La popolazione dei millennials con un'età compresa tra i 18 e i 35 anni, conta quasi due miliardi di persone nel mondo, è protagonista dei nuovi trend e promotrice di stili di vita contemporanei che influenzano la produzione e la comunicazione nel mondo del vino. Sono sempre connessi, digitali, mobili e globali, attenti alla sana alimentazione, sono i nuovi consumer del vino, attenti alla territorialità e alla varietà dei vitigni.
Se ne è parlato a Verona durante una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di
Riccardo Pasqua amministratore delegato del gruppo, Manfredi Minutelli senior business development manager Food & Wine Alibaba Italia e Monica Fabris presidente di Episteme che ha compiuto lo scorso marzo una analisi quantitativa sulle caratteristiche dei millennials in Italia, Usa e Giappone.
Il benvenuto, dopo i saluti di Umberto Pasqua presidente dell'azienda vinicola, è stato di
Davide Zorzi, presidente Giovani Confindustria Verona, che ha parlato di sfide generazionali e internazionalizzazione, caratteristiche di Pasqua Cantine, di continuità di mercato e nuove sfide: «Le esperienze di consumo sono in costante evoluzione a partire dalla cultura del prodotto, per valorizzare il Made in Italy, i vini sono ambasciatori nel mondo».
Monica Fabris ha successivamente approfondito l'analisi delle caratteristiche di questa popolazione under 35 che rappresenta sempre più il target su cui puntano le aziende che, nel mondo del vino, ma non solo, vogliono essere contemporanee e adeguate al cambiamento. «I Milennials denotano un approccio alla tipicità e cercano un mondo accessibile, diretto, in Italia come in Giappone. In particolare piacciono le storie, i territori, la tipicità rispetto alla standardizzazione e alla massa. Dalla naturalità alla tradizione e all'ambiente, fino all'etica del vino, al biologico e al biodinamico. Parole chiave che ritornano nei colloqui che abbiamo condotto, il mondo dei millennials può sembrare astratto e retorico, ma in realtà è fatto di diversi sistemi e culture».
Sono cinque le tipologie di questo nuovo popolo globale con una spiccata sensibilità al mondo del vino. Il "tradizionalista" che ha un percorso lineare di sicurezze e pragmatismo. Il "self brand" nuovo imprenditore che fa di sè un brand, intorno alla propria capacità di unire competenze diverse e apre nuove strade professionali. L'"equilibrista" tipologia che tende a placare l'incertezza con differenti percorsi professionali conciliando ciò che piace con ciò che rende. Il "messo in pausa" colui che rimanda il confronto con la propria autonomia dedicandosi a esperienze provvisorie. Infine il "social worker" innovazione e professione a partire dal mondo dei social network.
«Siamo attenti osservatori degli stili di vita e di consumo del vino che interessano i diversi Paesi - ha detto
Riccardo Pasqua - in particolare crediamo che i millennials stiano guidando il cambiamento, sollecitando in modo molto evidente alcuni trend emergenti. Chi sceglie i nostri vini è sempre più informato e cerca nuovi canali di relazione. E questo vale in particolare per i millennials: amano il vino anche per la sua naturalità e per la storia che è racchiusa in ogni bottiglia».
«Capire quali siano le loro aspettative e i loro stili di consumo attraverso un'analisi predittiva - ha aggiunto Pasqua - ci consente di instaurare con loro una relazione paritetica. Sappiamo che i millennials sono una generazione in continua evoluzione che ama abbattere i luoghi comuni e che ha stili di vita sempre mutevoli. Questa è un'opportunità, ma anche una minaccia perché è sempre più difficile individuare quali trend di consumo si consolideranno e quali, invece, svaniranno prima di prendere forza».
I consumatori di vino negli Stati Uniti sono per il 42% millennials e sotto i 30 anni, i due terzi sono donne. Prediligono brand con i quali instaurare una relazione che sia vero engagement. Lo stile di consumo è unisex, ovvero il consumo di vino non è influenzato dal genere. Il vino rosso è il preferito dalle donne europee e americane con il 57%, segue il bianco con il 30 e poi il rosé con il 13%. E ancora sono le donne le principali responsabili di acquisto di vino nel mondo con il 51% a livello globale e addirittura l'80% in Gran Bretagna.
Per informazioni:
www.pasqua.it