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La Russia riapre le porte all’Italia Un export stimato 10 miliardi di euro

L’incontro recente tra Sergio Mattarella e il leader russo Vladimir Putin ha riaperto gli scambi commerciali tra Italia e Russia il cui blocco era costato all’agroalimentare 850 milioni di euro. Ora il settore può riprendere a marciare spedito: il disgelo può fruttare 10 miliardi di euro per tutto il Made in Italy

11 aprile 2017 | 12:40
La Russia riapre le porte all’Italia 
Un export stimato 10 miliardi di euro
La Russia riapre le porte all’Italia 
Un export stimato 10 miliardi di euro

La Russia riapre le porte all’Italia Un export stimato 10 miliardi di euro

L’incontro recente tra Sergio Mattarella e il leader russo Vladimir Putin ha riaperto gli scambi commerciali tra Italia e Russia il cui blocco era costato all’agroalimentare 850 milioni di euro. Ora il settore può riprendere a marciare spedito: il disgelo può fruttare 10 miliardi di euro per tutto il Made in Italy

11 aprile 2017 | 12:40
 

L’avvio del dialogo con la Russia crea le premesse per chiudere una guerra commerciale che ha provocato una perdita complessiva stimata ormai in oltre 10 miliardi per il made in Italy in termini di esportazioni. È quanto stima la Coldiretti in occasione dell'incontro a Mosca tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il premier russo Vladimir Putin, a 2 anni e otto mesi dall’embargo totale deciso nei confronti di importanti prodotti agroalimentari in risposta alle sanzioni statunitensi ed europee.

Vladimir Putin e Sergio Mattarella - La Russia riapre le porte all’Italia L’agroalimentare incassa 10 miliardi

Vladimir Putin e Sergio Mattarella (foto: Corriere.roma.it)

L’agroalimentare è l’unico settore ad essere colpito direttamente da un embargo totale sancito, come ritorsione alle sanzioni europee, dalla Russia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 che ha chiuso completamente le frontiere del paese di Putin ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con successiva proroghe. Un blocco che è costato al settore in Italia fino ad ora circa 850 milioni di euro anche perché al divieto di accesso a questi prodotti si sono aggiunte le tensioni commerciali che hanno ostacolato di fatto le esportazioni in tutto l’agroalimentare e anche negli altri settori, dalla moda fino alle auto, in cui era tradizionalmente forte la presenza italiana.
 
Nel 2016 le esportazioni italiane totali in Russia sono diminuite di un ulteriore 5,3% scendendo al minimo storico da almeno un decennio. La guerra commerciale con la Russia ha colpito duro interrompendo bruscamente una crescita travolgente delle esportazioni agroalimentari italiane verso la Russia, che nei cinque anni precedenti il blocco erano più che raddoppiate in valore (+112%). Lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha provocato peraltro in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano, Parmesan o burrata tutti rigorosamente realizzati in Russia.
 
In effetti alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy. Il rischio riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu.
 
«Ancora una volta - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - il settore agroalimentare è divenuto merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale. Si tratta di un costo insostenibile per l’Italia e l’Unione europea che è importante riprendano la via del dialogo».

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