Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
domenica 19 maggio 2024  | aggiornato alle 16:04 | 105271 articoli pubblicati

Roero
Salomon FoodWorld
Roero

Ci vuole... Ego per aprire un ristorante a Roma

I protagonisti sono lo chef romano Lorenzo De Lio e la responsabile di sala Beatrice Venturini. Un ambiente accogliente nel quartiere di San Giovanni dove assaporare una cucina fortemente identitaria

di Sabino Cirulli
 
05 maggio 2024 | 08:30

Ci vuole... Ego per aprire un ristorante a Roma

I protagonisti sono lo chef romano Lorenzo De Lio e la responsabile di sala Beatrice Venturini. Un ambiente accogliente nel quartiere di San Giovanni dove assaporare una cucina fortemente identitaria

di Sabino Cirulli
05 maggio 2024 | 08:30
 

La scena gastronomica romana continua a sorprendere. Nuove aperture non solo in centro, nei luoghi della movida giovanile o nella sempre più vivace Via Veneto, in preda ad una seconda giovinezza. Nel popolare quartiere di San Giovanni, la grande novità è rappresentata da Ego, il progetto di due talentuosi under 30 che dopo aver girato per il mondo scelgono la Capitale per poter concretizzare esperienze e ricordi di viaggi alla scoperta di sapori e sensazioni. I protagonisti sono lo chef romano Lorenzo De Lio e la responsabile di sala Beatrice Venturini, compagni anche nella vita, che incrociano i loro percorsi professionali a Madrid nel ristorante stellato DiverXO, salvo dopo un lungo viaggio formativo nel centro America ritornare a casa, lo chef infatti è romano.

Ci vuole... Ego per aprire un ristorante a Roma

L'arredamento minimalista di Ego

«Abbiamo davvero percorso tanti chilometri – spiega Lorenzo De Lio – Europa, Singapore, America in tutte le latitudini. Il viaggio è un'esperienza irripetibile e cerchiamo quanto più possibile di portare nel nostro menu quanto appreso, vissuto e visto in giro per il mondo. La nostra non è una cucina fusion o italiana contaminata, bensì una libreria di sapori ampliata. Ritengo che il modo migliore per comprendere la nostra offerta sia abbandonarsi a un percorso strutturato. Non a caso abbiamo due menu degustazione con cinque o otto portate, o uno molto ridotto da tre. Ogni piatto poi viene illustrato e descritto perché possano essere chiare all'ospite le motivazioni che stanno dietro ad ogni creazione».

Ego, la cucina identitaria di Lorenzo De Lio

Una cucina, dunque, fortemente identitaria e non assolutamente riconducibile ad alcun percorso precostituito. Il nome stesso del locale è molto esplicativo. «Ego - sottolinea Beatrice Venturini - è un nome scelto per caso, ed emerso tra tantissime idee che avevamo in mente. Questo nome vuol dire tutto e nulla, racchiude mille sfaccettature. Banalmente in prima battuta vuol dire io, noi e riporta le nostre esperienze.

Ci vuole... Ego per aprire un ristorante a Roma

Lo chef Lorenzo De Lio al lavoro

Direi anche che evidenzia un po' di sano egocentrismo. Un elemento necessario in una cucina, senza alcuna accezione negativa. Questo è il luogo che sublima le nostre passioni ed esperienze, quello che vogliamo fare e con cui desideriamo conquistare l'ospite. Noi quando pensiamo ad un piatto, lo pensiamo in maniera completa con un'identità forte. Talmente forte che non ha bisogno di elementi esterni se questi non sono funzionali alla sua essenza. Da qui deriva la scelta che ha sorpreso qualcuno di non portare il cestino del pane. Lo apprezziamo, ma è un fattore estraneo al nostro menu degustazione».

Com'è il nuovo ristorante Ego

Il locale si presenta come un ambiente accogliente e molto intimo, a partire dalle dimensioni che contano non più di otto tavoli per circa diciotto coperti. L'arredo vede una predominanza materica di ferro e legno, con un raffinato gusto minimale. Un progetto sintesi delle loro idee e dei loro gusti, in cui ogni elemento contribuisce a renderlo unico e originale, con una grande cura dei dettagli, come la mise en place essenziale e ben determinata, che guida e detta il modo in cui il cliente condurrà la propria esperienza e l'approccio a ogni singola portata.

Cosa si mangia da Ego

Il menu vede protagonisti piatti che spaziano tra sapori e spezie da tutto il mondo. Nelle due proposte di degustazione, si parte con un tris di entree, tra cui una croqueta di besciamella alla carbonara, una coscetta di rana fritta in tempura con un curry realizzato dallo chef e Tacos de Huitlacoche, un fungo messicano che cresce tra le pannocchie del mais, con aria di cipolla rossa. Si prosegue poi portate quali piselli, tuorlo, jus di trippa e tartufo o un piatto molto apprezzato nella sua contaminazione tra carne e pescato, ovvero leche de tigre, polpo, midollo e tomate de arbol.

Ma anche il Raviolo ripieno di chicken masala e peperoni, il magret di anatra con senape di rucola al wasabi, e olio al fumo. Da non perdere il pesce di stagione alla Yakitori, pil pil al Chile ancho, salsa Xo e piquillo, o la sella di agnello, mojo canario, alga nori e dahl di lenticchie.

Cosa si beve da Ego

Il pairing attinge a una cantina, dinamica, curata da Beatrice Venturini, che spazia con proposte fra Italia, Spagna, Francia, ma anche Germania, Ungheria, Sudamerica, senza escludere il Sol Levante, con una selezione di sakè. L'idea che sottende agli abbinamenti è quella di presentare abbinamenti non convenzionali, che facciano da sponda alle differenti declinazioni della cucina fra picchi di acidità, sapidità e piccante, intercettando ma soprattutto stuzzicando le curiosità del pubblico con affiancamenti sempre nuovi.

Ci vuole... Ego per aprire un ristorante a Roma

La cantina di Ego

Ego, la cucina in equilibrio tra ingredienti e tecnica

Con Lorenzo De Lio non manca una riflessione sui temi di più stretta attualità per la cucina: «Io non credo che un ingrediente possa togliere spazio alla tecnica e viceversa. È tutta una questione di equilibrio. Una grande tecnica la puoi fare solo con un grande prodotto. Nulla di più. A livello globale vedo che la cucina sta cambiando. Sta andando in una direzione che poi è la stessa mia. Ovvero giocare con una tavolozza di colori molto ampia, come se fossi un pittore. È necessario estendere la lista degli ingredienti rispetto a quelli canonici cui siamo abituati. Non so darmi una ragione ben precisa perché lo spaghetto aglio e olio debba essere sempre fatto alla stessa identica maniera, con il classico peperoncino e il prezzemolo italiano quando invece possiamo apportare novità intriganti, quali ad esempio il prezzemolo thailandese o anche le varianti di peperoncino messicano. Io credo che l'abitudine del palato determini l'utilizzo degli stessi ingredienti. Solo la curiosità può dare una spinta a innovarsi e crescere, in definitiva non sedersi sugli allori. Ma soprattutto è il confronto con l'ospite uno dei momenti più stimolanti per la nostra professione».

«A me piace molto il dialogo con il cliente, la finalità è punzecchiarlo ed esortare a farci domande – continua lo chef - Questa mentalità è anche il retaggio delle nostre esperienze precedenti, si lavorava in ristoranti contraddistinti da una cucina sperimentale e d'avanguardia. Volevo riportare questo modus operandi in un nostro progetto italiano e anche se all'inizio avevamo ipotizzato Milano come sede di Ego, alla fine abbiamo valutato Roma quale destinazione ideale. Nello specifico San Giovanni, un quartiere di cui ci siamo innamorati e dove forse mancava una proposta quale la nostra. È indubbio che la cucina è un modo per sedurre le persone. All'inizio temevamo che il nostro concetto di ristorazione potesse intimorire. Ma la risposta della clientela, molto variegata, pure a livello anagrafico, ci ha confortato del nostro operato. Spesso non si sceglie qualcosa di ignoto perché i professionisti cercano di accontentare il cliente. Invece dovrebbero essere loro a guidare nei percorsi enogastronomici. Aiutarli a divincolarsi nel mondo degli ingredienti e dei piatti. Noi continueremo su questa linea».

Ego
Via Etruria 35 - 00183 Roma
Tel 342 5470485

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Siad
Molino Spadoni
Valverde
Tinazzi

Siad
Molino Spadoni
Valverde

Tinazzi
Sartori