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Tignanello '16 di Marchesi Antinori Splende il sole sull'etichetta

Si tratta di un emblema del panorama enologico italiano. Innovativo per l’affinamento e l’assemblaggio ai tempi in cui diede i suoi primi frutti: era il 1971.

di Piera Genta
 
16 novembre 2019 | 17:03

Tignanello '16 di Marchesi Antinori Splende il sole sull'etichetta

Si tratta di un emblema del panorama enologico italiano. Innovativo per l’affinamento e l’assemblaggio ai tempi in cui diede i suoi primi frutti: era il 1971.

di Piera Genta
16 novembre 2019 | 17:03
 

Tignanello è uno dei vini icona del nostro patrimonio vinicolo, primo Sangiovese ad essere affinato in barrique e primo rosso moderno ad essere assemblato con varietà non tradizionali per il territorio toscano, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc e tra i primi vini rossi del Chianti a non usare uve bianche.

Il Tignanello ieri e oggi (Tignanello '16 di Marchesi Antinori Splende il sole sull'etichetta)

Il Tignanello ieri e oggi

Porta il nome dell’omonimo vigneto e la firma di un grande enologo, Giacomo Tachis. Prima versione 1971, presentata al mondo nel 1974. Come ricorda Piero Antinori nel libro “Tignanello. Una storia toscana” (Cinquesensi Editore) realizzato in occasione dei 40 anni del vino si tratta di “un toponimo originato dal nome di una famiglia di mezzadri…. mentre altri vogliono collegarlo a Tinia, il Giove etrusco…ed ancora tin, radice del nome Tinia, è la luce, ovvero il giorno”.

E proprio il vigneto del Tignanello come il suo fratello di vigna Solaia è benedetto dal sole. E qui veniamo all’etichetta realizzata da un grande architetto-designer degli anni Sessanta-Settanta, Silvio Coppola, con il sole stilizzato, radiante, come appare al tramonto su Tignanello. L’etichetta nata dietro ispirazione di Luigi Veronelli ha subito nel corso degli anni pochissimi interventi di restyling, quelli obbligatori per adattarla alle nuove disposizione di legge in materia di etichettatura dei vini e qualche ritocco per crearne l’armonia come quello realizzato dallo studio grafico Doni di Firenze specializzato in design, comunicazione e marketing per aziende del settore food & wine.

Poco è cambiato: rimane lo stesso carattere del nome in Slimblack, un font nato nel 1937 nella fonderia Deberny e Peignot, Parigi, diretta nei primi anni dell’Ottocento da Honoré de Balzac. Aggiorna¬to e ingentilito; la stemma del Casato in oro con il motto “te duce proficio” ovvero nel tuo nome cresco, il testo che racconta l’annata; la firma di Niccolò Antinori, padre del Marchese Piero e l’aggiunta di una retroetichetta. Prodotto solo nelle grandi annate sotto la guida di Renzo Cotarella.

Per informazioni: www.antinori.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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Julius Meiln
Consorzio Barbera Asti

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