Sorta di invocazione, ma anche pragmatico aiuto che si riceve allorquando, parlando di Sicilia, si fa riferimento testuale a colui il quale, la definizione è della scrittrice George Eliot, fu “uno dei più grandi letterati tedeschi e l'ultimo uomo universale a camminare sulla terra”. Sì, ci sovviene il grande Johann Wolfgang von Goethe. Goethe a proposito della Sicilia, che visitò a lungo nell’anno 1817, scrisse: “L'Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto […] La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l'unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita”.

La superficie vitata della Sicilia raggiunge i 97mila ettari
Sicilia culla del Mediterraneo: grano, ulivo e vite come triade millenaria
La Sicilia è culla del Mediterraneo e di esso custodisce e vivifica di giorno in giorno la sua sacra triade: il grano, l’ulivo, la vite. Il vigneto siciliano è tra i più estesi d’Italia, dacché quasi raggiunge i 97mila ettari. Ed a proposito di vite, la Sicilia è ricca di vitigni autoctoni, qui sapientemente valorizzati grazie alla vitalità delle persone che vivono i vigneti e le cantine, recependo e al contempo trasferendo, virtuosa la contaminazione, tanta solare vitalità, così rendendo palese il legame profondo con il vino.

Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia
Da ciò sortiscono arguti e impegnativi progetti di sostenibilità, volti alla tutela e alla valorizzazione della profonda cultura locale, qui sedimentatasi attraverso i millenni, dell’affascinante bellezza dei paesaggi, della qualità della vita, agendo affinché i giovani non siano costretti ad emigrare e non vi sia estinzione tendenziale delle comunità rurali.

Camillo Pugliesi, direttore del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia
La forza per raggiungere sì ardimentosi (ma non velleitari) obiettivi ha base necessaria e imprescindibile in un’organizzazione che sappia essere al contempo efficace ed efficiente. Se ne ravvisa sorprendente operosa esistenza nel Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, a dirigere il quale, ragguardevole la competenza, vistosa la passione, innato il talento c’è Camillo Pugliesi; a presiederlo, illuminanti il suo pensiero e il suo agire c’è Antonio Rallo.
Sicilia, un “continente del vino” con vitigni autoctoni
Commendevole l’attività di promozione volta a far conoscere bene, nelle sue preziose sfaccettature, inno alla biodiversità, il “vigneto Sicilia”, costituito in gran parte da vitigni autoctoni e in parte residuale ma non per questo ancillare, di vitigni alloctoni.

La Sicilia è un “continente del vino”
I produttori sono ben consapevoli che il “fare finta di niente” è infantile autolesionismo. Come si potrebbe negare il fenomeno della caduta tendenziale del consumo di vino? Si tratta di saper fare al contempo due cose: a) prenderne atto senza infingimenti; b) individuare strategie volte non solo a limitare i danni ma, con competenza profonda e guizzi creativi assolutamente da non tarpare, capovolgere la minaccia in opportunità.
I mercati emergenti per il vino siciliano: Asia, Nord Europa ed Est Europa
Pertanto, a fronte del permanere a presidio di mercati importanti ma consolidati, primo tra tutti gli USA, si tratta di esplorare e fare business in mercati emergenti quali l’Europa dell’Est, l’Europa del Nord e l’Asia. A sostanziare il tutto, affinché la vitivinicoltura siciliana permanga essere di qualità e tenda al miglioramento continuo il Consorzio focalizza consapevole attenzione, avvalendosi di competenze di elevato spessore, sull’agricoltura di precisione, sulla tutela della biodiversità così disegnando lo scenario venturo con nuovi modelli di business per un futuro rigenerativo.
Frappato, Perricone e Syrah: il valore dei vitigni “minori” nella Doc Sicilia
Generando originale paradigma atto a far percepire l’identità vitivinicola siciliana, il Consorzio ha individuato i tre pilastri della vitivinicoltura siciliana nei vitigni Grillo, Lucido e Nero d’Avola che effettivamente sono i tre vitigni simbolo della Doc Sicilia. Unici per complessità, eleganza e versatilità di consumo, i vini che ne sortiscono.

Il Consorzio focalizza la sua attenzione sull’agricoltura di precisione e sulla tutela della biodiversità
In seconda battuta, ma non tali da pensarli erroneamente sorta di “lato B” altri due vitigni autoctoni, quali il Frappato e il Perricone, e il vitigno alloctono Syrah. Tale dovizia di vitigni e, a conseguirne, tale numerosità di vini, porta al simpatico paradosso di raccontare l’isola Sicilia come “continente enologico” nel cuore del Mediterraneo. Ammirevole l’intento perseguito dal Consorzio, anch’esso costretto a navigare, parimenti a tutti gli altri operatori del comparto, in mare procelloso, in quelle acque rese agitate dalla suddetta (sebbene talvolta innominabile) caduta tendenziale del consumo di vino.
Come la Sicilia costruisce un posizionamento distintivo nel mercato globale
Quindi, le leve da azionare sono fondamentalmente due: continuare il percorso della crescita qualitativa sia in vigna che in cantina; darsi un proprio posizionamento distintivo che non può prescindere dall’elevata qualità del vino e dalla congruità del pricing, attivando osservatorio anche sulle dinamiche di sell-out; acquisire una visibilità incrementale sui mercati emergenti in ciò sapendo raccontare la profonda identità isolana che per storia e fascino è probabilmente unica al mondo. In questa fase così turbolenta, non possiamo chiudere gli occhi sugli scenari di guerra, a dirla in parole schiette, non serve lo splendido solista ma serve ed è vincente chi sa cantare in coro.
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