“Desidera un digestivo?” Quante volte ognuno di noi, come commensale al ristorante, si è sentito porre questa domanda? Solitamente il ristoratore o il maître propongono una lista di amari, un classico limoncino, vari tipi di grappa oppure alcuni distillati della tradizione come cognac, armagnac o whisky. Tra i tanti fine pasto che si propongono al ristorante, sicuramente c’è n’è uno che si differenzia dalla classica scelta: Alpestre.
Alpestre fu creato in Francia nel 1857 da Fratello Emanuele, un Marista esperto conoscitore delle virtù terapeutiche delle piante, con la finalità di curare i confratelli malati, attraverso il sapiente dosaggio di 34 erbe aromatiche e piante officinali. Un tempo era addirittura conosciuto come “l’Arquebuse dell’Hermitage”, poiché veniva inviato ai soldati francesi impegnati nelle colonie come primo rimedio interno ed esterno per la cura delle ferite prodotte dagli archibugi degli avversari. Negli anni “l’Arquebuse” conobbe un successo tale che di questo distillato furono create numerose copie e contraffazioni. Fu per questo motivo, oltre al divieto in essere durante il ventennio fascista di utilizzare nomi stranieri, che i frati decisero di cambiarne il nome in Alpestre.

Alpestre è un puro distillato d’erbe. Nella sua composizione rientrano, ancora oggi, solo alcool e 34 diverse erbe e spezie tra cui: il timo, la lavanda, l’angelica, il finocchio, il tanaceto, la salvia, la menta, la melissa, l’issopo, la cedrina e la camomilla, che vengono prima fatte macerare, per poi essere accuratamente distillate. Non ci sono zuccheri aggiunti o coloranti: il colore giallo paglierino è dato dalle erbe e dagli anni che ha passato ad invecchiare in botti di rovere. L’invecchiamento, oltre ad accentuare il colore, affina il gusto e l’aroma e concentra le proprietà aromatiche e medicamentose delle piante.
Il nobile distillato d’erbe sprigiona tutta la sua forza se gustato puro nel bicchiere a tulipano o con poco ghiaccio. Il suo gusto è erbaceo, secco, balsamico. Le erbe e le spezie prevalgono nettamente sia all’olfatto, sia al gusto. Consigliato inoltre come correttivo del caffè, Alpestre può essere consumato anche in altre occasioni, ad esempio allungato con acqua calda e ammorbidito con del miele in una tisana rilassante.
Di proprietà del gruppo Onesti dalla fine del 2013, nell’ultimo anno Alpestre si è presentato con una nuova veste in chiave new vintage che ha visto un restyling del packaging completo, dalla bottiglia di vetro in stile anni ‘30 al rinnovamento delle etichette. In seguito al restyling, sono stati presentati i nuovi formati: non più solo la classica bottiglia da 70 cl, ma anche una da 50 cl e una mignon da collezione da 5 cl che riproduce in tutti i particolari la bottiglia dei formati standard. Il lavoro sul brand non è terminato. Con l’autunno, infatti, entrerà in commercio una novità che comincia ad allargare la famiglia: Alpestre al Miele.
Alpestre al Miele nasce dalla riscoperta di un’antica ricetta dei Fratelli Maristi e dall’esigenza di dare al pubblico un prodotto più morbido del distillato base e più adatto a un pubblico femminile. Anche questa nuova referenza è naturale al 100% poiché la sua ricetta prevede semplicemente l’aggiunta di miele di acacia alla soluzione idroalcolica di Alpestre ed è perfetta per essere servita al termine del pasto a chi apprezza i gusti più dolci e meno decisi. La grafica richiama i colori caldi del miele (il giallo, l’arancione ed il marrone) e gioca sulla simbologia delle celle del favo, il nido delle api.
Le sorprese non sono finite. OnestiGroup sta lavorando a un nuovo progetto su Alpestre, che durante la stagione invernale - a partire da Sant’Ambrogio - sarà protagonista sulle piste della Coppa del Mondo di sci della val Gardena con eventi e degustazioni.
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