Ci troviamo in quel di Biella per incontrare Simona Trivellini, barlady di adozione biellese. Biella è una città bellissima, cosmopolita e ancora provinciale al punto da essere apprezzata da molte persone. È cullata dalle Alpi Biellesi, che la proteggono creando degli spazi emozionanti, particolarmente apprezzati dagli amanti della montagna.
Simona Trivellini
Un tempo nota come la “valle dell’oro” e del tessuto, ricca di patrimoni storico-culturali, oggi si distingue anche per le sue prelibatezze enogastronomiche. I locali biellesi sono frequentati da clienti attenti e raffinati, capaci di valutare e apprezzare i prodotti di qualità proposti dai locali più alla moda della movida. In uno di questi locali, situato a lato del piazzale della stazione, con alberi secolari che offrono ombra e rinfrescano durante le calde serate estive, troviamo Simona. Il locale si chiama Binario Zero.
Simona Trivellini: tra scuola e lavoro, una vita tra cocktail e sogni realizzati
Simona è nata a Macerata, nelle Marche. Sin da adolescente, sapeva di voler intraprendere una carriera a contatto con la clientela. Così si iscrive alle superiori con l’obiettivo di diventare Perito Aziendale con specializzazione in lingue estere. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Vista la scarsa “performance” scolastica, i genitori decidono per punizione, durante l’estate, di mandarla al mare a lavorare. Mai punizione fu così azzeccata. Simona si sentiva a suo agio tra i tavoli a servire le bibite ghiacciate, le sontuose coppe gelato, con i piedi nella sabbia e il vento salato che muoveva la sua ribelle chioma rossa.
Il locale di Binario Zero di Biella
Capisce subito che quella era la sua strada. Ciò che l’aveva colpita era la consapevolezza che gli avventori, con qualsiasi esigenza, potessero trovare un momento di piacere, e lei era orgogliosa di essere complice e artefice di quei momenti. Si convince che deve conseguire il diploma e già immagina quale futuro vorrà costruirsi. Durante l’estate, prosegue con piacere dei lavori nei locali ben frequentati, raccogliendo abbastanza soldi per il biglietto di solo andata. Con il diploma e l’esperienza lavorativa nei locali nella sua valigia, parte alla volta della mitica Albione.
A Londra, Simona ricomincia dalla gavetta, ma se la fai nei locali giusti, le porte si aprono facilmente. Inizia con i pub nel centro della city, quelli, per intenderci, con moquette altissima e bottiglie centenarie quasi quanto alcuni clienti affezionati. Apprende l’arte dell’accoglienza formale, tipica degli anglosassoni, e sfodera tutto il suo inglese scolastico che, quasi per magia, diventa una lingua musicale una volta che ha tolto le asperità legate al vocabolario e alle forma grammaticali.
In Inghilterra e soprattutto nelle grandi città la mobilità sul lavoro, specialmente nel nostro settore, ha una marcia in più rispetto alla realtà italiana. Quindi, non è raro trovarsi ad affrontare, dopo pochi mesi, ruoli di responsabilità, soprattutto se si mostra la giusta motivazione e capacità. E Simona ha tutto questo, determinazione e capacità, lavora anche nel locale che ha reso famoso il flair in tutto il mondo, il TGI Friday’s, così come in tanti altri, per circa 9 anni. Poi, parte nuovamente e la troviamo negli Stati Uniti, a Miami, addirittura allo Sky Bar. Per chi non lo sapesse, si tratta di un bar ristorante pensato e ideato da Robert De Niro, con il “sunset” negli occhi, tanta spiaggia e clienti festosi, cocktail con gli ombrellini e frutta tropicale a volontà.
Avendo lavorato a fianco di grandissimi professionisti, Simona, al suo rientro in Italia, avrebbe potuto scegliere di continuare la sua carriera in locali altisonanti, magari in grandi città. Tuttavia, decide di fermarsi per qualche mese nella sua terra natale, nelle marche. Successivamente, va a trovare una sua carissima amica, con la quale aveva condiviso parte delle esperienze lavorative, a Biella. È qui che è sbocciato l’amore, in tutti i sensi: per la città e per la persona che le ha fatto battere forte il cuore.
Simona Trivelli: «Necessario far parte di un'associazione»
Chiediamo a Simona cosa significa per una donna affrontare un mestiere così impegnativo, sia all’estero che in Italia. La sua risposta non si fa attendere: «All’estero, la figura femminile sul bancone è sicuramente più apprezzata che in Italia. Le cose stanno cambiando, è vero, ma ci sono ancora troppe difficoltà e diffidenze nei confronti di una donna che vuole avere una carriera nel mondo del bar e dell’accoglienza in generale. Troppi stereotipi, sai. Una donna fatica a sopportare una mole di lavoro così elevata, che non avrai una vita sociale, eccetera, eccetera.» Simona continua «Consiglierei ad una giovane che inizia ad esplorare questo mondo di essere consapevole che sarà un percorso in salita, ma se saprà essere determinata potrà farcela. Come in un cocktail, occorre avere le giuste dosi degli ingredienti. In questo caso, una buona dose di determinazione, di coraggio, essere sempre preparati e avere tanta fiducia in sé stessi.»
Il cocktail Dolcenera
Simona Trivelli si è recentemente associata ad Abi Professional, anche se l’abbiamo spesso vista, prima della sua iscrizione, impegnata nelle varie iniziative dell’associazione insieme al suo compagno Roberto Pellerei, conosciuto affettuosamente come “cugino Bob” per gli amici. Pensi sia giusto per un professionista far parte di un’associazione? «Credo che non solo sia giusto ma necessario,» risponde Simona «in un’associazione la condivisione degli sforzi per migliorare qualitativamente la propria professione è una condizione fondamentale. Ad esempio, ho trovato questa dinamica in Abi Professional, ed è per questo che mi sono associata. Vedere le socie che con Abi Professional in Rosa si impegnano per elevare l’immagine delle barlady, specialmente per una nobile causa come la raccolta fondi per una associazione oncologica pediatrica, è un motivo di grande ispirazione.»
«Se fossi presidente di Abi Professional, o comunque alla guida di un’associazione di barmen, cercherei di organizzare iniziative territoriali per mostrare le nostre competenze, stimolare i giovani e incoraggiarli a trovare una scelta professionale in linea con le proprie attitudini. Non dimentichiamo,» continua Simona «che questo mestiere va vissuto con la giusta passione, che è la linfa che ci fa crescere.»
Quali personaggi ti hanno ispirata in questi anni? Simona risponde: «È facile da dirsi, ma sicuramente tutte le ragazze Abi in Rosa a partire da Irene, Giulia e tutte, proprio tutte, stanno facendo un grande lavoro con modestia ma concreto. Poi, ovviamente, Roberto che mi è sempre vicino e fa tanto per l’associazione con molta umiltà.»
La ricetta del “Dolcenera” presentato a Skyway (concorso di cocktail che si svolge nel punto più alto d’Europa) e con la quale Simona si è classificata prima.