Che cosa significa essere la cuoca e ristoratrice italiana più famosa negli Stati Uniti? Lo abbiamo chiesto a
Lidia Bastianich (
nella foto sotto e, a destra, il suo ritratto reralizzato da Renato Missaglia per la mostra "Cuochi a Colori") in occasione della kermesse “Identità Golose” a Milano. L’intervista è stata realizzata all’interno dello stand del Grana Padano.
«È una grande soddisfazione personale - ci spiega Lidia - ma significa anche che ci si deve sempre mantenere aggiornati, lavorare sempre di più e avere la responsabilità di mantenere alto il nome del cibo italiano all’estero».
Una delle caratteristiche più importanti dei suoi locali, è quella di utilizzare prodotti italiani, alcuni di produzione propria, altri acquistati da fornitori di fiducia.
«Una cucina tradizionale non si può realizzare senza i prodotti tradizionali. Perciò se voglio fare un risotto “come Dio comanda”, come si suol dire, devo avere un riso di qualità Arborio o Carnaroli, devo avere il Grana Padano e l’olio buono, ecc. Come cuoca io non sono proprio niente se non ho in mano prodotti buoni. Nel mercato americano adesso si trova quasi tutto. Quando ho aperto il primo ristorante ben 40 anni fa c’era ben poco, perciò era molto difficile offrire una cucina italiana senza avere a disposizione tutti i prodotti made in Italy. Adesso bisogna dire che si danno molto da fare i produttori e gli importatori; è merito anche degli stessi ristoranti che chiedono di poter acquistare prodotti italiani; e poi anche il popolo americano, che è molto attento e informato sui prodotti buoni, sui prodotti giusti, sui prodotti italiani. Li richiedono espressamente. Sanno tanto quanto me dei prodotti italiani».
Abbiamo poi domandato a Lidia Bastianich come si presentano oggi i gusti degli americani, che cosa chiedono quando si siedono alla tavola di un ristorante.
«Chiedono ad esempio un bel piatto di prosciutto, che deve essere di Parma o San Daniele, un pezzetto di Grana Padano, aceto balsamico tradizionale, ecc. Conoscono tutto, vogliono anche la goccia di aceto balsamico sul Grana e così via. Conoscono bene anche i vini. Si tratta di un’apertura nei confronti della cultura italiana. L’arte e la musica già le conoscono e le apprezzano, ed ora sempre più si avvicinano al nostro cibo».
Sono trascorsi 40 anni dall’apertura del primo ristorante. Oggi il gruppo conta ben 27 locali. Ma negli Stati Uniti, e più in generale all’estero, permane il problema dei ristoranti che dicono di proporre cibo italiano ma che in realtà nulla ha a che vedere con il vero Made in Italy...
«Questo è un grave problema - ci spiega Lidia - perché il cibo italiano si vede bene, si riconosce. Il vero cibo italiano è tutta un’altra cosa. C’è anche un problema di costo, perché se vuoi offrire del buon cibo devi spendere molto, e tanti fanno tagli sui costi, ma quello che ne risulta è solo un brutta copia del cibo italiano. Anche i giornalisti americani parlano molto del cibo italiano, tanto che i clienti diventano degli esperti».