Con una riduzione del 30% del contenuto di energia nelle bevande zuccherate, si potrebbe intervenire sull'epidemia di obesità che ha colpito diversi Paesi e ridurre così malattie come ictus, diabete e cancro ai reni.
Questa è la conclusione di uno studio del George Institute for Global Health di Sydney in Australia, che ha eseguito una modellazione sul consumo e sulle conseguenze delle bevande zuccherate, acqua aromatizzata, tè freddo, bevande per sportivi e sciroppi.
«I risultati sono una chiara dimostrazione del danno causato dalle bevande dolci» ha scritto su Nutrients la responsabile del progetto
Michelle Crino, specializzata in scienza e tecnologia alimentare. A trarne vantaggi sarebbero anche le strutture sanitarie, che avrebbero enormi risparmi economici grazie alla prevenzione di numerosi morti premature, «un terzo delle quali per diabete», sottolinea Crino in riferimento all'Australia.
Questo studio richiama una ricerca simile di cui avevamo parlato a inizio 2016, merito dei ricercatori della Queen Mary University di Londra: con questa si suggeriva di togliere ben il
40% di zuccheri dalle bevande, con un conseguente calo dei casi di obesità e conseguenzialmente delle patologie ad essa legate.
Ed esattamente come suggeriva un ricercatore dello studio inglese, anche Michelle Crino sottolinea quanto i risultati sarebbero più celeri e migliori se, accanto ad una strategia preventiva basata su ricerche mediche, intervenisse lo Stato con strumenti come la
tassazione delle bevande zuccherate.
In questa direzione si era mosso a settembre 2016 il Governo inglese, che ha approvato proprio un'imposta sulle bevande zuccherate, che sarà applicata nel territorio oltre manica a partire dal 2018. Ma l'Inghilterra è solo un altro dei Paesi che già da tempo hanno scelto di imporre una tassa ai produttori. È bene ricordare in merito, ad esempio, Francia, Ungheria e Messico (proprio in quest'ultimo Paese, a inizio 2017, dopo due anni dal via della legge che tassava le bibite gassate, il consumo era
diminuito del 9,7%).