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Solare, pignolo, carismatico Alessio Battaglioli si racconta

di Carla Latini
 
13 gennaio 2019 | 12:56

Solare, pignolo, carismatico Alessio Battaglioli si racconta

di Carla Latini
13 gennaio 2019 | 12:56
 

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Alessio Battaglioli del ristorante Osteria di Medicina a Medicina (Bo), che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigo.

Il quarto aggettivo con cui ama definirsi è “modesto”. Alessio è la dimostrazione di come la gavetta, il lavoro quotidiano e costante, dall’alberghiero di Riolo Terme (Ra), passando per programmi televisivi, concorsi, occupazioni in ristoranti famosi come il Diana a Bologna e il Villa d’Este a Cernobbio, creano crescita e voglia di intraprendere.

(Solare, pignolo, carismatico Alessio Battaglioli si racconta)

«La mia cucina - spiega - è ricca di storia, di tradizione ma con un pizzico di innovazione, dalle cotture moderne ai nomi di presentazione, agli abbinamenti particolari. Una delle doti che mi hanno riconosciuto tanti miei chef executive è la capacità di creare e assemblare un piatto senza mai averlo provato prima. Ho tutto in testa, lo creo con la mente poi lo eseguo e quando lo assaggio è proprio così come doveva essere».

«Le esperienze che hanno segnato in positivo la mia carriera - prosegue - sono state sicuramente Villa d’Este, le gare dei concorsi d’intaglio di frutta e verdura e quelle di Chef del Mediterraneo. Devo molto anche a mia nonna Iole, grande cuoca casalinga che mi ha insegnato a rispettare il cibo e la materia prima. Con gli anni e le varie esperienze ho poi imparato a scegliere e a valorizzare. Ora sto realizzando il mio sogno nel cassetto, ovvero la mia Osteria di Medicina, locale storico che nel 1700 è stato il mercato del pesce di fiume e di lago. All’interno ci sono ancora targhe e stemmi che lo ricordano. Un luogo che infonde rispetto e desiderio di conservare le tradizioni».

La cucina di Battaglioli è locale, fresca, stagionale, divertente e scanzonata quanto basta, con un tocco di ironia in tutti i menu.


Da bambino cosa sognavi di diventare?
Un pompiere, ma anche un pianista

Il primo sapore che ti ricordi?
La crema di zucca violina e parmigiano che mia nonna Iole usava per riempire i cappellacci di zucca

Qual è il senso più importante?
L’olfatto è uno dei sensi primari in cucina, ma sono tutti indispensabili

Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato?
L’uovo all’occhio di bue, a volte le cose semplici diventano le più complicate

Come hai speso il primo stipendio?
A 16 anni, dopo la stagione estiva, ho speso tutto nello scooter dei miei sogni

Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
Il Ceviche di Abalone, mais Cullpi, avocado, aji amarillo e leche di tigre, la coda alla vaccinara e il mio ragù.

Cosa non manca mai nel frigo di casa tua?
Una miriade di burri da tutto il mondo

Qual è il tuo cibo consolatorio?
Il dulce de leche

Che rapporto hai con le tecnologie?
Quanto basta per sopravvivere

All’inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale?
I würstel... colpa dell’Oktoberfest del ‘99

Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
Tutta la mia famiglia

Quale quadro o opera d’arte rappresenta meglio la tua cucina?
L’opera del Mangiafagioli del grande Annibale Carracci, bolognese doc

Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe?
“Cosa sarà” dei grandissimi Lucio Dalla e Francesco De Gregori

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