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Il pollo è davvero così sano? Una ricerca italiana lo mette in dubbio

Uno studio dell'istituto pugliese “De Bellis” di Castellana Grotte ha seguito quasi 5.000 persone per 19 anni, rivelando un legame tra consumo di carne avicola e rischio aumentato di tumori e mortalità

 
05 maggio 2025 | 12:24

Il pollo è davvero così sano? Una ricerca italiana lo mette in dubbio

Uno studio dell'istituto pugliese “De Bellis” di Castellana Grotte ha seguito quasi 5.000 persone per 19 anni, rivelando un legame tra consumo di carne avicola e rischio aumentato di tumori e mortalità

05 maggio 2025 | 12:24
 

Per anni è stato l'alternativasanaalla carne rossa. Ma anche il pollo finisce ora sotto i riflettori della ricerca scientifica. Un nuovo studio italiano, pubblicato sulla rivista Nutrients, mette infatti in discussione l'immagine rassicurante della carne avicola, rivelando un legame tra il suo consumo regolare e un aumento del rischio di morte e di alcuni tipi di tumori, in particolare a carico dell'apparato digerente.

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La ricerca è stata condotta da un gruppo di studiosi dell'Istituto nazionale di gastroenterologia Saverio de Bellis” di Castellana Grotte, in Puglia. Il team - composto da Caterina Bonfiglio, Rossella Tatoli, Rossella Donghia, Pasqua Letizia Pesole e Gianluigi Giannelli - ha monitorato per 19 anni le abitudini alimentari e lo stato di salute di 4.869 adulti di mezza età.

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I dati emersi sono significativi: chi consumava oltre 300 grammi di carne avicola a settimana aveva un tasso di mortalità del 27% più alto rispetto a chi ne consumava meno di 100 grammi. Tra gli uomini, l'aumento arriva addirittura al 61%. Un divario che potrebbe essere legato alle quantità di cibo ingerite, tendenzialmente maggiori nel sesso maschile.

Cosa rende il pollo potenzialmente dannoso secondo i ricercatori

Lo studio è osservazionale, quindi non stabilisce un nesso di causalità diretto. Ma i ricercatori avanzano alcune ipotesi: una riguarda le sostanze chimiche che si formano quando il pollo viene cotto ad alte temperature, come nel caso delle grigliate o delle fritture. Questi composti, come le ammine eterocicliche e gli idrocarburi policiclici aromatici, sono noti per i loro effetti cancerogeni.

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I fattori dietro l’aumento del rischio: cottura, allevamenti, alimentazione

Un'altra possibile causa è legata alla qualità della carne: residui di mangimi, ormoni o farmaci usati negli allevamenti intensivi potrebbero avere effetti nocivi sull'organismo umano. L'incremento del rischio oncologico osservato riguarda undici diversi tumori dell'apparato gastrointestinale: dallo stomaco al fegato, passando per pancreas, cistifellea, intestino e persino i tessuti molli dell'addome.

«Si tratta di uno studio di coorte, volto a fotografare le abitudini alimentari della popolazione in due comuni pugliesi, Castellana Grotte e Putignano» spiega la dottoressa Rossella Donghia, tra le autrici della ricerca. «Per indagare le cause vere e proprie sarebbe necessario un trial clinico controllato, che al momento non è previsto, ma che potrebbe rappresentare un futuro passo avanti». Le linee guida italiane, ricordiamo, suggeriscono una porzione standard da 100 g e ne raccomandano il consumo da una a tre volte a settimana. Ma alla luce delle nuove evidenze, forse è giunto il momento di interrogarsi non solo sulla quantità, ma anche sulla qualità della carne che portiamo in tavola.

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