Quando l'ex sindaco di Milano Letizia Moratti portò a casa la vittoria della città per Expo 2015, eravamo tutti convinti che Expo Milano 2015, esattamente il logo che ha riempito il mondo, fosse realmente Expo Milano, poi qualcuno ha corretto in Expo Rho. In realtà stiamo scoprendo che Expo non è a Milano, e neanche a Rho. Expo è un evento chiuso dentro se stesso. Milano e il suo hinterland sono assenti.

In tempi non sospetti, personalmente inviai suscitando grande clamore, una lettera al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, pregandolo di intervenire sulla decisione del management di Expo di tenere aperto le porte sino alle 23.00, successivamente prolungato alle 24.00, con un biglietto serale del costo di 5 euro. Era facile profetizzare che qualche problema sul coinvolgimento della città, questa scelta lo avrebbe sicuramente creato. Era facile intuirlo perché già c’erano alcuni esempi da analizzare. Vinitaly Verona, chiude normalmente intorno alle 19.00.
Il risultato è che la città e i ristoranti sono pieni, e se l’albergo è fuori dalla città, tutti vivono la notte veronese con grande partecipazione. Mi chiedo quale sarebbe la reazione della città e dei suoi commercianti se Vinitaly decidesse di chiudere alle 23.00. Stessa situazione per il Salone de Mobile a Milano. Gli ospiti del Salone del Mobile riempiono la città, e dopo le 20.00, i luoghi della movida e i ristoranti si affollano.
Completamente diverso è il quadro dell’Artigiano in Fiera, che prevede una chiusura in tarda serata, esattamente come Expo, offrendo decine e decine di punti ristorativi interni e non solo. Chi entra all’Artigiano in Fiera dunque ci resta fino a tardi e certamente non esce per andare a cenare in città. Si tratta di un grande evento, ma che non dà nulla alla città in termini di partecipazione, anzi il commercio tradizionale ne risente, e non poco. Matteo Renzi, Giuseppe Sala - commissario unico di Expo 2015 ,- il sindaco Giuliano Pisapia, tutti i quotidiani, erano accodati al messaggio che Expo sarebbe stato un evento di portata tale da risollevare le sorti economiche, sicuramente, di Milano ma addirittura dell’intero Paese.
A distanza di due mesi, ormai lo si può dire, i numeri non sono esattamente quelli promessi. La città non ha neanche segni di festa. I fantomatici 14 milioni di biglietti, prenotati dai tour operator, sono ancora oggi una speranza, e a parte le migliaia di gruppi scolastici e altrettanti pensionati che affollano il decumano, la realtà è che Expo è una grande fiera del cibo. Lo dimostra il successo serale che attira migliaia di cittadini, milanesi ma su questo torneremo dopo, grazie ai costi scontati di ingresso, ora addirittura gratis per chi si accinge a raggiungere il sito in auto.
Ma come, Trenord e Atm hanno speso centinaia di migliaia di euro (soldi dei contribuenti in ogni caso) per promuovere la facilità di accesso al sito con il treno e la metropolitana, cosa che è stata seguita dal 90% dei visitatori, e ora per non pagare penali alle aziende dei parcheggi, si offre il biglietto serale gratis? E nonostante tutto in tanti si strappano i vestiti dinanzi alle critiche, di chi fa notare che Expo è una Disneyland del cibo. Come mai allora è molta di più la gente che frequenta la sera il sito espositivo, quando comunque i padiglioni sono chiusi e l’entrata è solo per i ristoranti? Come mai per risollevare le sorti economiche di Expo, si incentiva l’entrata serale? Perché, invece non si fanno sconti sul biglietto giornaliero da 39 euro o sui parcheggi da 12,20 euro?
I numeri sono impietosi, ma quello che ci interessa sottolineare, esprimendo in tal senso tanta stima nei confronti di Lino Stoppani, presidente della Federazione italiana pubblici esercizi e Epam di Milano, che in diverse occasioni ha sottolineato, quanto da noi già denunciato: Expo sta compiendo una concorrenza sleale nei confronti del settore ristorativo della città. Expo sta cannibalizzando l’offerta serale e ristorativa della città e del suo hinterland. I dati parlano chiaro, dall’apertura di Expo il calo degli affari del settore registra un 30% in meno. Ed è incredibile che tutto ciò stia avvenendo nonostante la città, intesa come offerta ristorativa, si sia fatta bella, nonostante l’apertura di decine e centinaia di nuovi ristoranti, che sotto i cappelli di cuochi più o meno famosi hanno riempito la città.

Molti, in effetti, affermano che il calo del business sia dovuto proprio alla enorme e nuova offerta ristorativa milanese, lasciando intendere che la clientela si è distribuita un po’ dappertutto. Ma questo in realtà con una analisi più attenta dimostra o almeno conferma che i numeri di ospiti sbandierati dal commissario Giuseppe Sala non sono esattamente quelli che la sua analisi ufficializza. Un atto d’accusa oltre che da Lino Stoppani viene fatto anche dal presidente degli albergatori, Maurizio Naro, ma anche dal presidente del consiglio comunale di Milano Basilio Rizzo, che afferma «se i parcheggi sono vuoti, se i treni e la metro sono vuoti, tutta sta gente da dove arriva?».
Nei primi due mesi di Expo infatti Sala ha comunicato che sono stati 6 milioni i visitatori. Ma di tutto questo la città non ne ha percepito neanche l’ombra, perché? Di tutto lo sforzo dei tanti che hanno organizzato eventi quasi giornalieri, definiti fuori Expo, non c’è traccia, o almeno non ci sono visitatori, ma d’altro canto, com’era possibile immaginare che centinaia di migliaia di visitatori che raggiungono il sito di Expo, in treno o in pullman avessero, poi l’autonomia per girare la città?
Sarà così anche per le migliaia di visitatori stranieri che raggiungeranno i siti della movida milanese o i ristoranti tutti nei pullman? È chiaro che non ci è stata detta la verità. Siamo, quindi in buona compagnia. Ero, eravamo in tempi non sospetti a denunciare che qualcosa non sarebbe andata esattamente come ci veniva prospettata, l’apertura serale da subito fu avvertita come una incognita pericolosa per il settore ristorativo. Gli alberghi non se la passano neanche loro molto bene, grazie alla concorrenza dei b&b più o meno ufficiali, con tanti privati che affittano camere, anche qui non si capisce con quali regole, e ora anche la politica che vuole chiarimenti in merito alle cifre. Un gran mal di pancia. Peccato che dopo aver ceduto alle grandi aziende la leadership dell’immagine del cibo, Expo rischia di essere ricordato come un evento che nulla ha dato alla città, nulla ha dato al commercio, quasi nel pensiero di tanti, speriamo che finisca presto.