Tromba d’aria nel Lazio, danni per 20 milioni di euro all'agricoltura

30 settembre 2022 | 10:17

Serre e alberi abbattuti, capannoni scoperchiati, coltivazioni devastate, frane, strade crollate per la violenza della bomba d’acqua, fiumi di fango e trombe d’aria con danni per oltre 20 milioni di euro. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti con la richiesta dello stato di calamità in riferimento all’ultima ondata di maltempo che ha colpito dalla capitale Roma fino alle aree meridionali del Lazio tra Sabaudia, Terracina e Formia mentre lo stato di allerta arancione della protezione civile viene esteso a Campania, Molise e Toscana e quello giallo in altre 11 regioni lungo la penisola.


Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.


La violenza del maltempo colpisce dopo una estate che dal punto di vista climatologico è stata la seconda più bollente mai registrata nella Penisola con una temperatura media superiore di ben +2,06 gradi rispetto alla media, su valori vicini al massimo registrato nel 2003, secondo la Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr che registra le temperature dal 1800. Ma l’estate che si è finita si classifica come la peggiore del decennio con ben 1642 trombe d’aria, grandinate e bufere di acqua e vento, in aumento di oltre cinque volte rispetto all’inizio del decennio sulla base dei dati dell’European Severe Weather Database (Eswd). Una situazione che fa salire il conto dei danni in una stagione in cui per effetto del clima anomalo che, tra siccità e maltempo, hanno superato i 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nazionale.


Le ultime ondate di nubifragi e grandinate che si sono abbattute su terreni secchi i quali non riescono ad assorbire l’acqua che causa frane e smottamenti con oltre 9 comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) che hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico, secondo dati Ispra. Le aree perse in Italia dal 2012 avrebbero garantito l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde e aggravano la pericolosità idraulica del territorio.

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Alberto Lupini


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