Sono già migliaia gli agricoltori che con i trattori sono scesi in piazza per difendere la dieta mediterranea sotto l’attacco di inganni, cibi low cost e speculazioni avallate dall’Unione Europea che mettono a rischio la produzione di grano, pomodoro, olio extravergine e mozzarella made in Italy. La mobilitazione di migliaia di agricoltori italiani con trattori al seguito, organizzata dalla Coldiretti, si sta svolgendo al Palabarbuto a Napoli, città in cui visse per 40 anni lo scienziato statunitense Ancel Key che per primo ha evidenziato gli effetti benefici della dieta mediterranea.
Dai pizzaioli acrobatici ai casari che preparano la mozzarella, alla manifestazione non mancano fusti di pomodoro concentrato cinese e mozzarella dell’est Europa, poiché la Campania è la regione principale di destinazione per sfruttare impropriamente l’immagine di qualità conquistata nell’alimentare. Negli striscioni si legge “Subito l’etichetta di origine”, “Salviamo il San Marzano!”, “La mozzarella si fa con il latte”.
“Gli italiani lo fanno meglio” è scritto sopra all’esposizione della “Black list dei cibi più contaminati”, stilata sulla base delle analisi condotte dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e che riguarda alimenti di uso comune arrivati in Italia da diversi continenti anche per effetto delle agevolazioni concesse dall’Unione Europea, dalla arance alle fragole, sino al peperoncino.
Con la quasi totalità (92%) dei campioni risultati irregolari per la presenza di residui chimici, sono i broccoli provenienti dalla Cina il prodotto alimentare meno sicuro, ma a preoccupare è anche il prezzemolo del Vietnam con il 78% di irregolarità e il basilico dall’India che è fuori norma in ben 6 casi su 10.
La conquista della vetta della classifica da parte della Cina non è un caso poiché il gigante asiatico anche nel 2015 ha conquistato il primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, da parte dell’Unione Europea, secondo un’elaborazione della Coldiretti sulla base della Relazione sul sistema di allerta per gli alimenti. Su un totale di 2.967 allarmi per irregolarità segnalate in Europa, ben 386 (il 15%) hanno riguardato il gigante asiatico che in Italia nello stesso anno ha quasi quadruplicato (+379%) le esportazioni di concentrato di pomodoro, che hanno raggiunto circa 67 milioni di chili nel 2015, pari a circa il 10% della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente.
Se nella maggioranza dei broccoli cinesi è stata trovata la presenza in eccesso di Acetamiprid, Chlorfenapyr, Carbendazim, Flusilazole e Pyridaben, nel prezzemolo vietnamita i problemi derivano da Chlorpyrifos, Profenofos, Hexaconazole, Phentoate e Flubendiamide, mentre il basilico indiano contiene Carbendazim che è vietato in Italia perché ritenuto cancerogeno.
Nella classifica dei prodotti più contaminati elaborata alla Coldiretti ci sono però anche le melagrane dall’Egitto, che superano i limiti in un caso su tre (33%), ma fuori norma dal Paese africano sono anche l’11% delle fragole e il 5% delle arance che arrivano peraltro in Italia grazie alle agevolazioni all’importazione concesse dall’Unione Europea. Con una presenza di residui chimici irregolari del 21% i pericoli vengono anche dal peperoncino della Thailandia e dai piselli del Kenia, contaminati in un caso su dieci (10%). I problemi riguardano anche la frutta dal Sud America, come i meloni e i cocomeri importati dalla Repubblica Dominicana che sono fuori norma nel 14% dei casi per l’impiego di Spinosad e Cypermethrin.
È risultato irregolare il 15% della menta del Marocco, un altro Paese a cui sono state concesse agevolazioni dall’Unione Europea per l’esportazione di arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva e pomodori da mensa che hanno messo in ginocchio le produzioni nazionali. L’accordo con il Marocco è fortemente contestato dai produttori agricoli proprio perché nel Paese africano è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa.
L’agricoltura italiana è la più green d’Europa con 281 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all’utilizzo degli Ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%).
Dopo che nel 2015 in Italia sono aumentate del 279% le importazioni dell’olio di oliva della Tunisia per un totale di oltre 90 milioni di chili, secondo la Coldiretti è un errore l’accesso temporaneo supplementare sul mercato dell’Unione di 35mila tonnellate di olio d’oliva tunisino a dazio zero, per il 2016 e 2017. Il nuovo contingente agevolato va ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l’import in Italia dal Paese africano.
«Non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri», ha sottolineato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo (nella foto) nel sottolineare che «bisogna liberare le imprese italiane dalla concorrenza sleale delle produzioni straniere realizzate in condizioni di dumping sociale, ambientale con rischi concreti per la sicurezza alimentare dei cittadini».
«In un momento difficile per l’economia italiana - ha aggiunto Moncalvo - bisogna investire sulla trasparenza e introdurre senza esitazione in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti come ha chiesto il 96,5% degli italiani sulla base della consultazione pubblica online sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche agricole. Finalmente ci sono le condizioni per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza sotto la spinta di Italia e Francia, alla quale è stata già concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea per l’etichettatura di origine».
Black list dei cibi più contaminati
PRODOTTO |
PAESE |
% IRREGOLARITA’ PER RESIDUI CHIMICI |
Broccoli |
Cina |
92% |
Prezzemolo |
Vietnam |
78% |
Basilico |
India |
60% |
Melagrane |
Egitto |
33% |
Peperoncino |
Thailandia |
18% |
Menta |
Marocco |
15% |
Meloni/Cocomeri |
Rep. Dominicana |
14% |
Fragole |
Egitto |
11% |
Piselli |
Kenia |
10% |
Arance |
Egitto |
5% |
Fonte: Elaborazioni Coldiretti su dati Rapporto EFSA 2015