Che dei ristoranti chiudano per le
stangate della Tares è forse esagerato affermarlo, ma che la nuova tassa sui rifiuti rappresenti la classica goccia che fa traboccare il vaso è sicuro. Il raddoppio, quando va bene, rappresenta un aggravio insopportabile dei già pesanti balzelli che stanno strangolando il settore dei
pubblici esercizi. Che sia giusto mettere ordine nel vergognoso sistema dei rifiuti italiani è più che scontato, ma che improvvisamente diventino soggetti ad alto livello di inquinamento i ristoranti o i negozianti di prodotti alimentari, francamente è una stupidata italiana che ci saremmo potuti risparmiare.
Non è il caso di tirare in ballo la
terra dei fuochi e il peggio che la politica italiana collusa con la camorra ha saputo esprimere, ma certo non è con una Tares esagerata che colpisce cuochi o fruttivendoli che diamo una svolta. Che senso ha mettere in ginocchio piccole aziende facendo pagare la raccolta dei rifiuti prodotti non già sull’attività svolta (misurabile sui ricavi, fino ad accertamento fiscale che dimostri eventuali differenze) ma sulla superficie dei locali? Per un Paese che sul turismo dovrebbe basare le sue residuali possibilità di innescare una ripresa stabile, un simile meccanismo mortifica la nostra capacità di offrire ospitalità. E per assurdo, chi più ha investito per avere un bel locale, spazioso e con superfici importanti, oltre a pagare le tasse sull’immobile, deve pagare anche quelle sui rifiuti come se ospitasse una mensa superaffollata.
Se ancora ce ne fosse bisogno, abbiamo la conferma di come la politica italiana (destra, sinistra, centro e grillini compresi) continua a non considerare la ristorazione un comparto importante del sistema economico. O meglio, finora è stato così e i risultati negativi li abbiamo visti. Le novità delle ultime settimane, nonché gli annunci di riduzione delle tasse da parte del Governo, potrebbero però ora essere l’occasione di una svolta per portare al centro delle politiche di sviluppo tutta la filiera del cibo. Anche perché sarebbe demenziale e incoerente colpire questo mondo mentre andiamo organizzando un’Expo che per tema ha proprio l’alimentazione...
Più di tanti discorsi, è quindi tempo che Renzi, Grillo e Berlusconi aprano gli occhi e si rendano conto che non si vive solo di Ilva, Monte dei Paschi o Fiat. L’Italia sta in piedi e ha un’immagine nel mondo “anche” perché abbiamo la storia, l’arte, la moda, il design e, oggi soprattutto, il Trentodoc, il Chianti, il Grana Padano, la mozzarella, l'olio, i salumi, la pasta, i carciofi, i pomodori e centinaia di Dop e Igp. Abbiamo un territorio e un’ospitalità da valorizzare, con imprenditori che non chiedono sussidi o aiuti, ma solo la semplificazione di molte procedure e, almeno, niente nuove tasse. La Tares, così come è organizzata, è una delle oscenità da modificare. Facciamo in modo che la si paghi in maniera più equa e meno punitiva. La Terza Repubblica comincia anche da qui.