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Affitti brevi, niente cedolare secca: mazzata al turismo residenziale

16 novembre 2020 | 15:26

Con la legge di bilancio 2021, secondo le prime bozze, coloro che affitteranno più di quattro immobili con contratti di locazione breve saranno considerati come un'impresa: un passaggio che comporterebbe per tutti loro non solo l'apertura di una partita Iva e l'iscrizione al Registro delle imprese, ma anche la dichiarazione del reddito di impresa anziché fondiario, con tassazione dei ricavi fuori dalla cedolare secca.

Stefano Bettanin - AFFITTI BREVIDA FINIRE

Stefano Bettanin, presidente di Property Managers Italia

La richiesta di modifica per sostenere un settore in crisi
È questo l'allarme lanciato da Property Managers Italia, associazione nazionale di categoria del turismo residenziale che rappresenta quasi un migliaio di aziende che operano in maniera professionale in questo settore, e più di 60mila alloggi su unità immobiliari dislocate in tutta Italia.

L'associazione è in contatto con parlamentari di entrambe le Camere: l'obiettivo è quello di apportare modifiche alla bozza di manovra, che arriva al termine di un anno che ha visto il turismo - e dunque anche le locazioni brevi - come uno dei settori più colpiti dalla pandemia e dal lockdown.

«Disparità di trattamento ingiustificata»
«Un proprietario che fa gestire in maniera professionale i suoi immobili da un property manager - osserva Stefano Bettanin, presidente di Property Managers Italia - e quindi da una società specializzata nella gestione degli immobili e che già è tassata con reddito da impresa, deve poter beneficiare della cedolare secca prevista sulla rendita fondiaria indipendentemente dal numero di immobili dati in gestione, siano questi immobili gestiti tramite locazioni brevi o tradizionali: non può essere costretto ad aprire una partita Iva o costituire una società, altrimenti si crea una disparità di trattamento ingiustificata».

Cos'è e come funziona una cedolare secca?
Un privato che intende affittare per brevi periodi un immobile a uso abitativo, al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa tramite AirBnB, può fruire dell’imposta sostitutiva nella forma della cedolare secca con aliquota al 21%. Diversamente, se in sede di accertamento emerga l’esistenza di un’attività commerciale, gli introiti dovranno essere dichiarati come redditi d’impresa. A precisarlo è stata direttamente l’Agenzia delle entrate nella risposta numero 373 del 10 settembre 2019.

Ai redditi derivanti dai contratti di locazione breve stipulati a partire dal primo giugno 2017 si applicano, su scelta del locatore, le disposizioni in materia di “cedolare secca sugli affitti”, cioè il regime di tassazione previsto dall’articolo 3 del decreto legislativo n. 23/2011.

In sostanza, il proprietario dell’immobile (o sublocatore o comodatario) può scegliere di assoggettare il reddito che ricava dall’affitto a un’imposta che sostituisce l’Irpef, le relative addizionali e, se il contratto viene registrato, le imposte di registro e di bollo. L’imposta sostitutiva si applica nella misura del 21%.

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