Si chiama Social Eating, l'idea è di mettere la gente a tavola per condividere una cena e socializzare. Può sembrare solo uno dei numerosi campi dove nascono start up che faticano a decollare se non incubate da realtà più solide, invece cibo e socialità sono un vero business multimilionario.
La VizEat, con sede anche in Italia, ha concluso l'acquisizione di EatWith, analoga startup basata a San Francisco, portandosi a casa gli 8 milioni di euro di finanziamento detenuti dalla società americana che inoltre detiene una partnership con Tripadvisor. VizEat dichiara di aver coinvolto oltre 25mila host, gli organizzatori delle cene, in 130 Paesi con particolare successo in quelli dove la piattaforma è in lingua nazionale come Italia, appunto, ma anche Francia, Spagna e Cina.
Al di là dei tecnicismi finanziari, è indubbio che il settore di quella che potremmo definire una ristorazione parallela, si stia espandendo in modo importante e rapido. E finché il format rimane quello di partenza, di una cena di condivisione, niente di male, anzi: è la vera dimostrazione di un regno che si sta evolvendo grazie all'ingegno e al desiderio d'esperienza delle persone. Ed è stato così che sono nate start up come VizEat, appunto, e Gnammo (le due sono concorrenti in Italia).
Bisogna però fare attenzione ad alcune derivazioni di questo concept, vale a dire la modalità "Home restaurant" che sta suscitando molti dubbi e critiche da parte dei professionisti del settore ristorazione. Quanto sono sicuri e controllati i ristoranti casalinghi? «Chi per anni ha fatto il cuoco e chi fa il ristoratore fornisce garanzie sia in termini di prodotto che di sicurezza alimentare» commenta Rocco Pozzulo, presidente Fic. «Non basta saper cucinare per aprire un ristorante, bisogna garantire professionalità».
Di fronte a così grandi e continui movimenti di start up in questo ambito, è giusto porsi di fronte a una realtà che deve sempre rimanere controllata per la sicurezza del consumatore.