In merito alla vicenda che riguarda l’azione dell’Unione nazionale consumatori (Unc) contro lo spot della Coca-Cola giudicato ingannevole (tanto che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha parlato di "notizie nutrizionali fuorvianti"), l'azienda che produce la nota bevanda ha diramato una nota stampa in cui chiarisce i provvedimenti adottati. Netta la replica del segretario generale dell’Unc, che sottolinea come nella sua nota la multinazionale abbia comunque ammesso l'ingannevolezza di alcuni messaggi pubblicitari e nonostante ciò insista nel difendere il proprio operato.
Riportiamo qui di seguito la nota di Coca-Cola.
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Il procedimento in oggetto si è chiuso positivamente a seguito dell’accoglimento delle modifiche proposte dalla nostra azienda da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), che conseguentemente non ha emesso alcuna sanzione. Abbiamo accolto con favore questa conclusione perché coerente con il nostro impegno ad essere chiari in tutte le comunicazioni al consumatore.
L’opuscolo “Cosa c’è in Coca-Cola” usato in Italia nel 2012 è stato pensato come una guida utile per i consumatori che volevano saperne di più circa gli ingredienti utilizzati nella Coca-Cola. Riteniamo che la nuova versione di tale opuscolo, valutata positivamente dall’Agcm, continui a perseguire efficacemente quest’obiettivo.
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Massimiliano Dona (nella foto), segretario generale dell’Unione nazionale consumatori, ha commentato così le parole di Coca-Cola.
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È sconcertante l’atteggiamento di alcune grandi aziende che vogliono avere sempre ragione. Invece di tacere anche per rispetto dei consumatori traditi da messaggi pubblicitari scorretti, il management di Coca-Cola ha pensato bene di avventurarsi in una difesa impossibile: sostenere che l’esito del procedimento davanti all’Autorità Garante della Concorrenza sia un buon risultato, persino una conferma della correttezza commerciale dell’azienda. È vero che non c’è stata sanzione, ma questo perché (è bene spiegarlo ai non addetti ai lavori) l’azienda ha ammesso l’ingannevolezza di alcuni messaggi ed ha scelto la procedura degli “impegni”, una sorta di patteggiamento per evitare la condanna con l’impegno appunto di modificare per il futuro la propria comunicazione.
Devo rilevare che Coca-Cola manca di buon gusto spingendosi fino al ridicolo per difendersi pubblicamente di fronte all’evidenza di un comportamento scorretto. Se l’azienda fosse stata socialmente responsabile, invece, mi sarei aspettato una seria verifica interna della comunicazione commerciale e del marketing pubblicitario che si dimostra schizofrenico come ho già rilevato in passato, evidenziando che dopo la campagna invernale fondata su bottiglie di formato più grande, abbiamo assistito a quella estiva che promuoveva i formati più piccoli in una prospettiva di minor apporto calorico.
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