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Sassotondo: un progetto no profit per la valorizzazione dei vitigni autoctoni

Sassotondo decide di “guardare indietro”, per prepararsi ad ulteriore futuro: nasce così il neonato progetto “Ritorno” che ha anche il duplice scopo di salvaguardare il patrimonio di biodiversità italiano e aiutare la ricerca

di Fosca Tortorelli
 
07 maggio 2024 | 09:30

Sassotondo: un progetto no profit per la valorizzazione dei vitigni autoctoni

Sassotondo decide di “guardare indietro”, per prepararsi ad ulteriore futuro: nasce così il neonato progetto “Ritorno” che ha anche il duplice scopo di salvaguardare il patrimonio di biodiversità italiano e aiutare la ricerca

di Fosca Tortorelli
07 maggio 2024 | 09:30
 

Quella di Sassotondo è una realtà che racconta una scelta di vita, di incontro, di amore; siamo a Sovana, piccola frazione del comune di Sorano, una piccola gemma nella Maremma grossetana, poco distante da alcune delle località più note, come Pitigliano o le terme di Saturnia.  

Sassotondo: un progetto no profit per la valorizzazione dei vitigni autoctoni

I vigneti di Sassotondo

Sassotondo, una storia di famiglia

Questo piccolo borgo costruito sul tufo, data le sue origini al tempo degli Etruschi, ed è stato scelto da Carla Benini ed Edoardo Ventimiglia, come luogo perfetto per realizzare il loro desiderio campestre. Lei agronoma trentina, lui romano e regista di documentari - appartenente a dinastia storica di “cinematografari” - accomunati dalla passione del vino e stanchi della vita di città, nel 1989, dopo il loro primo anniversario di matrimonio, hanno scelto di dedicarsi al loro sogno visionario e hanno comprato la tenuta a Sorana, che è diventata l'azienda Sassotondo, solo nel 1997, anno della loro prima vendemmia. Un luogo dove la loro passione, curiosità e caparbietà ha anche ridato spazio al Ciliegiolo, varietà particolarmente versatile, che esprime chiaramente il metodo e il territorio in cui viene coltivato.

Come racconta Edoardo: «Noi lo abbiamo trovato in un vigneto di circa tre ettari nella zona di Pitigliano che abbiamo acquistato nel 1991, un impianto che risaliva al 1960. Il Ciliegiolo era il vitigno prevalente, ma in tempi passati non si pensava che potesse dare buoni risultati. Qui lo chiamavano genericamente e spregiativamente “dolciume”, facendo riferimento al gradevolissimo sapore dell'uva che certamente era contrapposto ad una pessima qualità in vinificazione».

Sassotondo, come nascono i vini

Dopo un attimo di incertezza e grazie al consiglio lungimirante dell'enologo Attilio Pagli, che tutt'ora segue la loro produzione, hanno deciso di cimentarsi in questa sfida e oggi la loro cantina si distingue per linea di conduzione e produzione. Decisamente interessanti le sue declinazioni di ciliegiolo, ma anche le referenze a bacca bianca, come il loro Igt Toscana Bianco Isolina, composto da quello che era il classico uvaggio del Bianco di Pigliano, prodotto con uve Trebbiano 60%, Sauvignon 30%, Greco 10%. Le uve vengono dalla loro vigna Isolina a Sovana che poggia su terreni di tufo vulcanico. Un vino che sicuramente si esprime anche con il tempo, interessante nell'annata 2017 di grande freschezza e dinamica gustativa. Segue a ruota per particolarità il loro Igt Toscana Bianco 2021 Numero sei, un vino prodotto da uve greco, sauvignon, viognier (in parti uguali, 1/3 ciascuno), le cui uve provengono dai vigneti di Sovana, frutto di una prolungata permanenza che gli dona un colore giallo dorato carico, ampio nei profumi, carnoso, con spiccati sentori di ginestra, cedro e una sottile nota balsamica di sottofondo. Di grande lunghezza e persistenza.

Sassotondo: un progetto no profit per la valorizzazione dei vitigni autoctoni

Alcuni vini di Sassotondo

Si passa ai rossi con due versioni di ciliegiolo, molto interessante il Doc Maremma Toscana Monte Calvo 2022, il cui nome richiama un piccolo vulcano appartenente al complesso vulcanico vulsineo e si inserisce nella ricerca sul terroir vulcanico. In questo caso è stato selezionato un poligono all'interno del vecchio vigneto San Lorenzo, morbido ed elegante, dai tannini non invadenti e di buona persistenza. Di grande stoffa e personalità il Doc Ciliegiolo Maremma Toscana San Lorenzo 2019, un cru che riprende il nome della vecchia Vigna di San Lorenzo, con piante di oltre 60 anni. Estremamente elegante e profondo, ben presente nel sorso, ma al contempo di grande freschezza e bevibilità.

Sassotondo, oltre la Toscana

Ma la storia di Sassotondo non si ferma alla Toscana e decide in un certo senso di “guardare indietro”, per prepararsi ad ulteriore futuro: nasce così il neonato progetto “Ritorno”. Ci spostiamo sulle pendici dell'Etna, dove prende corpo un vino dedicato al nonno di Edoardo, Gaetano Ventimiglia, nato a Catania nel 1888, poi direttore della fotografia con collaborazioni illustri, tra le quali Hitchcock, e fondatore del Catania, la squadra di calcio della città. Nel legame stretto con la città dell'Elefante c'è quindi il senso di questo riaffacciarsi alla scoperta del proprio passato e della propria origine.

Nato come progetto no profit, figlio di una volontà comune di ricerca e salvaguardia ma con connotazioni sociali importanti. Prodotto in appena duecento magnum, i cui proventi delle vendite andranno a finanziare la ricerca sulle cultivar autoctone da salvaguardare e da far riemergere nella storia della viticoltura dell'Etna e del nostro paese, in collaborazione con l'Associazione Graspo (acronimo di (Gruppo di ricerca ampelografica per la salvaguardia e preservazione dell'originalità e della biodiversità viticola), di cui Sassotondo fa parte.

Sassotondo: un progetto no profit per la valorizzazione dei vitigni autoctoni

Edoardo Ventimiglia e Carla Benini di Sassotondo

L'Etna Bianco Superiore Doc “Ritorno” 2021, è quindi il racconto non solo di una storia, ma ha anche il duplice scopo di salvaguardare il patrimonio di biodiversità italiano e aiutare la ricerca dell'università di Catania e di altre istituzioni nazionali. Realizzato in un vigneto degli Eredi Di Maio, nella prestigiosa Contrada Caselle, foglio 19, particella 117, nel comune di Milo sul versante est dell'Etna. Si tratta di un Etna bianco superiore da Carricante in purezza, che parla la lingua della terra vulcanica da cui ha origine, fresco, sapido e al contempo gentile e delicato, un vino che come afferma Edoardo prendendo in prestito le parole di Salvo Foti:” Ricorda una fetta di limone cosparsa di sale”. Un vino, un racconto e un progetto che attraverso il ritorno al passato si proietta con sensibilità e passione verso il futuro.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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