Maltempo, per Coldiretti a rischio le semine autunnali di grano e orzo

21 novembre 2022 | 11:00

Uliveti devastati con rami spezzati e chiome danneggiate, serre scoperchiate, allarme per le semine dei cereali e ortaggi e frutta a rischio dai carciofi al radicchio, dai cavolfiori alle verze, dalle insalate ai kiwi, dalle arance all’ultima uva da tavola.

È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti in riferimento all’ultima ondata di maltempo sul Centro Sud dalla Calabria al Lazio, dalla Campania alla Puglia fino alla Sicilia, con bombe d’acqua e tornado a macchia di leopardo sull’Italia per l’arrivo del ciclone Poppea.

«Una situazione meteo estrema – afferma la Coldiretti – che rischia di compromettere le semine autunnali di grano e orzo in un momento storico in cui il Paese ha bisogno di sfruttare tutto il proprio potenziale produttivo per difendere la sovranità alimentare nazionale dagli effetti speculativi della guerra in Ucraina e da quelli dei cambiamenti climatici in Italia e nel resto del mondo».

«L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – evidenzia Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi. Con gli ultimi temporali sono saliti a ben 146 eventi estremi lungo la Penisola nel mese di novembre con tornado, tempeste di vento, violenti temporali e bombe d’acqua che hanno colpito la Penisola dopo un lungo periodo di caldo anomalo e siccità».

Una situazione che compromette le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. che superano già i 6 miliardi di euro dall’inizio dell’anno, pari al 10% della produzione nazionale.

«Per questo – continua la Coldiretti – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. Per evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza servono interventi strutturali che vanno dalla realizzazione di opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica fino a un vero e proprio piano infrastrutturale per la creazione di invasi che raccolgano l’acqua piovana in eccesso da usare quando poi ce ne è bisogno».

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Alberto Lupini


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