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Giri di vite L’autenticità del Gewürztraminer

di Giuseppe De Biasi
 
16 settembre 2019 | 17:11

Giri di vite L’autenticità del Gewürztraminer

di Giuseppe De Biasi
16 settembre 2019 | 17:11
 

Alto Adige Wine Summit: fra bollicine emergenti e grandi autoctoni, successo della biennale d’autore della viticoltura altoatesina.

Ormai da diversi anni, grazie al connubio delle sue storiche cantine cooperative capaci di fare il salto di qualità necessario per farsi apprezzare dai mercati internazionali e la presenza di singoli produttori di rilevanza nazionale, i vini altoatesini sono sempre più protagonisti della scena enologica. La peculiarità dell’Alto Adige è data dalla storica vocazione vinicola abbinata all’unicità data dalla presenza di ambiti climatici e geologici differenziati in un’area così limitata, sospesi fra clima mediterraneo e clima alpino, con le nuove sfide di riposizionamento altimetrico e di vitigni più adatti alle variazioni imposte dai cambiamenti climatici.

I vigneti di Termeno (Giri di viteL’autenticità del Gewürztraminer)
I vigneti di Termeno

Per intenderci, in una manciata di chilometri, dai vigneti ben esposti lungo l’Adige e quelli in quota poco più a nord, c’è la stessa differenza climatica fra la Spagna meridionale e l’Inghilterra. Queste caratteristiche, grazie al costante lavoro di ricerca su vitigni e zonazione, hanno dato vita ad una territorialità sempre più marcata, ormai la carta vincente per competere nel mare magnum dei mercati globali.

Tutti temi che sono stati al centro della seconda edizione dell’”Alto Adige Wine Summit”, organizzato dal Consorzio Vini Alto Adige e dall’Idm Alto Adige, che fra anteprime delle nuove annate, degustazioni, visite in cantina, incontri con i produttori e approfondimenti tecnici, ha rappresentato una pregevole tre giorni di full-immersion nella prestigiosa realtà vinicola altoatesina. Fra i momenti più apprezzati dagli operatori del settore, certamente la corposa parte degustativa e i tour di approfondimento per vitigno.

Grappolo Gewürztraminer (Giri di viteL’autenticità del Gewürztraminer)
Grappolo Gewürztraminer

Di seguito riportiamo alcune considerazioni su quello riservato al genius loci, il Gewürztraminer (a cui ci siamo iscritti, quasi in controtendenza), il vitigno autoctono ormai riconosciuto come il più antico dell’intero Alto Adige. E il filo che lega Termeno e il vitigno che porta il suo nome fonda le radici negli antichi Reti, popoli preromanici attestati nella Val d’Adige già nel IV secolo a.C. Vino apprezzato dai dignitari dell’Impero Romano, passando dai medievali conti del Tirolo fino ad arrivare alla corte asburgica. Un rapporto bacchico mai interrotto come testimoniano sia gli affreschi della chiesa di San Giacomo di Kastelaz sia le rinascimentali dimore nobiliari come quella dei conti von Langenmantel.

Ritornando al tour, ci si è concentrati in tre tappe veloci ad altrettante cantine simbolo della areale (e dell’intera provincia) come Tramin, Elena Walch e la cantina di Cortaccia. Due realtà cooperative e un’istituizione (al femminile) come Elena Walch, per apprezzare le differenti interpretazioni e terroir sparsi fra Termeno e Cortaccia.

Willy Sturz (Giri di viteL’autenticità del Gewürztraminer)
Willy Sturz

Tramin, cantina cooperativa nata nel 1898 ancora sotto l’aquila nera dell’Impero Austro-Ungarico conta circa 300 soci e 270 ettari vitati, di cui oltre il 22% dedicato al Traminer aromatico, segnale eloquente di quanto la cantina investa sul suo alfiere, spesso relegato nell’opinione comune a vino “femminile”, in virtù della sensuale aromaticità. Al contrario il vitigno (anche nelle versioni tedesche) mostra insospettabili capacità di concentrazione gustativa e complessità aromatica come ben dimostra il pluripremiato Nussbaumer, che anche nel millesimo 2017 ha confermato la sua rinfrescante sapidità innestata all’ampio corredo speziato.

Con Willi Stürz, valente direttore tecnico di Tramin, abbiamo avuto il piacere e l’onore di degustare due millesimi del riuscito (e raro, solo 1200 bottiglie) esperimento del nobile passito-non passito l’Epokale 2012, che conferma le doti camaleontiche del Gewürtraminer, con selezione maniacale degli acini, appassimento in pianta e affinamento di 75 mesi nel silenzio e nel buio assoluto della miniera di Monteneve, in Val Ridanna, ad oltre 2mila metri slm. Un Gewürtraminer…fuori quota e davvero epocale.

Elena Walch (Giri di viteL’autenticità del Gewürztraminer)
Elena Walch

150 anni di viticoltura e cinque generazioni costituiscono il lungo cammino della tradizione familiare che oggi porta il nome di Elena Walch, affiancata ormai da diversi anni dalle figlie Julia e Karoline. “Frau Elena“ ci ha concesso l’onore di accompagnarci personalmente a visitar vigne e cantina, sottolineando la filosofia che è alla base dei suoi 60 ettari vitati che producono oltre 500mila bottiglie esportate in tutto il mondo. Conduzione biologica, continua ricerca della zonazione più efficace (anche alla luce delle mutate condizioni climatiche) con parcelle dedicate ai singoli vitigni come Vigna Kastelaz al Gewürztrminer.

Vigneti “pettinati” con esposizione Est/Ovest che per la salubrità delle uve e la concentrazione dei profumi beneficiano della forte escursione termica fra il diurno clima mediterraneo garantito dal Lago di Caldaro e dall’Ora del Garda e i notturni e gelidi venti alpini. Anche la cantina racconta il secolo e mezzo di storia familiare con le suggestive botti storiche decorate in facciata da virtuosistici soggetti in bassorilievo e la parte moderna, dotata di tutti gli accorgimenti tecnologici in grado di coccolare gli alfieri della casa come il citato Vigna Kastelaz che nel nuovo millesimo 2018 riprende la sua dominante di sambuco e miele e il suo ampio cestino di frutta in cui si scorgono gli immancabili ananas, lime e litchi e quella scia agrumata arricchita di zenzero candito che rende la beva piacevole e intrigante.

L’altra cantina cooperativa visitata è quella di Kurtatsch (Cortaccia) anch’essa più che centenaria, fondata, sempre sotto le effigi dell’Impero di Franz Joseph, esattamente nel 1900. Nei suoi 190 ettari vitati (frutto del lavoro di circa 190 soci), il giovanissimo enologo Othmar Donà dispone di 13 varietà coltivate ma soprattutto di una gamma di altitudini unica in una microarea tanto delimitata, con vigneti che spaziano dai 220 ai 900 metri slm. Al Gewürztrminer, seconda varietà coltivata dopo il Pinot Grigio, è dedicata in parte la zona del Brenntal, con altitudine variabili dai 280 ai 380 slm e vigneti poggiati su terreni prevalentemente argillosi. Accompagnati nelle microzone dal giovane responsabile Export e Marketing, Harald Cronst (il team di comando della cooperativa ha recentemente innestato nuove figure e l’età media ora si attesta sui 38 anni), abbiamo constatato, coi colleghi che avevano optato per il tour Gewürztrminer, l’eterogeneità dei vigneti (e dei terreni).

Harald Cronst e i vigneti Kurtatsch (Giri di viteL’autenticità del Gewürztraminer)
Harald Cronst e i vigneti Kurtatsch

Quanto al Gewürztrminer Brenntal Riserva 2016, i suoi corposi 15° (per 14mila bottiglie prodotte) denotano un sorso morbido e corposo, dovuto anche alla spiccata alcolicità, assolutamente in controtendenza rispetto alle richieste del mercato. Bella espressione del vitigno con sapidità e aromaticità che dialogano in scioltezza fra accenni di erbe aromatiche, scie affumicate e note di frutta esotica. Rimandando ad un successivo articolo una succinta selezione delle etichette più interessanti fra le le oltre 200 referenze degustate fra l’anteprima e i tour “in quota”, segnaliamo delle altre due cantine presenti non comprese nel tour dedicato al Gewürztraminer.

In primis il rimarchevole Aurutus della Tenuta Ritterhof, sia nella versione in anteprima, la 2018, ma ancor più nel millesimo 2008, ancora in perfetta forma, dimostrando nei fatti la capacità di invecchiamenro del vitigno. Infine Tiefenbrunner Schlosskellerei Turmhof di cui si son fatte notare le due vendemmie tardive, la Linticlarus e la Tardus, entrambe nell’annata 2015, di bella beva, gradevole freschezza e nitida nota speziata.

Cenno a parte meritano le bollicine altoatesine, quasi “inventate” una ventina di anni fa dall’antesignano Joseph “Sepp” Reiterer di Arunda, ospitate nei banchi di assaggio nella bomboniera della Guesthouse-ristorante Gloriette di Soprabolzano, a 1250 metri slm, con la superba vista sulla città e l’originale piscina panoramica. Fra la ventina di referenze in degustazione va segnalato per qualità ed equilibrio il trittico rappresentato dal superbo Extra Brut 2004 di Arunda (15 anni e non sentirli affatto), la riserva del centenario l’Extra Brut 1919 di Kettmeier (millesimo 2013, 5 anni sui lieviti) e dal gioiellino rappresentato dal Comitissa 2006 di Lorenz Martini, con il “suo” Pinot Bianco a far da insolito protagonista della cuvée. Certamente c’è ancora tanto lavoro da fare per le bollicine altoatesine (rispetto a quelle del Trento Doc, giusto per rimanere in regione) ma a dispetto della differenza quantitativa i passi in avanti cominciano a vedersi anche nella capacità di fare squadra, come testimonia la pregevole iniziativa di S (come abbreviazione di spumante).

Eduard Bernhart, direttore Consorzio Vini Alto Adige, con il Jeroboam di S (Giri di viteL’autenticità del Gewürztraminer)
Eduard Bernhart, direttore Consorzio Vini Alto Adige, con il Jeroboam di S

Progetto che vede insieme 7 produttori del Consorzio (che rappresentano quasi 80% delle bollicine altoatesine) i quali hanno conferito 100 litri ciascuno di vino base per creare un’edizione limitata, con etichetta disegnata dall’artista altoatesino Jochen Gasser, per 182 Jeroboam (3 litri) affinate quasi 8 anni, da aprire in occasioni speciali, proprio come la chiusura dell’Alto Adige Wine Summit. Un augurale suggello e un segnale che, al di là dell’iniziativa promozionale, traccia una nuova pista di lavoro (e una nuova sfida) per l’attivissima viticoltura altoatesina.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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