Crisi dei consumi, filiera divisa, sistema-Paese lontano dalle esigenze del mercato. È l’analisi del settore che Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, ha delineato alla presentazione del Monitoraggio degli oli di oliva e di sansa, svoltosi oggi a Roma. I dati parlano chiaro: nel 2013 la contrazione della domanda, interna ed estera, ha molto pesato sull’andamento del comparto. Nel dettaglio, le aziende hanno commercializzato sul mercato italiano 94.329 tonnellate di oli di oliva e di sansa, registrando un calo del 3,5 rispetto all’anno precedente.
A fare la parte del leone, è l’extravergine con 69.730 tonnellate (73,5 degli oli venduti), seguito dall’olio di oliva (22,5), ed il 2,3% per la sansa. I più venduti sono gli oli convenzionali, vale a dire le grandi marche italiane, con 69.370 tonnellate: in pratica, il 91,6% della categoria. Il “100%” italiano si attesta a 4.543 tonnellate (6,5% del settore), mentre olio biologico e Dop/Igp rappresentano l’1,9% delle vendite di extra in Italia (1270 tonnellate). La Grande distribuzione organizzata rappresenta il principale canale di vendita per il comparto.
Anche i volumi dell’export sono diminuiti con 117.898 tonnellate di oli di oliva e sansa scambiati all’estero (-14,7%). Ciò ha inciso negativamente sul settore, da sempre caratterizzato da una forte propensione internazionale. L’extravergine nel 2013 ha perso il 15,4 dell’intera categoria: sono calati anche gli oli convenzionali (-25,4), quelli di origine italiana (-25,4), il biologico (-23,3).
Alla fine dell’anno, la ripresa ha cominciato a farsi sentire, per poi rafforzarsi nei primi mesi del 2014. Stando ai dati del monitoraggio del periodo novembre 2013-aprile 2014, il settore rileva una tendenza positiva, con una robusta crescita a due cifre degli oli extravergini di oliva, rispetto allo scorso anno, dovuta principalmente alle marche italiane. Il dato positivo inizia a confermarsi anche per le esportazioni, che registrano una discreta ripresa nei primi mesi dell’anno, con segni di rafforzamento in aprile.
Per il 2013, l’Italia mantiene la leadership mondiale nell’olio confezionato. Tuttavia, le imprese soffrono sempre di più nella competizione internazionale, rispetto alla Spagna, concorrente storico dell’industria italiana, ed ai Paesi emergenti (Nord Africa, Australia, Stati Uniti). Il motivo è da ricercarsi nella rigidità del sistema-Paese, che mette in difficoltà le imprese, abituate a confrontarsi con il mercato ma sempre più svantaggiate rispetto alla concorrenza straniera.
A questo si aggiungono le divisioni interne alla filiera, che non consentono di investire su una promozione complessiva dell’olio d’oliva nei principali mercati. «Correre da soli non fa bene - ha osservato Giovanni Zucchi, neo-presidente di Assitol - i nostri competitors possono contare su un sistema nazionale che valorizza l’intero settore oleario, difendendolo in caso di attacchi esterni e di polemiche pretestuose. Uno svantaggio competitivo che dobbiamo cercare di colmare, ognuno con un passo verso l’altro».