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Consumi di vino: il comparto ha bisogno di strumenti di monitoraggio efficaci

Nel mid-term 2024, il comparto vitivinicolo italiano mostra segnali preoccupanti: calo tendenziale dei consumi nei principali mercati, cantine piene, dazi Usa in arrivo e una produzione ancora troppo elevata. Uiv e Frescobaldi chiedono meno quantità e più qualità, nuove strategie di mercato e strumenti gestionali come dashboard per governare la crisi

05 luglio 2025 | 08:00
Consumi di vino: il comparto ha bisogno di strumenti di monitoraggio efficaci
Consumi di vino: il comparto ha bisogno di strumenti di monitoraggio efficaci

Consumi di vino: il comparto ha bisogno di strumenti di monitoraggio efficaci

Nel mid-term 2024, il comparto vitivinicolo italiano mostra segnali preoccupanti: calo tendenziale dei consumi nei principali mercati, cantine piene, dazi Usa in arrivo e una produzione ancora troppo elevata. Uiv e Frescobaldi chiedono meno quantità e più qualità, nuove strategie di mercato e strumenti gestionali come dashboard per governare la crisi

05 luglio 2025 | 08:00
 

Da pochi giorni siamo entrati nella seconda metà dell’anno. C’è sempre il buontempone che, con il sorriso, comunque affermando semplicemente il vero, può sempre dire...altri 170 giorni ed è Natale! Alla data fatidica del 30 giugno avremmo voluto fare il mid-term checkpoint, giusto per adempiere alla data precisa, sul comparto vini. E però ci siamo presi slittamento di qualche giorno in quanto abbiamo ritenuto indispensabile giovarci, visto il focus sul comparto vini, degli esiti dell’Assemblea Nazionale della Uiv, presieduta da Lamberto Frescobaldi. Uiv, giusto per capirci, conta circa 800 soci che costituiscono tutti insieme, l’85% dell’export.

Vino, piove sul bagnato

Quello che risulta evidente, e la cosa ci cruccia non poco, è che le riflessioni che sortiscono dalla suddetta Assemblea Nazionale appaiono, nella gran parte dei casi, tardive e scontate. Ci sia consentito un esempio. Quando piove, piove. Dichiarare che piove, quando magari ci si è già inzuppati di acqua e stante il vento che ci si è messo di suo a rendere inservibile l’ombrello, la situazione peggiora e si sente freddo e si ha timore di malanno incipiente, è a dir poco pleonastico. Ci si può aspettare un... e meno male che me lo dici, ma me ne ero accorto da me!

Consumi di vino: il comparto ha bisogno di strumenti di monitoraggio efficaci

Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv

Diverso è preavvertire della pioggia imminente quando si intravede il primo lampo in lontananza e dopo qualche attimo il primo tuono. Diverso ancora è saper leggere ed interpretare i bollettini meteo.Scopriremo poi che i dati bisogna saperli leggere con contezza, Lollobrigida dixit. Ecco, Uiv ha dichiarato che ci sono delle difficoltà nel comparto vino e che si tratta pertanto di individuare nuove dinamiche di mercato. Ma davvero? E da quale think tank è emersa questa riflessione? Ancora, si è scoperto, forse scoperchiando qualche serbatoio mentre si stava cercando il telefonino che non si trovava più, che le cantine sono piene di vino della vendemmia 2024 (e la 2023 no?) e che nell’aggiungere a questo vino, posto che vi sia capacità in volume, anche il vino della vendemmia imminente (appena due mesi e si comincia), si arriva a 90milioni di ettolitri: circa 150litri a testa per ogni connazionale. Testuale la dichiarazione del presidente Frescobaldi: «Visto il calo dei consumi a livello globale, non possiamo più permetterci di inondare la Cantina Italia con vendemmie da 50 milioni di ettolitri, che rappresentano la media produttiva degli ultimi 25 anni».

Vino, guardare altri mercati

Si paventa, dopo ragionamenti mica semplici, la sciagura del crollo dei prezzi, con ribassi in doppia cifra. Al contempo, sebbene di poco, la superficie vitata è in crescita. Altra considerazione: preoccupano i dazi al 10% sul mercato statunitense. Allora si è fatta una cosa proprio bella: chi ha preso il globo, chi ha preso l’atlante geografico, chi si è guardato le mappe su Google, e si è visto che esistono anche altri Paesi e quindi altri mercati oltre quello Usa. Non solo, visto che si studia e ci si aggiorna costantemente, si è anche scoperto che esiste il Mercosur, sorta di mercato comune del Sud America al quale aderiscono Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Sospesi la Bolivia e il Venezuela. Stiamo parlando di 260milioni di persone. Chi non ha chiuso frettolosamente l’atlante ha poi visto che esistono anche altri due minuscoli Paesi: la Cina e l’India.

Consumi di vino: il comparto ha bisogno di strumenti di monitoraggio efficaci

Il calo dei consumi di vino non è contingente

La caduta tendenziale del consumo di vino è innegabile. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv, i primi cinque mesi dell’anno corrente (giureremmo che sono dati corretti anche se letti come primo semestre) accusano forti cali dei volumi consumati. In particolare (e qui more solito arrotondiamo) il mercato domestico accusa circa il -2%, UK -3%, USA -5%, Germania -10%. Stiamo parlando dei quattro mercati che, tutti insieme, valgono il 73% del fatturato del vino italiano.

Vino, il calo dei consumi è tendenziale

Sia benvenuto e bene accolto, quindi, il monito del presidente Frescobaldi quando afferma che «non possiamo più permetterci vendemmie da 50 milioni di ettolitri». Ovvero, ci sia consentito chiosare: lo vogliamo capire sì o no che il calo dei consumi non è effimero e non è contingente, bensì è espressione manifesta di una caduta tendenziale che, tra l’altro, non è mica cominciata ieri mattina? I dazi di Trump costituiscono ulteriore elemento di incertezza ma lo vogliamo capire sì o no che al più concorrono a svelare uno scenario che non piace, ma non costituiscono il fattore che ha scatenato il suddetto scenario? Sì, ci si mette anche Oms con i suoi anatemi contro il vino e però il calo dei consumi era fenomeno cogente già ben prima degli anatemi della Oms.

Che fare? Innanzitutto, produrre meno e produrre meglio. Una stretta sulle rese e uno sfoltimento delle Doc. A momenti c’è una Doc per ogni vigneto (ribadiamo: vigneto, non vitigno). E diminuire la superficie del vigneto Italia? Quesito da risposta non semplice, soprattutto se ci si lascia prendere da considerazioni emotive più che razionali. A momenti sembra quasi di sentirsi complici di eutanasia. Ennio Flaiano, con il suo beffardo “la situazione è grave ma non seria” ci sovviene allorquando sentiamo il ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle forese Francesco Lollobrigida che, nel difendere in buona sostanza le ragioni di Trump circa l’applicazione dei dazi prima afferma che il depressionismo non avvantaggia nessuno, così invitando a leggere i dati con contezza (!). Ecco, appunto, signor ministro, leggiamo i dati con contezza, please!

Consumi di vino: il comparto ha bisogno di strumenti di monitoraggio efficaci

Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida

E il ministro, oramai lanciato, prosegue concludendo che «le cose per il vino non stanno andando male» e che «l'allarmismo costante è il primo nemico delle imprese». Forse è il secondo, laddove situeremmo al primo posto l’insana abitudine di nascondere la polvere sotto il tappeto. Il ministro Lollobrigida, reduce dal viaggio a Washington si fa paladino della decisione di Trump sull’imposizione dei dazi e, testualmente, affferma: «Dobbiamo saper leggere le ragioni degli altri. Ognuno guarda al suo interesse e lo porta avanti». Ministro, Lei che è così tanto abile nel leggere i dati con contezza, per piacere, ci regala qualche suggerimento ? Ma certo che il ministro Lollobrigida un suggerimento, benevolmente e generosamente lo elargisce: aumentiamo le importazioni dagli USA della soia e della carne, così il tycoon si ammansisce e vedrete che staremo tutti meglio.

Crisi del vino, servono gli strumenti giusti

Esemplare, una breve lectio magistralis, il suggerimento del presidente Frescobaldi: «Bisogna avere il cruscotto come in macchina per capire se c'è abbastanza carburante, se c'è il giusto livello di acqua e se la temperatura è quella giusta». Proprio così. Questi strumenti esistono, altroché se esistono. In gergo sono denominati “dashboard” e dashboard ha sua traduzione in italiano proprio con la parola “cruscotto”. Conclusione piccola piccola, inadeguata e quindi deludente per un mid-term checkpoint: cari addetti ai lavori del comparto vitivinicolo, vi azzardereste a guidare la vostra auto con la consapevolezza che essa non è dotata di cruscotto? Io penso di sì. Io lo farei. Lo farei per ben 130 metri, non di più. Ecco, e guidare l’azienda senza dashboard? Se è spunto di riflessione e se contribuisce a farci meditare, questa conclusione, questo invito perentorio all’utilizzo sapiente del dashboard, non è una conclusione piccola piccola.

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