La Sicilia è un territorio vitivinicolo dinamico e ricco di sfaccettature, dove la passione per la terra si intreccia con una visione lungimirante. Dalle parole dei suoi protagonisti emerge un quadro vivace, animato da un profondo senso di responsabilità verso la sostenibilità ambientale e sociale, da un fertile dialogo tra vino e arte che sfocia in progetti creativi e inclusivi, e da una rinnovata attenzione alla ricchezza del patrimonio ampelografico isolano.
La riscoperta di vitigni autoctoni, come il versatile Catarratto e il promettente Perricone, si affianca alla celebrazione di icone come il Marsala e all'esplorazione delle potenzialità uniche del terroir dell'Etna, con i suoi spumanti in ascesa. Un mosaico di iniziative che testimoniano l'evoluzione del vino siciliano, tra radici profonde e uno sguardo audace verso il futuro.
Caruso e Minini: impegno generazionale per la sostenibilità a 360°
Giovanna Caruso, con la passione che traspare dalle sue parole, introduce la filosofia che guida Caruso e Minini: «Quando dico che per noi la sostenibilità è a 360 gradi, intendo proprio un approccio olistico. Non ci limitiamo al solo aspetto ambientale, pur fondamentale. La nostra generazione, composta da me, mia sorella e mio marito, ha ereditato un'azienda familiare con una forte identità, ma sentiamo la responsabilità di proiettarla nel futuro con una consapevolezza diversa. Questo si traduce, in primo luogo, nella decisione radicale di convertire tutti i nostri ettari in regime di agricoltura biologica»

Il Perripò di Caruso & Minini con una delle etichette disegnata dai ragazzi del laboratorio Zanzara
«Crediamo fermamente che la salute della nostra terra sia inscindibile dalla qualità dei nostri vini. Ma la sostenibilità per noi va oltre la tutela dell'ambiente: abbraccia anche la sfera sociale. Ed è in quest'ottica che nasce il nostro prezioso progetto con il laboratorio Zanzara di Torino. Lavorare con questi ragazzi, che hanno delle sfide importanti ma anche una sensibilità e una creatività straordinarie, è un'esperienza che arricchisce profondamente la nostra azienda».

Giovanna Caruso
«Abbiamo voluto condividere con loro il nostro mondo, dai vigneti alla cantina, fino alla bellezza del territorio di Marsala, con le sue saline e i fenicotteri rosa. L'idea di trasformare le loro opere d'arte in etichette per i nostri vini è un modo per dare voce al loro talento e per portare un pezzetto della nostra terra in ogni bottiglia, raccontando storie uniche e vibranti».
Via Salemi, 3 91025 Marsala (Tp)
Donnafugata: quando il vino si fa narratore di storia, arte e identità culturale
Gabriella Favara evoca il legame profondo che unisce Donnafugata alla storia e alla cultura siciliana: «Per noi, il vino non è solo un prodotto, ma un vero e proprio linguaggio che può esprimere l'essenza di un territorio e la sua anima. Quando abbiamo pensato a questa edizione speciale del Mille e la Notte dedicata a “Il Gattopardo”, abbiamo voluto celebrare un'opera che ha segnato profondamente l'immaginario collettivo e che ha un legame indissolubile con la nostra terra.

La tenuta Contessa Entellina di Donnafugata
«“Il Gattopardo”, non è solo un romanzo o un film, ma un affresco della Sicilia, delle sue dinamiche e della sua bellezza. È proprio da lì, dalla ricerca di un nome che potesse raccontare la storia della nostra famiglia e il legame con queste terre, che nacque Donnafugata, un nome che richiama la tenuta del principe di Salina».

Gabriella Favara
«Il nostro vino affonda le sue radici proprio in quelle terre, tra le vigne accarezzate dal sole e i cieli stellati della nostra Contessa Entellina. Presentare questa edizione speciale a Vinitaly è stata un'occasione per condividere questa narrazione con i nostri appassionati, invitandoli a sognare e a lasciare un segno in questo “mondo stellato” che è l'etichetta del Mille e una Notte».
Via Sebastiano Lipari 18 91025 Marsala (Tp)
Tenute Orestiadi: un'azienda che respira l'aria dell'arte contemporanea e la trasforma in vino
Rosario Di Maria descrive l'unicità di Tenute Orestiadi, un progetto nato da una visione condivisa con Ludovico Corrao: «La nostra azienda non è semplicemente un produttore di vino a Gibellina; è un'emanazione del fermento culturale che ha animato la ricostruzione di questa città dopo il terremoto. L'arte contemporanea è nel nostro Dna, è parte integrante della nostra identità. Le Tenute Orestiadi nascono proprio da questo incontro tra il mondo del vino e il desiderio di rinascita attraverso l'arte».

Un'esposizione esterna del Barrique Museum di Tenute Orestiadi
«Condividere il percorso visionario di Ludovico Corrao significa per noi portare avanti un progetto che va oltre la produzione vinicola. Il Barrique Museum all'interno della nostra cantina è una testimonianza tangibile di questo legame. E la nostra partecipazione attiva alla candidatura di Gibellina come capitale italiana dell'arte contemporanea nel 2026 è un ulteriore passo in questa direzione».

Rosario Di Maria
«Stiamo lavorando con l'amministrazione comunale e la Fondazione Orestiadi per creare un evento memorabile che celebri questo importante riconoscimento, e il nostro contributo sarà anche un'edizione limitata di un vino speciale dedicato agli artisti che arricchiranno Gibellina con le loro opere. È un modo per onorare la visione di Ludovico e per continuare a costruire un futuro in cui vino e arte si nutrono reciprocamente».
Via Goethe, 3 91024 Nuova Gibellina (Tp)
Firriato: esplorando le potenzialità dell'Etna
Vinzia Novara Di Gaetano con entusiasmo parla dell'impegno di Firriato sull'Etna: «L'Etna per noi non è solo una zona di produzione, ma un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, un territorio unico con caratteristiche pedoclimatiche straordinarie. La nostra gamma di spumanti Gaudensius rappresenta un investimento significativo, non solo economico ma soprattutto culturale».

I vigneti di Firriato ai piedi dell'Etna
«Abbiamo voluto sfidare noi stessi e il territorio, cercando di esprimere al meglio il potenziale delle uve etnee attraverso il Metodo Classico. Siamo presenti sull'Etna dal 1994 e in questi anni abbiamo imparato a conoscere profondamente la sua anima lavica, le sue escursioni termiche e la ricchezza delle sue contrade. Questo ci ha permesso di creare spumanti di grande eleganza e complessità. Quest'anno, inoltre, celebriamo un traguardo importante: il trentesimo anniversario del nostro Sant'Agostino di Baglio Soria».

Vinzia Novara Di Gaetano
«Un blend di Nero d'Avola e Syrah che fin dalla sua prima annata ha dimostrato una straordinaria armonia e che oggi consideriamo un'espressione autentica del territorio siciliano. E per chi desidera immergersi completamente nell'atmosfera dell'Etna, la nostra cantina offre anche un'accoglienza speciale, con camere ricavate all'interno degli antichi palmenti, un modo per vivere a stretto contatto con la storia e la natura di questo luogo magico».
via Trapani, 4 91027 Paceco (Tp)
Duca di Salaparuta: due secoli di storia intrecciati con l'anima artistica di Bagheria
Roberto Magnisi ripercorre la storia bicentenaria di Duca di Salaparuta con un profondo senso di appartenenza: «Parlare di Duca di Salaparuta significa parlare di una storia che affonda le radici in un territorio unico come quello di Bagheria».

I vini icona di Duca di Salaparuta
«Quest'anno celebriamo 201 anni di passione per il vino, ma anche di un legame indissolubile con l'anima di questa terra. Bagheria non è solo una città, ma un crocevia di culture, un luogo che ha saputo esprimere una straordinaria vitalità artistica».

Roberto Magnisi
«Le sue ville barocche, l'artigianato, i profumi e i colori del mare hanno ispirato generazioni di artisti, da Renato Guttuso a Mimmo Pintacuda, fino a Giuseppe Tornatore. Questo connubio tra la bellezza del paesaggio, la ricchezza della storia umana e la vibrante energia artistica è ciò che anima i nostri vini. Ogni calice di Duca di Salaparuta racchiude l'essenza di questo “terroir enoculturale”, una sintesi di sapori, profumi e suggestioni che parlano direttamente al cuore e all'anima».
Via Nazionale 27 s.s. 113 90014 Casteldaccia (Pa)
Cantine Florio: il marsala, un vino antico proiettato nel futuro
Tommaso Maggio svela l'anima poliedrica del Marsala: «Spesso si pensa al Marsala come a un vino del passato, legato a tradizioni antiche. Ma la sua vera forza risiede nella sua sorprendente modernità. Come enologo, il mio lavoro è anche quello di immaginare il Marsala del futuro, un vino che richiede anni di affinamento prima di essere imbottigliato e che quindi porta con sé la visione di chi lo ha creato».

Il baglio di Cantine Florio
«La fortuna della nostra azienda, Florio, è di aver ereditato un patrimonio enologico sostenibile, costruito dalla lungimiranza di chi ci ha preceduto. Lo stile del Marsala che prediligiamo oggi, come ieri, è quello di un vino semplice, fresco e verticale, capace di accompagnare degnamente l'intero pasto. La sua grande plasticità gli permette di abbinarsi a una sorprendente varietà di piatti, dalle ostriche ai formaggi erborinati, fino a creazioni più elaborate come una parmigiana».

Tommaso Maggio
«Le radici antichissime del Marsala, con i suoi quattro secoli di storia, non sono un limite, ma una ricchezza che si rinnova ad ogni annata, ad ogni stagione. Le peculiarità del territorio e l'affinamento nelle nostre cantine, che richiedono grande cura e capacità, donano a questo vino un'evoluzione continua, rendendolo un vero e proprio “vino del tempo”, e proprio per questo, incredibilmente moderno».
Via Vincenzo Florio 1 91025 Marsala (Tp)
La Doc Monreale: un territorio palermitano in fermento
Mario Di Lorenzo, presidente della Doc Monreale, dipinge un quadro dinamico del territorio: «La Doc Monreale è una Doc palermitana, tutte le aziende si trovano entro un'ora, un'ora e mezza dal centro della città e per questo viene definita come il “Vigneto di Palermo”».

Il territorio della Doc Monreale
«È una Doc nel quale negli ultimi anni abbiamo fatto una grande modifica del disciplinare per puntare su vitigni autoctoni quali il Catarratto e il Pericone ma anche varietà quali il Syrah che nel nostro territorio ha trovato delle condizioni petroclimatiche ideali per crescere. È una Doc in crescita e siamo riusciti a coinvolgere alcune aziende e insieme stiamo facendo un percorso di valorizzazione del territorio che deve passare inevitabilmente attraverso l'enoturismo».
via Benedetto D'Acquisto 31 90046 Monreale (Pa)
Feudo Disisa: tra Metodo Classico e la riscoperta del Perricone
Mario Di Lorenzo, oltre che presidente della Doc Monreale è anche amministratore delegato dell'azienda Feudo Disisa focalizza l'attenzione sulle scelte produttive dell'azienda: «In azienda negli ultimi anni stiamo puntando tanto sulle bollicine in particolare oggi stiamo presentando un metodo classico 24 mesi brut, in più abbiamo il metodo classico René 60 mesi sui lieviti da uve Chardonnay».

I vigneti di Feudo Disisa
Accanto a questa spinta verso le bollicine di qualità, Di Lorenzo sottolinea l'importanza dei vini bianchi aziendali: «La nostra è un'azienda conosciuta per i vini bianchi abbiamo un Catarratto che sicuramente si sta facendo strada il Chara che è il nostro blend Insolia e Catarratto ma anche il Grillo».

Mario Di Lorenzo
Un elemento distintivo rimane la valorizzazione di vitigni autoctoni come il Perricone: «Sicuramente varietà quali il Perricone che è una varietà che era un po' dimenticata e che negli ultimi anni stiamo facendo stiamo riportando in auge sicuramente è una delle grandi novità degli ultimi anni».
SP30 KM 6 90046 Monreale (Pa)
ARCA: il rinascimento del Catarratto, tesoro viticolo versatile
Sebastiano Di Bella con passione racconta la nascita di ARCA e la sua missione: «L'Associazione Regionale del Catarratto Autentico è un progetto giovane, nato dalla consapevolezza del valore inespresso di un vitigno storico come il Catarratto. Se ne parla in Sicilia da secoli, ma per varie ragioni non ha sempre ricevuto la giusta attenzione. ARCA nasce con l'obiettivo di restituire a quest'uva il riconoscimento che merita. Non si tratta di presunzione, ma della constatazione, supportata da prove concrete in cantina e da ricerche scientifiche condotte in collaborazione con l'Università di Palermo, della straordinaria versatilità del Catarratto».

Il vigneto di ARCA
«È un'uva capace di dare vita a vini bianchi di grande freschezza e mineralità, affinati in acciaio o in legno, a spumanti eleganti sia con il Metodo Charmat che con il Metodo Classico, a vini da meditazione e persino a orange wine di grande complessità. Il “rinascimento” del Catarratto è iniziato ufficialmente oggi, con un evento pubblico che ha voluto celebrare questo vitigno e le sue infinite potenzialità. Ma è un percorso che affonda le radici nel lavoro di alcuni pionieri che già negli anni passati hanno intuito il valore di quest'uva e che oggi vede un numero crescente di aziende impegnate nella sua valorizzazione».

Sebastiano Di Bella
«Personalmente, la mia riscoperta del Catarratto è stata un percorso empirico, basato sull'esperienza in vigna e in cantina, culminato nella collaborazione con l'Università di Palermo, a cui ho finanziato borse di studio per approfondire la conoscenza scientifica di questo straordinario vitigno».
ARCA - Associazione Regionale del Catarratto Autentico
Consorzio Etna Doc: un territorio Vulcanico in Ascesa
Maurizio Lunetta delinea il dinamico scenario dell'Etna Doc: «L'Etna è una denominazione in fermento, in continua crescita sia in termini di numero di produttori che di bottiglie prodotte. Il fascino dei nostri vini vulcanici ha conquistato un pubblico sempre più vasto, tanto che oggi siamo presenti in oltre 40 paesi esteri».

Il territorio dell'Etna
«Ma il nostro obiettivo va oltre il successo attuale: vogliamo che l'Etna Doc diventi un vero e proprio classico del panorama enologico italiano, al pari delle denominazioni più prestigiose. Questo significa continuare a lavorare sulla qualità dei nostri rossi, dei nostri bianchi e, in particolare, dei nostri spumanti».

Maurizio Lunetta
«Sebbene non abbiamo una lunga tradizione spumantistica, le caratteristiche uniche del nostro territorio, con le sue altitudini e i vitigni autoctoni come il Caricante e il Nerello Mascalese, si prestano particolarmente bene alla produzione di bollicine eleganti e minerali. I risultati che stiamo ottenendo in questo settore sono molto incoraggianti e testimoniano il grande potenziale dell'Etna anche per questa tipologia di vini».
Via Vidalba, 2 95012 Castiglione di Sicilia (Ct)
Progetto Bi.Vi.Si.: esplorazione della biodiversità viticola siciliana
Maurizio Gily descrive il progetto Bi.Vi.Si. del Consorzio Tutela Vini Sicilia Doc come un'indagine cruciale per il futuro della viticoltura siciliana: «La Sicilia è uno scrigno di biodiversità viticola, un patrimonio inestimabile che va oltre le 5-6 varietà più conosciute. Il progetto Bi.Vi.Si nasce dalla consapevolezza che molte di queste varietà “dimenticate” possiedono caratteristiche uniche e un potenziale ancora inespresso. La nostra ricerca è un vero e proprio “scavo archeologico” nel Dna della vite siciliana, con l'obiettivo di recuperare, valorizzare e ottimizzare le tecniche di coltivazione e vinificazione di queste uve».

Alcune varietà di viti del progetto Bi.Vi.Si.
«Vogliamo comprendere appieno il loro potenziale enologico e la loro capacità di adattamento ai cambiamenti del mondo, dal clima all'evoluzione dei gusti dei consumatori. Un aspetto fondamentale della nostra indagine riguarda anche la biodiversità all'interno delle varietà più note come il Nero d'Avola, il Frappato, il Perricone, il Catarratto e il Grillo, analizzando biotipi differenti provenienti da diverse zone dell'isola. Parallelamente, stiamo studiando i cosiddetti “vitigni reliquia”, varietà rare e preziose che potrebbero rappresentare il futuro della viticoltura siciliana».

Maurizio Gily
«Per portare avanti questa complessa ricerca, ci avvaliamo di una cantina sperimentale all'avanguardia a Marsala, dove il team dell'Università di Catania, guidato dal professor Corona, conduce microvinificazioni dettagliate per svelare il potenziale di ogni singola varietà e biotipo».
via Aurelio Drago, 38 90129 Palermo