Ho iniziato questo lavoro, cha ancora amo, nei primi anni ’90 e i miei mentori (Cesare Lanza e Paolo Mosca) mi hanno sempre insegnato che alle conferenze stampa si arriva puntuali e si va via quando inizia il buffet. Sì, avete capito bene, quando inizia il buffet, per non dover fare a gomitate e parlare con la bocca piena, magari con un console o un importante direttore di testata. Cosa diversa se sei invitato a cena, ma questa è un’altra storia.
Da anni vedo un sottobosco di pseudo-giornalisti che vantano direzioni a fantomatici giornali o inesistenti riviste, siti web o blog, presenti ad ogni evento possibile in giro per Milano. Una vera e propria organizzazione che, tra passaparola, telefono, sms, mail e social network riesce ad essere ovunque. Un modo assai ingegnoso per sbarcare il lunario pranzando e cenando “a sbafo”. Ne ho viste di ogni, in 25 anni: all’inizio erano le giornaliste d’antan al Circolo della Stampa che si riempivano le tasche e la borsa di tartine (da qui il nome “tartineuse”), poi il fenomeno è cresciuto in maniera esponenziale.
Negli anni ’90, nel periodo d’oro delle inaugurazioni della tv e delle presentazioni, vedevo gente che si infilava panini, tartine, frutta e pasticcini nella borsa o nelle tasche e faceva letteralmente incetta di gadget, uscendo ed entrando un paio di volte! Ho raccolto su Facebook lo sfogo di un importante collega che aveva sentito una conversazione sull’autobus di una pseudo-giornalista del sottobosco degli arraffoni, al telefono con una sua collega: «Senti ma siete in terrazza? Com'è il catering? Ah, nulla di che... ci sono solo stuzzichini mi dici! Ah, e il cibo, niente di caldo? Ma il regalo non c'è? Beh, allora non vengo; niente regalo, stuzzichini... A proposito sai che presentano il CD di...? Mi raccomando non dirlo a nessuno. Sì, ma stasera c'era pure l'altro evento. Vabbè dai, ci sentiamo domani».
Ne conosco personalmente tanti di questi soggetti, mi sono sempre domandata come facciano gli uffici stampa, anche importanti (gruppi televisivi, grossi brand o enti del turismo) a continuare ad invitarli, lasciando fuori magari giornalisti “veri” con background di tutto rispetto; si vede che la “faccia di tolla” paga molto più della professionalità... vera!