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Vino ed etichette: l'Irlanda non molla, ma l'Italia si oppone a Berlino

I ministri Tajani e Lollobrigida contro l'isola verde determinata nel voler apporre le avvertenze sul vino. Intanto a Berlino, il presidente della Commisione Agricoltura alla Camera, Carloni, si confronta con l'omologo tedesco Färber

Renato Andreolassi
di Renato Andreolassi
09 febbraio 2023 | 11:26

Due ministri a (e in) difesa di una delle eccellenze del made in Italy: il vino. L'iniziativa era stata annunciata a Lonato, durante il dibattito su “Frankenstein nel piatto'', contro i cibi sintetici. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha inviato infatti una lettera all'Unione Europea in merito all'etichetta, proposta dell'Irlanda, da apporre sulle bottiglie (tutte le bottiglie) di bianchi, rossi e rosati. Al pari del fumo, secondo gli irlandesi: ''Il vino nuoce alla salute". E, nonostante il parere contrario di altri 13 Paesi, tra cui appunto l'Italia, l’isola verde tira dritto notificando all’organizzazione mondiale del commercio (Wto) le norme tecniche sull'etichettatura “salutista” degli alcolici.

Vino ed etichette l'Irlanda non molla

L'Irlanda vuole l'etichettatura sul vino con i messaggi legati ai rischi per la salute

Il progetto di regolamento sull'etichettatura si applicherebbe a tutti i prodotti alcolici venduti in Irlanda, siano essi prodotti in loco o importati. Una barriera tecnica difficile da sormontare. Tajani ha così scritto al vicepresidente della Commissione Ue, Dombrovskis: «Le norme irlandesi - ha rimarcato il ministro - rischiano di essere fonte di distorsione agli scambi internazionali, equivalente a una restrizione quantitativa». Insomma, il provvedimento oltre ad essere criticabile sotto il profilo del diritto europeo potrebbe innescare una reazione a catena che finirebbe con il danneggiare l'insieme dell'Unione.

I tempi sono stretti per bloccare l'iniziativa. Entro 90 giorni vanno infatti presentate le opposizioni. In campo anche il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida. «Proporrò all’Irlanda- ha rilanciato su Twitter- una mediazione che può aiutarli a rendere più chiara la loro etichetta e soprattutto garantire una corretta informazione. Eccessi e abusi vanno combattuti, ma un consumo moderato del vino garantisce, come la scienza conferma, benessere». La battaglia è anche a livello mondiale. Il deputato europeo De Castro ha chiesto alla missione USA a Bruxelles di sollevare osservazioni al Wto sulla legittimità dell'iniziativa irlandese.

 

 L'incontro al Bundestag

A Berlino presso il Bundestag si è svolto ieri l'incontro tra la delegazione italiana in rappresentanza della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati guidata dal presidente Mirco Carloni, e dagli onorevoli Stefania Marino e Attilio Pierro e la Commissione Agricoltura del Parlamento tedesco guidata da Hermann Färber oltre ai componenti dei partiti. L'incontro si è svolto con grande cortesia affrontando i temi cari ad entrambe le Nazioni in particolare il tema dell'etichettatura sul vino che avverte del pericolo per la salute, del tema dei lupi, siccità, logistica, nutriscore.

Vino ed etichette l'Irlanda non molla
Vino ed etichette l'Irlanda non molla
Vino ed etichette l'Irlanda non molla
Vino ed etichette l'Irlanda non molla

Carloni ha ribadito «La posizione sul vino, oggetto anche di una risoluzione unanime della Commissione Agricoltura, che non può essere considerata soltanto una bevanda alcolica. Il vino è la nostra identità, cultura ma soprattutto la regolamentazione dei comportamenti favorisce la grande industria e penalizza le nostre imprese piccole che nella biodiversità traggono l'eccellenza. La salute va tutelata con modelli di consumo e vietandone gli abusi ma certamente criminalizzare il vino per noi non è giusto e non serve a tutelare la salute. Si tratta solo di un regalo a chi vuole cancellare la nostra identità per omogeneizzare i consumi sostituendo quelli agricoli con quelli industriali».

Färber Hermann ha dal canto suo espresso preoccupazione per nuove regole che creano nuovi vincoli e limitazioni. L’ortofrutta, ad esempio, è sotto pressione per costi di produzione. Lo scorso anno le fragole non sono state raccolte perché costava più raccoglierle di quanto ci si sarebbe ricavato.

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