Ravioli con rdicchio (Radicchio d'Oro, la 21ª edizione
all'Accademico di Castelfranco)
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Mauro Brognera (Radicchio d'Oro, la 21ª edizione
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La 21ª edizione di Radicchio d’Oro è andata in scena il 18 novembre al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto (Tv) e anche quest’anno ha premiato chi si è distinto nell’ambito dell’enogastronomia, dello spettacolo, dello sport, della cultura, della solidarietà, dell’impresa.
Il radicchio rosso e Carolina Stramare, testimonial d'eccezione
Il radicchio di Treviso, il fiore che si mangia, ha trionfato nella sala dell’Accademico ed è stato il protagonista della cena di gala all’Hotel Fior. L’evento, presentato da Savino Zaba, voce di punta di Radio1 Rai, e da
Carolina Stramare, Miss Italia 2019, ha visto premiati nella sezione “segnalazioni dalla Terra Veneta” Andrea Baldin (ricerca), Tarcisio Bellò (alpinismo e solidarietà), Francesco Biason (imprenditoria), Inti Ligabue (imprenditoria).
Il Radicchio d’Oro 2019 è stato assegnato al naturalista Paolo Fontana (ricerca), al presidente Coldiretti Ettore Prandini (enogastronomia), al cuoco Ivano Ricchebono, ristorante The Cook Restaurant al Cavo (Ge), 1 stella Michelin (enogastronomia). Per lo sport sono stati premiati il Settebello, la nazionale di pallanuoto maschile Campione del Mondo 2019 e il ciclista Samuele Battistella. La cultura-spettacolo ha visto conferire il riconoscimento al soprano Katia Ricciarelli, all’attrice Martina Stella e al regista Enrico Vanzina. L’imprenditore Massimo Colomban ha ritirato il premio “Dop alla trevigianità” promosso dal Consorzio Casatella Trevigiana Dop.
Radicchio variegato e precoce
La serata all’Accademico è stata anche l’occasione per annunciare il gemellaggio tra il Radicchio Rosso di Treviso Igp e l’Olio Riviera Ligure Dop, risorse dell’agroalimentare locale e potenti leve per il marketing turistico.
Il Radicchio Rosso di Treviso Igp, sulle tavole da metà settembre a metà aprile, viene coltivato in 41 comuni nelle province di Treviso, Padova e Venezia in terreni fertili e ricchi d’acqua, la cosiddetta “linea delle risorgive”. Sono acque di falda che risalgono in superficie: il fiume Sile ne è l’esempio più celebrato.
Una produzione tutelata dal Consorzio tutela Radicchio Rosso di Treviso Igp e Radicchio Variegato di Castelfranco Igp, questo caratterizzato da foglie bianco crema e sapore dal dolce all’amarognolo, molto fresco e delicato. Nasce dall’incrocio tra il Treviso e la scarola.
«Il Radicchio Rosso di Treviso Igp si distingue in Tardivo e Precoce – ha spiegato
Cesare Bellò, consulente alla presidenza di Opo Veneto, Organizzazione produttori ortofrutticoli - Il primo, definito il re dei radicchi, deve essere ottenuto secondo la tradizionale tecnica di forzatura e imbianchimento. In questa fase i mazzi, dopo la raccolta che inizia i primi di novembre, vengono posti in vasche riempite con acqua corrente di risorgiva. Dopo circa quindici giorni, ottenuti i nuovi germogli, si procede con la fase di toelettatura, lavaggio e confezionamento. Una volta pronto si presenta nella tipica forma lanceolata, con germogli regolari e compatti che tendono a chiudersi all’apice. Il lembo fogliare si presenta di colore rosso intenso con una nervatura principale di colore bianco. La costola dorsale è di sapore gradevolmente amarognolo e croccante nella consistenza».
Il Radicchio Rosso di Treviso Igp Precoce si presenta invece con una taglia imponente. La raccolta comincia il primo di settembre e la sua maturazione si raggiunge in pieno campo dopo che le foglie sono state legate con un elastico e tenute serrate, prive di luce, per 15-20 giorni. Foglie dal sapore leggermente amarognolo e dalla consistenza mediamente croccante.
Tipologie che abbiamo avuto modo di vedere in fase di lavorazione presso l’azienda orticola Mauro Brognera a Zero Branco, comune attraversato dalla Strada del Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco. Nella vicina sede di Opo Veneto, il direttore Francesco Arrigoni ha illustrato questa realtà che associa 500 produttori e commercializza 20 mila tonnellate all’anno di radicchio, «pianta rustica, senza particolari patologie, che ha tutto il patrimonio genetico per diffondersi». Un ingrediente in grado di assicurare valore aggiunto alle linee di cucina di tutta Europa.
«In Opo Veneto - è stato sottolineato - educhiamo al rispetto della salute e dell’ambiente, promuovendo tecniche di produzione e pratiche agronomiche che tutelino la qualità dell’acqua, del suolo, del paesaggio e che preservino o favoriscano la biodiversità. Promuoviamo il consumo di prodotti ortofrutticoli e offriamo ai consumatori prodotti provenienti da ambienti e aziende con elevato grado di naturalità, ottenuti con processi produttivi a minimo impatto sull’ambiente. Pianifichiamo l'offerta, offrendo nuove opportunità commerciali per i soci e riducendo i costi della filiera per i consumatori».
Un legame con la terra testimoniato dal Museo della Civiltà Contadina, che a Zero Branco Giuliano Donà ha edificato senza alcun aiuto da parte delle istituzioni. Migliaia di reperti che ha recuperato e rimesso a nuovo, come alcuni trattori e un’imponente macchina agricola a vapore.
A tavola il radicchio è stato declinato anche da Simone Pozzebon nel ristorante del Golf Club Cà Amata di Egidio Fior, alle porte di Castelfranco Veneto. Ha proposto Radicchio in tempura e marinato, Galatina di pollo con radicchio in saor, Ravioli di zucca con Radicchio Tardivo su crema di Variegato di Castelfranco, Punta di petto di vitello con radicchio e Pastafrolla con marmellata di radicchio. Dall’antipasto al dolce, “il fiore che si mangia” è a tutto pasto. Una tipicità che ha tutte le carte in regola per farsi apprezzare sempre di più anche fuori dai confini nazionali.
Per informazioni:
www.radicchiodoro.it