Il 2023 è stato un anno di sfide per il portafoglio degli italiani, specialmente al supermercato. I dati Istat, analizzati da Coldiretti, infatti, mostrano come, nonostante un aumento di 9 miliardi di euro nella spesa complessiva, gli italiani non stanno mangiando di più. In realtà, si trovano a navigare in un mare di prezzi crescenti, mentre cercano di mantenere a galla le proprie abitudini alimentari.
Inflazione alimentare al 9,8%: le famiglie italiane affrontano il rincaro
Il principale colpevole di questo scenario è un tasso di inflazione che ha raggiunto il 9,8% nel comparto alimentare. Questo significa che, rispetto al 2022, i prezzi sono saliti più velocemente, stringendo le cinghie del budget familiare. Non si tratta di cifre astratte, ma di aumenti concreti che colpiscono prodotti quotidiani: frutta e verdura fresca, per esempio, hanno visto aumenti di prezzo superiori al 13%, cifre che pesano non poco sulla spesa settimanale.
L'adattamento all'aumento dei prezzi: nuove strategie di acquisto in Italia
L'effetto di questa inflazione è duplice: da un lato, riduce la quantità di cibo che le famiglie possono permettersi; dall'altro, spinge i consumatori a modificare le proprie abitudini di acquisto. Stanno diventando sempre più comuni strategie come l'acquisto di prodotti in promozione o il ricorso ai discount, nel tentativo di bilanciare qualità e prezzo. Questa situazione ha anche un risvolto psicologico significativo. La costante preoccupazione per il rincaro dei prezzi alimentari sta trasformando il modo in cui le persone pensano alla spesa: non più solo un'attività quotidiana, ma una sfida strategica che richiede pianificazione e flessibilità. In risposta all'escalation dei prezzi, i consumatori stanno adottando una serie di strategie ingegnose per ottimizzare la loro spesa alimentare. Al centro di questa trasformazione c'è un cambiamento significativo nel comportamento di acquisto.
Discount e promozioni: le nuove strategie di spesa
La caccia alle offerte è diventata una pratica comune per molte famiglie. Secondo Coldiretti/Censis, un numero crescente di italiani si orienta verso i discount o approfitta degli sconti nei supermercati tradizionali. Questo approccio consente di accedere a prodotti di qualità a prezzi più accessibili, una tattica essenziale per contenere i costi senza sacrificare la varietà e la qualità del cibo. C'è una crescente consapevolezza sull'importanza di ridurre gli sprechi.

Le strategie degli italiani per rispondere al caro prezzi nei supermercati
Molte famiglie stanno adottando pratiche più consapevoli, come l'utilizzo creativo degli avanzi o l'acquisto di quantità di cibo più aderenti alle effettive necessità. Questa tendenza non solo aiuta a ridurre l'impatto ambientale ma contribuisce anche a un maggiore controllo delle spese.
Lista della spesa e prodotti di stagione: gli alleati antinflazione
Un'altra tendenza in crescita è la pianificazione accurata degli acquisti. Coldiretti/Censis riporta che circa il 76,9% degli italiani prepara regolarmente una lista della spesa. Questo metodo aiuta a evitare acquisti impulsivi e non necessari, consentendo alle famiglie di rimanere entro i limiti del budget prefissato. Sempre più consumatori si orientano verso prodotti locali e di stagione, considerati più convenienti e spesso di qualità superiore rispetto a quelli importati o fuori stagione. Questa scelta supporta anche l'economia locale e riduce l'impronta ecologica legata al trasporto degli alimenti.
Scegliere il supermercato giusto: dove si risparmia secondo Altroconsumo
Anche la scelta del supermercato è diventata una decisione strategica per le famiglie italiane: un'indagine di Altroconsumo svela un panorama in cui la selezione attenta e informata del punto vendita può tradursi in un consistente risparmio annuo. Fino a 3.455 euro: questa è la cifra che una famiglia media potrebbe risparmiare optando per i prodotti più economici nei discount.
Il confronto tra i diversi formati di vendita - discount, superstore, e negozi di private label - rivela differenze sostanziali in termini di convenienza. Da una parte, i discount, nonostante un aumento medio dei prezzi del 15%, si confermano come la scelta più economica per la spesa quotidiana. In's Mercato, secondo Altroconsumo, è il leader per la spesa mista e quella dei prodotti economici.
Tra marca e private label: le scelte intelligenti dei consumatori
Dall'altra parte, per i prodotti di marca, Esselunga Superstore e Famila Superstore sono, sempre secondo Altroconsumo, i più convenienti: fattore che dimostra come anche all'interno dei supermercati tradizionali esistono opportunità di risparmio significative. Anche la scelta dei prodotti a marchio commerciale (detti private label) gioca un ruolo cruciale: in questo segmento è Spazio Conad ad essere in prima linea sul fronte della convenienza.
La spesa varia da città a città: Cremona la più conveniente, male il Sud
Le differenze di prezzo non si limitano ai prodotti o alle catene, ma si estendono anche geograficamente. Cremona è la città in cui le differenze di prezzo sono maggiori (25%), e dove di conseguenza le possibilità di risparmio sono più elevate, fino a quasi 2mila euro all'anno scegliendo il supermercato più economico; segue poi Mantova con un risparmio superiore ai 1.600 euro annui.

Spesa alimentare, Cremona la città più conveniente in Italia
Mentre in altre quattro città italiane è possibile un risparmio superiore ai 1.300 euro: rispettivamente Bologna (1.392€), Bergamo (1.378€), Roma (1.327€) e Reggio Emilia (1.309€). Le città in cui le differenze tra un punto vendita e l'altro sono meno elevate risultano invece Reggio Calabria, Messina, Cosenza e Caserta, con possibili risparmi annui inferiori ai 45 euro di Caserta, 90 euro di Cosenza e sotto i 160 euro nelle altre due città.
Effetto fisarmonica: nella stessa città differenze di prezzo fino al 200%
L'indagine di Altroconsumo ha messo in luce un'altra realtà sorprendente: all'interno della stessa città, il prezzo degli stessi prodotti può variare drasticamente da un punto vendita all'altro. Queste differenze di prezzo, che in alcuni casi possono raggiungere quasi il 200%, hanno un impatto diretto e significativo sul potere d'acquisto dei consumatori. Prendiamo come esempio la pasta e la birra, due prodotti quotidiani nelle cucine italiane. L'indagine ha rivelato che un pacchetto di penne rigate "La Molisana" può costare 0,89€ in un supermercato di Milano, mentre lo stesso prodotto è disponibile a 2,29€ in un altro negozio della stessa città, una differenza del 156%. Analogamente, a Bologna il prezzo di due lattine di birra Moretti può oscillare da 0,79€ a 2,24€, con una variazione del 184%. Variazioni di prezzo che, lungi dall'essere fenomeni isolati, rappresentano una tendenza diffusa che riflette la complessità del mercato retail. Per i consumatori, dunque, la scelta del supermercato non è solo una questione di preferenza personale o vicinanza, ma diventa una decisione economica cruciale.