Il Consorzio vini Valpolicella vince la causa contro le 13 cantine de Le famiglie dell'Amarone d'Arte: la sentenza dice chiaramente che la denominazione, compreso il suo nome, è patrimonio di tutti i produttori.
Nessun produttore quindi, e nessuna associazione di produttori, anche in buona fede, può utilizzare quei valori condivisi in maniera diversa.
Il direttivo delle Famiglie dell'Amarone d'Arte - Sandro Boscaini, ex presidente; Marilisa Allegrini, presidente; Stefano Cesari, vicepresidente (foto: Agronotizie)
Il Tribunale di Venezia è stato quindi chiaro, e le 13 cantine storiche delle Famiglie dell'Amarone d'Arte (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant'Antonio, Tommasi, Torre d'Orti, Venturini e Zenato) saranno costrette a «rimuovere dalla denominazione sociale qualsiasi riferimento totale o parziale alla Docg Amarone della Valpolicella, ivi inclusa la parola Amarone».
Ecco quindi che da tutte le bottiglie della neo società dovrà essere rimosso ogni riferimento all'Amarone, appunto, e di conseguenza è stata vietata ogni attività promozionale avente per oggetto il marchio del Consorzio. Punto ultimo ma non meno importante, la rimozione dal sito web del cosiddetto Manifesto dell'Amarone d'Arte.
«Dopo oltre due anni - spiega il Consorzio della Valpolicella - siamo soddisfatti dell'esito positivo di questa sentenza. Si tratta di una grande affermazione del territorio e della denominazione, che deve essere al centro del sistema di tutela, promozione e valorizzazione dei vini di qualità. È un risultato importante anche perché la sentenza è destinata a fare giurisprudenza all'interno del settore vitivinicolo».