Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
venerdì 26 luglio 2024 | aggiornato alle 12:18| 106717 articoli in archivio

Attenzione

Produzione e consumi in crescita. Ma è tutto "Gin" quel che luccica?

I trend e le mode sembrano indicare un futuro roseo per il mercato del Gin, anche in Italia. Ma è davvero così? In questa inchiesta analizziamo il mercato e cerchiamo di capire cosa si cela dietro una bottiglia di Gin

di Carmine La Morte
23 dicembre 2023 | 19:30

Di recente si è tenuto il Gin Day di Milano, evento dedicato al distillato di origine Anglosassone, giunto alla decima edizione, evento che ogni anno trova nuovi spunti per mantenere viva l’attenzione su questo prodotto, come ad esempio l’istituzione del “1° Gin Awards”, distillato che ormai oltre che internazionale possiamo considerare nazionale, visto l'elevato numero di etichette di Gin prodotte sul mercato Italiano.

Produzione e consumi in crescita. Ma è tutto

La produzione e il consumo di Gin sono sempre più in voga

Gin Day è una grande vetrina, che sicuramente aiuta le nuove etichette che ormai quasi settimanalmente escono sul mercato Italiano, non saprei e neppure voglio sapere quante ve ne siano, forse poche se continuano a spuntare come funghi, o forse troppe se poi le vendite delle singole etichette sono limitate a poche centinaia di bottiglie. Malgrado questo dato però, pare che il mercato mondiale sia in incremento, cosi come in Italia anche se una parte dei consumi è data dall’acquisto di Gin e liquori per la casa, perché dal covid in poi le persone hanno iniziato a farsi i cocktail a casa, così come il Gin Tonic.

Produzione e certificazione del Gin, chi controlla?

Al riguardo dell’eccesso di produzione di etichette di Gin, conosco un detto che mi è stato tramandato da vecchi Barman, quando il barman lavorava a “stock” nei grandi alberghi: “Il troppo storpia” per difetto o per eccesso, logicamente ci si riferiva al lavoro dello stock e chi conosceva quel metodo sa di cosa parlo, fatto sta che quel troppo portò poi ad un crollo di un sistema di lavoro che per decine di anni permise ai barman di proliferare e diventare famosi. Ecco non vorrei che anche con il Gin quel troppo porti poi ad un crollo del settore facendo poi male a qualcuno, barman compresi.

Produzione e consumi in crescita. Ma è tutto

Ad oggi la qualità degli ingedienti per la produzione di Gin non è controllata e certificata

Però si comincia a dire che forse vi è qualcosa che non quadra, ed è di settembre 2023 l’articolo uscito sul Gambero Rosso che parla proprio di questo argomento, come ad esempio a fronte di poche distillerie in Italia vi siano centinaia di etichette, di produttori di Gin, sarebbe come dire poca uva ma tanto vino. Ma non solo, l’uso e la qualità degli ingredienti da chi è certificato? La legislazione produttiva lascia abbastanza spazio. Posso produrre un Gin con una quantità minima di Ginepro o altro ingrediente di alta qualità, basterà dire che vi siano 2 grammi di ginepro di alta qualità Toscana sul totale, ipotizziamo di 10 grammi litro per poter definirlo “prodotto con ginepro Toscano di alta qualità” e così per gli altri ingredienti, dal limone alle botaniche, questo secondo l’autorevole Gambero Rosso.

Come è giustificato il prezzo elevato del Gin oggi?

Analizziamo punto per punto i 5 elementi di determinazione. Qualche dubbio mi sorge, legato al prezzo, è effettivamente giustificato pagare un Gin dai 20 euro fino ai 30, 40 e 50 euro a bottiglia? Quali sono gli effettivi costi di produzione legati a materie prime, marketing e distribuzione?

  • 1° elemento: i quantitativi di ogni etichetta non superano vendite che di poche centinaia di bottiglie, i più abili forse arrivano a qualche migliaio, e come insegna il mercato meno ne produci e più costa, e questo il primo fattore ad influenzare il prezzo;
  • 2° elemento: non avendo una distilleria e dovendo andare a cercarne una seria nei migliori dei casi, se parliamo di distilled Gin, London Dry tanto per capirci, e quindi farsi produrre, l’idea ha un costo che andrà ammortizzato nella prezzo della bottiglia, e questo il secondo fattore;
  • 3° elemento: gli ingredienti, parliamo di botaniche, in alcuni casi sono raccolte direttamente da chi ha avuto l'idea di produrre il Gin, ma quante ne possono raccogliere e in che quantità? Questo influisce poi nell’andare a comprare la quantità (spesso piccola) sufficiente di botaniche da piccoli produttori, perché come detto prima non si producono centinaia di migliaia di bottiglie di Gin, e questo va ad influire ulteriormente sui costi come terzo fattore;
  • 4° elemento: consideriamo poi di mettere in piedi una distribuzione, acquistare e produrre una bottiglia originale, meno bottiglie faccio e più costerà la produzione. Non avendola la distribuzione, ci si avvale di corrieri spedendo dal proprio piccolo magazzino oppure avvalendosi nel migliore dei casi di un’azienda che già commercializza altre etichette e che si prende in carico pure le vostre, come il caso di Major Dry Gin prodotto per Major Company Srl da F.lli Francoli di Ghemme (No) e da loro stessi distribuito e commercializzato per conto terzi, magari una distilleria che produce già noti marchi, andando questo ad aumentare ulteriormente i costi come quarto fattore;
  • 5° elemento: commercializzare il Gin significa fare marketing, investimenti pubblicitari, campagne, sostenere associazioni professionali del settore beverage, creare eventi, aprire un sito che faccia anche e-commerce ecc. Tutto ciò ha costi, che solo le aziende liquoristiche di media dimensione e con una storia nel settore possono permettersi con grandi investimenti, tipo campagne televisive, (vedi Tanqueray piuttosto che Malfy) oppure sostenere associazioni di barman tipo Aibes o Abi professional pagando loro un fee annuale e sostenedone le attività quali concorsi o formazione o eventi, (vedi Campari, Branca, Montenegro ecc). Forse i costi legati alla promozione marketing per raggiungere un degno risultato nelle vendite, sono i più elevati nella gestione di un prodotto, in particolare se è nuovo sul mercato e va fatto conoscere, diversamente i piccoli imprenditori come agiscono? Andando personalmente in giro di bar in bar, o appoggiandosi all’amicizia di qualche barman amico, oppure partecipando ad eventi tipo “Gin Day” di Milano, o “Bar Show” di Roma o in campo internazionale osando di più al “BCB di Berlino” o altri bar show minori in giro per il mondo, ma quanto verrà a costare questo genere di campagne? Svariate decina di migliaia di euro. In queste competizioni, chi risulta assegnatario di una medaglia d’oro, potrà acquistare poi degli stemmi da apporre alla bottiglia che favoriranno le vendite.

Come si giudica la qualità e il prezzo di un Gin una volta miscelato con una buona acqua tonica? 

In ambito di degustazione puro, andremo a definirne i profumi, ed il gusto ascoltando le botaniche che se sono di qualità ci parleranno di quel prodotto facendoci entusiasmare. Ma quanti consumatori sono in grado di farlo? E quanti barman hanno la giusta competenza? Mi è capitato di recente di leggere una drink list di un hotel a 5 stelle recentemente aperto a Stresa  (Vb), dove sotto la dicitura Gin Piemontese è stato posto il Gin Rivo, che benché sia distillato in Piemonte le botaniche e l’azienda sono di Como, così come la dicitura dell’etichetta recita chiaramente lago di Como, quindi qualche dubbio me lo pongo!

Produzione e consumi in crescita. Ma è tutto

In un Gin Tonic è difficile valutare l'acqua tonica adatta ad esaltare le caratteristiche del Gin

A questo punto quindi il Gin in commercio oggi è veramente giustificato nel suo prezzo di vendita? La qualità, a occhio e croce da quanto emerso dalla mia indagine almeno il 60/70% dei costi non sono legati alla materia prima ma a tutto ciò che lo contorna, quindi qualche dubbio me lo pongo, anche perché sugli ultimi nati il prezzo è schizzato dagli oltre 30 fino ai 40 euro come ad esempio il Gin vincitore della 1° Gin Awards, l’Élite Milano, legato alla moda del capoluogo Lombardo e prodotto da una azienda con sede a Bergamo, con botaniche provenienti da una cooperativa siciliana e distillato a Meda in Brianza dalla distilleria Eugin, già produttrice dell’omonimo Gin.

Perché scegliere un Gin rispetto ad un altro?

Analizziamo e confrontiamo alcuni motivi, rispetto ad alcuni anni fa, che portano a scegliere un certo Gin rispetto ad un altro nel momento dell’ordinazione di un Gin Tonic

Oggi

  • La pubblicità e le campagne di marketing;
  • Il packaging, determina il più delle volte la scelta prima del barman nell’acquisto, e se il cliente ha modo di visionare la bottigliera;
  • La drink Gin list, dove saranno elencati tutti i Gin presenti nel locale;
  • Il consiglio del Barman, il quale si trova avvolto nell’imbarazzo della scelta contornato da decine e decine di bottiglie di Gin, e che ci decanterà o esalterà il Gin a lui più simpatico o il produttore a lui più vicino in quel momento, destinato ad una clientela molto popolare a tutti i livelli sociali con buona disponibilità economica anche senza grandi competenze su ciò che beve.

Ieri

  • Il blasone dell’azienda che lo produce da decine se non centinaia di anni con una storia e garanzia di qualità;
  • L’originalità della provenienza, che doveva essere tassativamente Inglese;
  • Il consiglio del barman, il quale non poteva non avere in bottigliera le 5/6 marche di Gin più importanti, ed erano già tante, tutti dal gusto deciso e secco, con predominanza di ginepro, ma più che con il Gin Tonic, il gin era usato per il Martini, il Gin Tonic era un drink per una clientela altolocata, competente e snob su ciò che beveva.

Come nasce un Gin oggi, e perché?

Per concludere questa inchiesta, ho voluto capire il motivo che ha portato, sta portando e porterà tanti nuovi produttori a cimentarsi in questo settore, sicuramente prima di tutto la moda, perché così fan tutti, e quindi ci si fa prendere da questa (che io voglio chiamare) passione e ci può stare, e che rispetto, ma non chiamiamolo spirito imprenditoriale, questo lasciamolo alle aziende storiche che sono anche produttrici, in quanto non so' che profitti si potranno realizzare da questa attività se non quello della soddisfazione personale di essere proprietari di un marchio di Gin.

La storia di Lucius Distilled Dry Gin

Ho cercato qualcosa di particolare che si discostasse per originalità dalla media di quello che è reperibile sul mercato, e dopo una lunga e attenta ricerca, mi sono imbattuto in questo Gin, già presentato lo scorso anno a giugno 2022, fatto con il formaggio quale aromatizzante, si avete capito bene il formaggio, per l’esattezza il Gorgonzola. 

Produzione e consumi in crescita. Ma è tutto

Lucius Dry Gin di Alfa Spirits

L’idea nasce a tre amici, che ho avuto modo di intervistare, di seguito il loro racconto:

Come nasce l’idea?
Siamo 3 ragazzi che le curiose strade della vita hanno portato ad essere cognati. Per un caso ancora più curioso due di noi si chiamano Alessandro. Il terzo Fabio ha due sorelle. La nostra storia di famiglia nasce così, decidendo durante il pranzo di Natale del 2020 di fondare Alfa Spirits. La cosa accadde a Novara, dopo mesi che non ci vedevamo a causa della pandemia, e sicuramente, aggiungo io “la voglia di fare era tanta”. Tra un cocktail fai da te e una battuta è nata quella che oggi possiamo considerare la nostra passione. Abbiamo iniziato a sperimentare, studiando e riprovando ancora per dare forma alla folle idea di poter raccontare l’emozione del ritrovarsi, di bere insieme, dopocena con le persone a cui si vuole bene, di ridere di sentirsi a casa ovunque ci si trovi.

E il nome dove l’avete trovato?
Lucius Dry Gin ci è stato ispirato da San Lucio, patrono dei caseari e del Gorgonzola, è il primo Gin in cui gli ingredienti principali sono il ginepro Piemontese raccolto in Val D’Ossola (VB) e il Gorgonzola che combinati al sapore del sottobosco conferito da muschi e licheni creano una nuova esperienza da bere portando nel bicchiere tradizione ma anche innovazione.

Ingredienti di Lucius Dry Gin

  • Ginepro: tassativamente ossolano con particolari sentori balsamici e resinosi che ben sposano il Gorgonzola
  • Gorgonzola: il formaggio viene distillato.
  • Muschi e Licheni: sono stati scelti questi due ingredienti inusuali nel mondo del Gin, utili per dare sentore di sottobosco con note sia erbose che legnose

Produzione e consumi in crescita. Ma è tutto

La qualità del ginepro utilizzata nella produzione del Gin ne determina la prelibatezza

La degustazione di Lucius Dry Gin

  • Olfatto: sentore sapido e stagionato del Gorgonzola, si avverte il ginepro ed i muschi
  • Gusto: gusto minerale dell’erborinato che abbinato alla balsamicità delle botaniche danno morbidezza
  • Retrogusto e persistenza: morbido, balsamico, fresco, gusto persistente.
  • Alcool: 41%
  • Bottiglia: da 500 cl. e da 700 ml.
  • Tonica consigliata: Tonica al Fieno di Baladin o Schweppes Indian tonic.

© Riproduzione riservata