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Wine Spectator - Top Values L’Italia al vertice in tre categorie

I vini italiani spiccano nelle valutazioni di Wine Spectator anche nella classifica del rapporto qualità-prezzo dopo aver messo una propria etichetta, il Sassicaia 2015, in vetta alla classifica assoluta. Sei le categorie in cui è suddivisa la graduatoria con vini i cui prezzi sul mercato non devono superare i 20 dollari.

09 gennaio 2019 | 11:31
Wine Spectator - Top Values 
L’Italia al vertice in tre categorie
Wine Spectator - Top Values 
L’Italia al vertice in tre categorie

Wine Spectator - Top Values L’Italia al vertice in tre categorie

I vini italiani spiccano nelle valutazioni di Wine Spectator anche nella classifica del rapporto qualità-prezzo dopo aver messo una propria etichetta, il Sassicaia 2015, in vetta alla classifica assoluta. Sei le categorie in cui è suddivisa la graduatoria con vini i cui prezzi sul mercato non devono superare i 20 dollari.

09 gennaio 2019 | 11:31
 

I vini italiani spiccano nelle valutazioni di Wine Spectator anche nella classifica del rapporto qualità-prezzo dopo aver messo una propria etichetta, il Sassicaia 2015, in vetta alla classifica assoluta. Sei le categorie in cui è suddivisa la graduatoria con vini i cui prezzi sul mercato non devono superare i 20 dollari.

Bianchi leggeri, bianchi corposi, rossi eleganti, rossi corposi, rosé e spumanti le tipologie proposte. Come detto il prezzo per bottiglie non deve superare i 20 dollari, ma la valutazione tecnica deve essere superiore agli 88 centesimi.

(Wine Spectator - Top Values L’Italia al top in tre categorie)

Bianchi leggeri: al decimo posto il campano Falanghina Sannio 2016 dei Feudi di San Gregorio con una valutazione di 89 centesimi e un prezzo di 19 dollari. A seguire il veneto Soave 2017 La Cappucina (89 punti e 15 dollari) e poi il sardo Vermentino di Sardegna Aragosta 2017 della Cantina di Santa Maria La Palma (88 punti e 15 dollari).

Tra i bianchi corposi invece c’è poco tricolore, ma le etichette si sono piazzate ai vertici. In seconda posizione il toscano Vermentino Colli di Luni Terenzuola (91 punti e 17 dollari di prezzo medio) seguito subito dopo dal friulano Pinot Grigio Attems 2017 (90 punti e 20 dollari). Uniche presenze italiane in una categoria dominata dai produttori del Nuovo mondo (Usa, Argentina, Australia e Sudafrica).

Nella categoria Rossi eleganti invece tornano in massa i vini italiani, più inclini a questa tipologia. Al primo posto c’è Castello di Monsanto Toscana Monrosso 2016 (92 punti e 15 dollari), seguito a due lunghezze dal Barbera d’Asti Battaglione 2015 di Renato Ratti (91 punti e 20 dollari) e dal Chianti Classico Rocca delle Macìe 2016 Famiglia Zingarelli (91 punti e 16 dollari). Poco sotto un vino del Sud: l’Aglianico del Vulture 2015 di D’Angelo (90 punti e 20 dollari). La classifica per quanto riguarda gli italiani viene poi chiusa dal Valpolicella Allegrini 2017 (89 punti e 17 dollari) e infine dal Sangiovese Toscana, il Bastardo di Renzo Masi (88 punti, 10 dollari).

Poi i grandi rossi con un solo vino, Argentiera, Bolgheri, Poggio ai Ginepri 2015 (93 punti e 20 euro), ma posizionato davanti a tutti.

Anche tra i rosé c’è un solo vino italiano, il Rosato Salento 2017 Calafuria della pugliese Tormaresca che fa capo al gruppo Antinori (89 punti e 15 dollari).

Ultima categoria, quella degli spumanti dove la pattuglia delle etichette italiane torna a essere più nutrita: tre su dieci. Davanti a tutti c’è il Lambrusco Emilia della Lini Oreste e Figli che ha totalizzato 89 punti e un prezzo di circa 18 dollari. In quarta posizione il Moscato d’Asti Nivole 2017 di Michele Chiarlo (88 punti e 18 dollari) seguito al quinto da un altro italiano: Lo Colture Brut Valdobbiadene Prosecco (88 punti e 20 dollari di prezzo).

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