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Edoardo Raspelli, Premio IaT 2014 «Una festa che ho condiviso in allegria»

Gabriele Ancona
di Gabriele Ancona
vicedirettore
27 dicembre 2017 | 16:01

È la critica gastronomica fatta a persona. Amato, sopportato o detestato, il giornalista Edoardo Raspelli non è mai passato inosservato. Per quello che dice, pensa e scrive. Questo, da più di quarant’anni. Una presenza magari ingombrante, perché Raspelli è una persona diretta, che non fa sconti a nessuno.

Un uomo sincero, che dopo oltre 580 puntate di Melaverde, il programma di Mediaset in onda dal 1998 e dedicato all’agricoltura, all’ambiente e alle tradizioni italiane, non ha alcun problema a dichiarare che «quando il regista dà il via l’ansia è a mille, ma poi viene il bello, perché si autoregola».

Edoardo Raspelli (Edoardo Raspelli, Premio Iat 2014 «Una festa che ho condiviso in allegria»)
Edoardo Raspelli

Piaccia o non piaccia, ma piace, con 11.511 voti nel 2014 si è aggiudicato il sondaggio di Italia a Tavola nelle vesti di Personaggio dell’anno, categoria Opinion leader. Quest'anno, nella speciale categoria "Campioni" (i vincitori di tutte le passate edizioni) è attualmente al quinto posto con circa 4.130 preferenze, ma sembra non avere ancora "attivato" i suoi fans...

Quando lo abbiamo chiamato, ha sfoderato con la sua voce soave la proverbiale precisione “raspelliana”. «Parlare di retrogusto in riferimento alla mia vittoria di tre anni fa - ha sottolineato - è un’espressione sbagliata. Il sapore che è rimasto, invece, è stato quello di una festa inaspettata. Una bella soddisfazione che ho condiviso in allegria con i produttori di tante cose buone».

La festa è stata quella della cerimonia di premiazione all’Hotel Baglioni di Firenze; inaspettata, in quanto Raspelli non ha “pompato” la sua candidatura. «Cosa che sto facendo anche quest’anno in occasione del Premio relativo alla categoria Campioni», ha annotato. Per poi aggiungere: «Questa sezione speciale andrebbe però suddivisa per categorie professionali, anche graficamente».

Un Raspelli che graffia a maggior ragione quando gli si chiede un’opinione sulla critica gastronomica. «Passiamo a un’altra domanda», ha sentenziato.

Oggi il critico per eccellenza scrive per cinque quotidiani, due periodici, un mensile e collabora con una rete televisiva: «Un modo per tenersi vivo». L’enogastronomia da sempre è la sua molla, una poderosa carica vitale. «Più il mangiare che il bere, se devo dirla tutta. Il cibo è sensualità, piacere immediato, che si può soddisfare anche con poco. Prima del bendaggio gastrico a cui mi sono dovuto sottoporre è sempre stato in cima ai miei pensieri».

Dopo il supplizio gastrico, come lo definisce Raspelli, il mangiare non è più sul gradino più alto del podio, ma resta sempre in zona medaglia.

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