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Distilleria Zanin Dopo la grappa ecco la mixology

Alberto Lupini
di Alberto Lupini
direttore
22 febbraio 2020 | 11:01

Era la metà dell'800 quando Bortolo Zanin aprì a Zugliano (Vi) una locanda, in cui offriva anche lo “spirito bianco”. La cosiddetta “graspa” piaceva così tanto che Bortolo decise di iniziare ad ampliare la produzione del distillato. Negli anni '40, con la locanda ormai chiusa, il figlio Rino proseguì l'opera di ampliamento della distilleria e invecchiamento, portando alla notorietà il brand Cavallina Bianca. Negli anni '70 con Fausto Zanin l'azienda si espande all'estero, in 38 nazioni. Oggi la distilleria è guidata da Piero Zanin e dal cognato Massimo Fontana, che hanno ampliato la produzione nella nuova sede di Zugliano, restaurando la vecchia filanda acquisita dal padre Fausto.

La sede della Distilleria Zanin - Distilleria Zanin Dopo la grappa ecco la mixology

La sede della Distilleria Zanin

Quattro generazioni legate da un'unica passione, raccontata nell'essenza di ogni goccia etichettata Zanin 1895. Tra le innovazioni portate dall’ultima generazione Zanin ci sono un bitter e un amaro che Piero Zanin ha portato a Beer&Food Attraction come segnale dell’ingresso nel mondo della mixology.

Amaro, Liquirizia e Bitter Zanin - Distilleria Zanin Dopo la grappa ecco la mixology
Amaro, Liquirizia e Bitter Zanin

«Per noi - ha detto - è un mondo nuovo questo del miscelato, che non conoscevamo se non indirettamente. Proponiamo un amaro “botanico”, 100% naturale; oltre all’amaro c’è un bitter, molto ricercato in grado di far sentire la differenza in un Americano o un Negroni. Ci siamo spinti più in là con una Liquirizia che abbiamo proposto per la panificazione, soprattutto negli impasti della pizza».

Piero Zanin - Distilleria Zanin Dopo la grappa ecco la mixology
Piero Zanin

Resta forte la fetta di esportazione della grappa e degli altri prodotti di casa Zanin: «Esportiamo in circa 55 nazioni fuori dall’Italia - dice Zanin - tra Europa, Asia e qualcosa anche nelle Americhe. Per l’export rappresenta circa un 40-45% del volume complessivo. La grappa resta sempre il nostro core business in grado di pesare per il 60-65%, ma nei mercati esteri la grappa non è ancora così conosciuta e quindi può crescere ulteriormente il business. Vogliamo però sempre proporre prodotti di qualità perché la grappa, non dimentichiamo, è un prodotto molto complesso, e quindi non possiamo permetterci di lavorare con materie prime di scarsa qualità, rischieremmo di non far apprezzare questo distillato tipico italiano agli altri Paesi. La liquoristica invece ha già un suo mercato, è un mercato anche quello in crescita, ma tra i due è un po’ più semplice questo».
 
Per informazioni: www.zanin.it

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