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Usa, Italia prima nell'export di vino La politica di Trump non fa paura

Gabriele Ancona
di Gabriele Ancona
vicedirettore
10 aprile 2017 | 15:04

Sulla base delle ultime rilevazioni Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) l’Italia è il primo Paese fornitore di vino negli Usa. Questo sia in valore (1,6 miliardi di euro, +6,1% rispetto al 2015, meglio anche della Francia, ferma a 1,4 miliardi) sia in volume (3,2 milioni di ettolitri). Ma cosa potrebbe accadere tra qualche anno per il comparto in seguito alle nuove politiche protezionistiche della presidenza Trump?

Ruenza Santandrea - Usa, Italia prima nell'export di vino La politica di Trump non fa paura

Ruenza Santandrea

Una domanda che si è posta l’Alleanza delle cooperative agroalimentari e a cui ha provato a dare una risposta con un’indagine interna tra le principali cantine associate. Per le cooperative vitivinicole, che commercializzano più della metà (il 56%) di tutti i vini e gli spumanti italiani venduti negli Stati Uniti, le parole di Trump non sono state lette al momento come una reale minaccia per le esportazioni di vino.

«Nonostante i recenti annunci di dazi e ritorsioni del presidente Trump - ha spiegato al Vinitaly Ruenza Santandrea, coordinatrice del settore vino dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari - le nostre cantine non immaginano al momento uno scenario che possa repentinamente mutarsi in una forte ostilità verso i nostri vini. Non dimentichiamo infatti che gli Usa hanno anche un notevole peso come Paese esportatore di vino, collocandosi al settimo posto nella graduatoria mondiale in volume e al quinto in valore. Se venissero messi dazi e barriere, tutti gli scambi commerciali subirebbero un contraccolpo e gli stessi produttori californiani finirebbero per essere penalizzati».

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