenti balneari resteranno aperti grazie a quella che viene definita "proroga tecnica" fino al 31 dicembre 2024, in caso di difficoltà nel completamento della gara.

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Spiagge italiane: balneari sul piede di guerra, manifesti contro il Governo

Questa proroga è stata concessa per permettere ai Comuni di completare le nuove gare di assegnazione. Ricordiamo, però, che l'Italia rischia sanzioni dall'Unione europea se non procederà con la liberalizzazione del comparto.

Caos concessioni balneari: numeri che fanno riflettere

Mentre il dibattito prosegue all'infinito, emerge un quadro preoccupante dai dati del sistema informativo del demanio marittimo. Infatti, quasi la metà delle nostre coste sabbiose è occupata da stabilimenti balneari, con punte del 70% in alcune regioni. Nonostante questa massiccia occupazione del suolo pubblico, il gettito per lo Stato proveniente dalle concessioni è irrisorio: circa 101 milioni di euro a fronte di un giro d'affari che supera i 15 miliardi. Come sottolinea la Corte dei Conti, poi, il numero delle concessioni è in costante aumento (oggi sono 12.166), con un incremento del 12,5% negli ultimi anni. Un dato che però non si traduce in un aumento del gettito per le casse dello Stato.

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