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Togliere il 40% di zuccheri dalle bevande Un buon metodo per ridurre l'obesità

Le bibite zuccherate non dissetano realmente e possono a lungo andare causare ipertensione e cancro. Sì a diminuzione degli zuccheri e campagne di sensibilizzazione nelle scuole, per ridurre l'obesità

 
11 gennaio 2016 | 16:45

Togliere il 40% di zuccheri dalle bevande Un buon metodo per ridurre l'obesità

Le bibite zuccherate non dissetano realmente e possono a lungo andare causare ipertensione e cancro. Sì a diminuzione degli zuccheri e campagne di sensibilizzazione nelle scuole, per ridurre l'obesità

11 gennaio 2016 | 16:45
 

A causa dei cibi di cui ci nutriamo, l'obesità serpeggia indisturbata e riguarda un numero sempre più alto di individui. Di modi per combatterla ce ne sono, ma non è sempre facile, senza contare che essa può anche portare a patologie gravi quale il diabete. Meglio prevenirla, e un'idea su come fare l'ha resa nota una ricerca della Queen Mary University di Londra pubblicata su Lancet Diabetes and Endocrinology: si prevede una notevole diminuzione dei casi di obesità e conseguenzialmente di patologie ad essa legate anche soltanto riducendo il contenuto di zuccheri nelle bevande. Un approfondimento intorno a questa scoperta è qui riportato, tratto per intero da Humanitasalute, con il commento di Giuseppe Marinari, responsabile di Chirurgia bariatrica dell’ospedale Humanitas.




Riducendo del 40% il contenuto di zucchero nelle bevande in 5 anni ci sarebbe un calo di 38,4 calorie nell’apporto quotidiano dopo questo lasso temporale, e una riduzione media di 1,2 kg di peso corporeo. Con quali conseguenze? Si avrebbero circa 500mila adulti sovrappeso e un milione di persone obese in meno e si eviterebbero circa 300mila casi di diabete tipo 2 correlato all’obesità in 20 anni.

Prevenire l’obesità anche aumentando le tasse sulle bevande zuccherate?
Come riferisce uno degli autori dello studio, i risultati sarebbero migliori se a questa strategia dovessero aggiungersi altri strumenti come la tassazione sulle bevande zuccherate. E una potenziale conferma dell’utilità della tassazione arriva da una ricerca della University of North Carolina (Usa) che ha monitorato gli effetti della tassa del 10% sulle bevande zuccherate introdotta in Messico nel 2014. La ricerca è apparsa su British Medical Journal.

La tassa ha portato a una riduzione del 12% dei consumi, con un aumento del 4% di quelli delle bevande non tassate, prevalentemente acqua in bottiglia. I messicani hanno bevuto in media circa 4 litri in meno di bevande zuccherate e circa 13 litri in più di acqua a persona. Tuttavia, si legge nella ricerca, servono ulteriori studi per capire le implicazioni sulla salute che derivano da questa misura fiscale anche se i ricercatori sottolineano il cambiamento “moderato ma importante” nelle abitudini alimentari del Paese.

Cosa comporta il consumo di bevande zuccherate?
«Le bevande zuccherine - dice il dottor Giuseppe Marinari - sono fonte di calorie inutili e pericolose: si deve bere acqua per dissetarsi e per le normali esigenze di idratazione, bere zucchero è dannoso perché aumenta l’introito calorico senza che la persona abbia un reale senso di sazietà dall’introito stesso».

«Inoltre lo zucchero assunto in grosse quantità - continua l'esperto - porta alla secrezione di grandi quantità di insulina, e l’iperinsulinemia dà mille problemi alla nostra salute, dall’obesità all’ipertensione al cancro. Nei bambini le bevande gassate non fanno più male che agli adulti ma spostano il problema dell’iperinsulinemia in età più precoce e quindi provocano danni altrettanto precoci esponendo il corpo umano a sollecitazioni negative per più anni».

Quali altre misure per prevenire l’obesità potrebbero risultare efficaci?
«Di principio - spiega il responsabile di Chirurgia bariatica per Humanitas - non sono molto favorevole a misure economiche sul consumatore: mi sembra che portino a una sorta di proibizionismo e a una sorta di divisione fra consumatori di serie A e di serie B, fra chi si può permettere la bevanda più nota e pubblicizzata e chi invece deve ricorrere a bevande di basso profilo e forse più dannose. Preferirei che fossero proibite le pubblicità alle bibite e le confezioni grandi perché inducono al consumo senza limiti, molto meglio le bibite monoporzione o poco più (al massimo 500 ml)».

«Detto questo - conclude lo specialista - la politica sul fumo mi sembra che un po’ di risultati in Italia li abbia portati: insieme a una campagna di sensibilizzazione e di educazione si potrebbero proibire le bibite a scuola, si potrebbe scrivere le calorie in grande evidenza sulle bibite aggiungendo brevi frasi che chiariscano cosa si rischia a berle e infine, se tutto questo non servisse, sì, forse anche aumentare il prezzo delle bibite, ma non come prima misura».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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