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Vistarino: mille anni per arrivare al Pinot Nero che l’Italia stava aspettando

Dalla storica tenuta di Rocca de’ Giorgi nasce La Réserve des Amis: tre cassette da collezione che raccontano il nuovo volto del Pinot Nero oltrepadano firmato da Ottavia Vistarino. Verticali rare, un’orizzontale d’autore e un progetto che alza l’asticella dell’Italia del vino. Bertone, Tavernetto e Pernice, 3 crù che cambiano l'Oltrepò

Alberto Lupini
di Alberto Lupini
direttore
26 novembre 2025 | 10:04
Vistarino: mille anni per arrivare al Pinot Nero che l’Italia stava aspettando

Ci sono storie che non si inventano. E poi c’è quella di Conte Vistarino: mille anni di proprietà della stessa famiglia, un antenato tedesco che si porta a casa un pezzo di Oltrepò, matrimoni strategici come fossero merger & acquisition ante litteram, e una linea del tempo che passa da un’antica Rocca del 1200 a Villa Fornace del Settecento fino al primo Metodo classico di Pinot nero italiano, datato 1865, grazie a un’amicizia che oggi definiremmo una “joint venture” affettiva con Carlo Gancia e proseguita con le relazioni coi Martini, i Contratto, i Riccadonna, insomma con tutta l’aristocrazia delle bollicine italiane che un tempo producevano anche champagne per la Francia quando l’Oltrepò era ancora vecchio Piemonte..

Vistarino: mille anni per arrivare al Pinot Nero che l’Italia stava aspettando

Ottavia Vistarino e le cassette della sua La Re´serve des Amis selezionati cru di Pinot Nero

Un pedigree così potrebbe far vivere di rendita chiunque. Ma non Ottavia Giorgi di Vistarino. Lei, erede di tanta tradizione e di una tenuta unica in Italia per estensione e valore (quasi un’intera valle di oltre 800 ettari) ha deciso di fare esattamente il contrario: prendere un’eredità agricola gigantesca, spazzare via la cultura della quantità, e rifondare tutto. Con le buone, ma anche con discussioni familiari, bici da cross regalate “perché serviva un maschio” e degustazioni clandestine in tre stanzette piene di bottiglie che non doveva comprare. Nonchè con uno storico master postuniversitario con uno dei guru autentici del vino, il professor Attilio Scienza.

La Réserve des Amis: l’Oltrepò che si prende sul serio (finalmente) e punta tutto su tre cassette da collezione

Alla fine, il suo percorso in 20 anni di impegno diretto in azienda ha rotto un equilibrio, creandone uno nuovo: più qualitativo, più selettivo, più internazionale. A partire dalla sparizione delle tramogge in cantina, che erano il simbolo di un’azienda “grande” che lavorava anche per conto terzi

Vistarino: mille anni per arrivare al Pinot Nero che l’Italia stava aspettando

Rocca de’ Giorgi

E oggi il risultato ha un nome che suona come un manifesto: La Réserve des Amis. Ovvero i Pinot neri italiani di un Oltrepò che non teme il confronto con la Borgogna. Una presentazione che arriva pochi giorni dopo che, per la prima volta assoluta, un Pinot Nero Costa del Nero firmato Conte Vistarino entra nella Top 100 di Wine Spectator, la principale classifica internazionale che consacra i migliori vini al mondo.

Il cuore del progetto: tre cassette, tre identità, un unico messaggio

Dimentichiamo per un attimo i lanci, i brindisi, gli chef e i toni glamour. La parte realmente strategica è un’altra: le tre cassette numerate (per soli 240 pezzi, non tutti in vendita), non sono un regalo di Natale, ma sono curate come fossero pezzi di alta oreficeria, costruite attorno a ciò che un collezionista chiede davvero: profondità, verticalità e rara coerenza stilistica. Il tutto con un sigillo di ceralacca su ogni bottiglia con le iniziali OV. Sì perché da qui si parte con una nuova storia, quella dei vini firmati da Ottavia Vistarino. Ecco il cuore pulsante dell’operazione “culturale” di Ottavia sintetizzata in ciascuno dei tre cofanetti che racchiudono annate per molti versi ben riuscite e che sono ottime da bere.

La verticale di Bertone (2013, 2017, 2019)

È la linea più contemporanea. Un Pinot Nero che vive di luce e vento, che cambia ritmo a ogni annata ma resta riconoscibile per essere composto e classico. Il vigneto è il primo ad essere vendemmiato perché ha radici poco profonde che risentono del caldo, moderato peraltro dalla bassa temperatura notturna e dai boschi che lo circondano.

Vistarino: mille anni per arrivare al Pinot Nero che l’Italia stava aspettando

Bertone La Re´serve des Amis di Ottavia Vistarino cassetta cru di Pinot Nero in tre vendemmie

  • 2013: un ragazzo ancora ribelle e puro, sorprendentemente sapido (per il terreno marino), ma di grande finezza.
  • 2017: cerebrale, maturo, un vino che non ti lascia spazio tanto di avvolge con la sua nobiltà.
  • 2019: succoso, leggermente agrumato, è il più democratico: piace anche a chi arriva impreparato.

La verticale di Tavernetto (2013, 2015, 2019)

La cassetta può essere definita un po’ bohémien, quella che piace ai creativi (e ai consulenti che parlano di identità). Un vino con un’eleganza naturale e che mostra vivacità grazie a vigneti che hanno raggiunto un’ottima maturità dopo 25-26 anni. È l’ultimo vigneto ad essere raccolto.

Vistarino: mille anni per arrivare al Pinot Nero che l’Italia stava aspettando

Tavernetto Re´serve des Amis di Ottavia Vistarino cassetta cru di Pinot Nero in tre vendemmie

  • 2013: tonico, irruento, rivoluzionario, un pezzo unico. È la prima annata.
  • 2015: alla vivacità unisce un gusto più rotondo.
  • 2019: esuberante, spavaldo, un viaggio sensoriale senza cintura di sicurezza.

L’orizzontale dei tre Cru, annata 2017

  • Pernice: aristocratico, internazionale, un po’ il vino simbolo della cantina con sfumature di sottobosco e fungo.
  • Bertone: mille anime, un’unica trama che si distingue per le leggerissime sfumature verdi di uva intera.
  • Tavernetto: espressivo, provocante, sensuale e intrigante.

Tre cassette, tre modi di raccontare il Pinot Nero oltrepadano. Tutte al prezzo premium di 210 euro. Una cifra intelligente: abbastanza alta da segnalare la posizione, abbastanza bassa da diventare “entry ticket” alla nuova élite del territorio.

È interessante osservare come Pernice è lo “storico” dei tre cru, progetto ideato proprio da Ottavia e che oggi rappresenta il vino più premiato del territorio. Come Bertone e Tavernetto, hanno diverse sfumature della medesima varietà da altrettanti terroir, Pernice è un Pinot Nero nato nella vigna omonima, già segnalata da Luigi Veronelli nel 1961.

Vistarino: mille anni per arrivare al Pinot Nero che l’Italia stava aspettando

Il Cru Tavernetto

«Tutto nasce dal mio desiderio di fare la differenza, di puntare in alto. - dice Ottavia Vistarino - So da sempre che Oltrepò e Pinot nero sono una coppia di valore e, perché emergessero, ho iniziato a studiare. Ogni passeggiata in vigneto è una gioia e ogni giornata che trascorro tra i filari una sfida: con dedizione e passione ho selezionato le vigne migliori, per esaltarne la personalità unica, il carattere inconfondibile, elegante e fedele all’annata».

Mille anni di proprietà, vent’anni di rivoluzione

Il valore per raccontare la storia del Pinot nero di Ottavia Vistarino è forte, ma quello competitivo lo è ancora di più. La tenuta - 826 ettari, 144 di vigneto e 65 dedicati al Pinot Nero (raccolto a mano in cassette da 20 kg), il resto agricolo o dato in affitto con vigneti non più ritenuti centrali per i vitigni impiantati - è un organismo agricolo complesso, oggi finalmente coerente con un progetto di qualità. Il nonno lavorava per i numeri, il padre per l’agricoltura, Ottavia per la selezione del Pinot nero (da vino fermo o da base spumante).

Vistarino: mille anni per arrivare al Pinot Nero che l’Italia stava aspettando

Il Cru Bertone

Un cambiamento che oggi si conferma col fatto che le 5.000 bottiglie di Pernice 2022 da sole valgono l’8,3% dell’intero valore aziendale pur rappresentando solo il 2,5% del volume. Tradotto nel gergo di chi guarda avanti: qui la selezione rigorosa delle particelle di vigneto da vinificare separatamente non è uno slogan. È un modello industriale. Da luglio scorso, è stata poi completata la cantina, dove la Casa del Pinot Nero ha introdotto nuove tecnologie d’avanguardia, come i vasi vinari di piccole dimensioni (si è passati da 100 ettolitri a 25 o 50) per lavorare su micro-vinificazioni e la selezione ottica degli acini.

Oltre alla produzione vitivinicola, Conte Vistarino è impegnata nella sostenibilità ambientale, a partire dal mantenimento (fra i pochi casi in Italia) di oltre 300 ettari di boschi naturali, unico presidio autentico per la biodiversità. Le colline dell’azienda, proprio per questo valore ambientale, diventano un elemento aggiuntivo di richiamo per il turismo.

L’azienda oggi: meno vitigni, più identità

Dal 2024 Conte Vistarino produce solo Pinot Nero e Riesling. Una scelta chirurgica, da manuale di posizionamento: se vuoi contare sui mercati, devi togliere, non aggiungere. Nel frattempo, era arrivata la nuova cantina: micro-vinificazioni, selezione ottica dei grappoli, cliver, i piccoli vasi vinari prima ricordati per spingere la ricerca. Ma tutto ciò non basta. Dopo avere centrato l’azienda sul Pinot nero, entro un biennio arriverà anche un Metodo classico di alta gamma che vuole giocare nella Champions League delle bollicine.

Il wine club les Amis: non un club, ma un filtro

E in più, Vistarino vuole diventare un partner credibile di chi ama il vino, di chi lo ricerca, di chi lo ama degustare e ne vuole parlare. Ed ecco la creazione di un momento di incontro ad hoc. Niente social, niente mailing list infinita, niente badge, niente “sconti soci”. Si tratta di una comunità sartoriale (un wine club les amis) costruita sull’idea che “pochi ma buoni” non sia un proverbio, ma una strategia di brand equity.

Vistarino: mille anni per arrivare al Pinot Nero che l’Italia stava aspettando

Il Cru Pernice

L’accesso è legato all’acquisto delle cassette. Un QRcode e si entra in un ecosistema fatto di visite esclusive, compagni di viaggio del calibro di San Leonardo e Sassicaia, ristoranti selezionati da Ottavia stessa e soprattutto senso di appartenenza, oggi raro quasi quanto un Pinot nero ben fatto.

L’Oltrepò che non ti aspetti

La Réserve des Amis è un progetto che va oltre il vino: è un’operazione di posizionamento territoriale, culturale e industriale. Scommette sulla memoria, sul valore del tempo, sull’amicizia come asset competitivo.E segna un fatto nuovo: l’Oltrepò Pavese non è più solo la terra delle quantità. Con Ottavia Vistarino l’Oltrepò sta diventando la terra del Pinot Nero che vuole - e può - sedersi al tavolo dei grandi.

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