A Firenze è tornato uno degli eventi più attesi dell’anno, tappa del tour nazionale “Autoctono si nasce…” promosso da Go Wine in tutta Italia durante l’autunno. Le eleganti sale dello Starhotels Michelangelo hanno ospitato un parterre selezionato di cantine presenti in sala per incontrare direttamente il pubblico, mentre altre aziende sono state protagoniste in una speciale Enoteca che alla fine si è rilevata lo spazio più interessante. Un percorso di degustazione che esalta la biodiversità del vigneto italiano. Al centro dell’evento c’è la ricchezza del nostro patrimonio vitivinicolo: vitigni unici da nord a sud del Paese.

“Autoctono si nasce…” è tornato a Firenze
Dalla A alla V: oltre 60 vitigni autoctoni in degustazione
Oltre 60 varietà autoctone in degustazione. Un’occasione straordinaria per scoprire vini rari e identitari, confrontare territori e conoscere da vicino le cantine partecipanti. Dalla A di Aglianico alla V di Vermentino per quanto riguarda i vitigni, alla A di Assuli alla V di Villa Simone per quanto riguarda le aziende, possiamo affermare senza tema di smentita che la selezione operata da Go Wine risponde pienamente alle aspettative. Particolarmente doloroso dover stringere il campo delle nostre scelte di fronte ad un’offerta qualitativa di questa entità ma tant’è dunque andiamo spediti con la nostra personale top ten.
Assuli: il Furioso e la riscoperta dei vitigni antichi di Sicilia
È proprio da Assuli che inizia il nostro racconto. Da oltre trent’anni la famiglia Caruso, imprenditori marsalesi, si dedica alla coltivazione di vigneti nell’areale compreso tra Trapani e Mazara del Vallo, che ospitano i principali vitigni autoctoni, oltre alla Syrah. Da segnalare la realizzazione, in collaborazione, con l’Irvos di Marsala, di un vigneto sperimentale con l’obiettivo di studiare e valorizzare antiche vitigni riscoperti. L’impegno della famiglia, confermato da Roberto, Nicoletta e Michela, terza generazione di vignaioli, è coronato dal risultato del Furioso, da uve Perricone. Il Sicilia Perricone Arcodace 2023 è di un profondo rosso rubino. Ventaglio ricco di sensazioni di rosa rossa, iris, amarena e ribes nero, avvolto da intriganti nuance balsamiche. Bocca coinvolgente, marcata da una bella spinta alcolica e da una nobile trama tannica, che accompagna e allunga, lasciando presagire sicura longevità.

In degustazione oltre 60 vitigni autoctoni
Cantina del Notaio: freschezza e bevibilità come cifra stilistica
Cantina del Notaio. Si fa veramente fatica a descrivere adeguatamente una gamma così ampia e significativa per numero di etichette varietà e levatura. Il progetto enologico mira a esaltare la freschezza e la bevibilità mantenendo inalterate le caratteristiche peculiari dei vitigni. Tra le molte etichette spicca l’Aglianico del Vulture La Firma 2017 Rosso carminio profondo. Un corredo olfattivo in cui s’intrecciano ribes e melagrana, tabacco scuro, mandorle tostate e caffè in grani, vira in chiusura su una sequenza di note balsamiche. Sorso succoso, con appagante trama tannica e ricca tensione fresco-sapida che conduce a un lungo aroma fruttato.
Cantine Lunae e Villa Simone: Vermentino e Malvasia puntinata tra Toscana e Lazio
Sistemata la lettera A passiamo alla lettera V con Cantine Lunae. I colli di Luni sono un terroir di mezzo, diviso tra Toscana e Liguria. Bosoni è un interprete perfetto di questa condizione di dualità, su un territorio dove la leggiadria croccante dei vini liguri si arricchisce dell’opulenza di una certa toscanitudine. L’azienda modernamente condotta mostra declinazioni precise e rigogliose. Il Colli di Luni Vermentino Etichetta Nera 2024 è di un giallo paglia brillante. Complesso, articolato, con note di cedro, erbe aromatiche, pietra focaia, accenni floreali e leggermente eterei. Sapore salino, caldo, di ottimo corpo, elegante e solido, di persistenza notevole. Villa Simone è l’azienda agricola di Lorenzo Costantini, enologo appassionato dei vini del Lazio e in particolate della Malvasia Puntinata.già appartenuta a Piero Costantini, titolare della storica enoteca romana di Piazza Cavour. L’azienda si trova a un’ora di macchina dal centro di Roma, in quel di Porzio Catone. Tra i vini prodotti spicca sicuramente il Frascati Superiore Vigneto Filonardi Riserva, dall’omonimo vigneto considerato il migliore della zona, che testimonia il lavoro minuzioso svolto sulla varietà a bacca bianca tipica della zona. In sua assenza non ha sfigurato il Frascati Superiore Villa dei Preti 2024 di un giallo paglia intenso. Profumi avvolgenti e tipici, con note di mela golden, erba medica, pesca bianca e accenni floreali. Sapore salino, caldo, abbastanza teso e di buona struttura, con finale leggermente ammandorlato.
Marisa Cuomo e Fontanavecchia: la Campania dei vini bianchi d’autore
Esaurita anche la lettera V proseguiremo fino alla fine del nostro racconto con soli vini bianchi. Parliamo di Marisa Cuomo. La famiglia di Andrea Ferraioli è legata alla bellezza della Costiera Amalfitana praticamente da sempre, e le sue radici sono intrecciate in particolare al piccolo comune di Furore tanto amato dal regista Roberto Rossellini e dall’attrice Anna Magnani. Il giorno del loro matrimonio, Andrea ha deciso di dedicare l’azienda alla moglie, dandole il suo nome e impegnando tutto sé stesso per farla diventare ciò che è divenuta oggi: un simbolo del vino campano di altissima qualità. Sono bottiglie come il Furore Bianco “Fiorduva” che hanno dato imperitura memoria a questa azienda, che nasce da un accuratissimo lavoro sul territorio ed in cantina e che profuma intensamente di mare. Oggi Marisa Cuomo possiede 14 ettari di vigna di proprietà e riceve uve da ben 28 conferitori selezionati. Peccato che oggi sia disponibile solo Il Costa d’Amalfi Furore Bianco 2024 , da uve Falanghina e Biancolella. Brillante livrea paglierino. Al naso si apre con profumi di ginestra e zenzero candito. In bocca è avvolgente, ricco, con un’acidità ben integrata e un finale discreto segnato da una leggera scia iodata.

Lo Starhotels Michelangelo ha ospitato un parterre selezionato di cantine
Restiamo in Campania con Fontanavecchia. Uno degli esempi del modello aziendale familiare che ha fatto la storia della viticoltura italiane è proprio Fontanavecchia di Libero Grillo, affiancato da papà Orazio e dal fratello Giuseppe. Siamo a Torrecuso, provincia di Benevento, areale che si sta facendo velocemente strada nell’olimpo regionale. Il tempio di casa sono le cantine, che costruite dal capostipite a partire dal XIX secolo, sono state nel tempo ristrutturate e ingrandite, rappresentando la sede ideale per la materializzazione delle idee vitivinicole. Venti ettari di vigneti, coltivati soprattutto a Falanghina, Cosa di Volpe Aglianico e Piedirosso, che anche grazie alla collaborazione dell’enologo Emiliano Falsini arrivano in bottiglia in versioni di personalità territoriali, sapidi, senza compromessi. Come è la gente che abita questa terra. Il Sannio Coda di Volpe 2024 è di un luminoso paglierino dalle cangianti nuance. Naso seducente e raffinato , sussurra nitidi profumi di pesca nettarina e papaya mango mandarino e ginestra. Sorso teso e rinfrescante, regala un finale al sapore di mandorla fresca, che sfuma su soffusi accenni amaricanti intrecciati a vibrazioni vegetali.
Mirizzi: Verdicchio di classe dalle Marche
Mirizzi di Montecappone è una realtà ormai consolidata e molto premiata nel panorama vitivinicolo marchigiano. Presentata recentemente la nuova linea Maesa con l’obiettivo di promuovere i vitigni tradizionali , che non tradiscano il varietale e abbiano un’immagine fresca e distinta insieme. Gianluca Mirizzi continua quindi con le sue sperimentazioni, confermandosi un vulcano di idee, che arricchisce il panorama del Verdicchio e, comunque, dei vini del territorio. Il Castelli di Jesi Verdicchio Classico Montecappone Utopia Riserva 2020 è paglierino luminoso. Raffinati profumi di pesca, coriandolo e finocchietto, circondati da nuance di mandorla tostata e anice. Al sorso è intenso e di classe, con vibrante freschezza e avvolgente alcolicità. Sfocia in un lungo finale ricco di sapidità e aromi agrumati e si attesta come fuoriclasse nella categoria.
Tenuta Iuzzolini: un bianco calabrese da Pecorello
In Calabria un vino bianco che non ti aspetti da Tenuta Iuzzolini. Giovanissima e moderna cantina con annesso il museo della civiltà contadina e della viticoltura, su cui Pasquale Iuzzolini, inseieme alla sua famiglia, ha impresso il suo marchio di imprenditore nato. Numeri di tutto rispetto e una gamma vasta e molto differenziata che si snoda tra uve del territorio e quote internazionali. Il clima variabile anche nell’assolata costa cirotana, ha dato il suo da fare qui, ma l’azienda è strutturata e con le spalle molto forti. E questo successo viene perfettamente raccontato dai sui vini e dalla loro capillare diffusione sul territorio. Il Prima Fila 2024 è un Pecorello in purezza. Brilla il paglierino, pieno e lento nel calice. Il naso ti prende con il rosario di profumi che sono pesca matura e glicine, buccia di mandarino e zucchero filato. Il sorso è compiuto, gradevole e di impatto immediato, lineare nella percezione della sapidità, con una scia finale che si distende a dare valore al tutto.
Scubla e Poderi Moretti: Friuli e Piemonte tra tradizione e eleganza
Adesso un vino friulano. L’azienda è Scubla. Era il 1995 quando nella prima bottiglia di Promédes furono celebrate le nozze tra Pinot Bianco, Friulano e Riesling Renano. Officiante l’enologo Gianni Menotti mentre Roberto Scubla, solo da pochi anni fuggiti dal lavoro in banca, temeva per i risparmi di famiglia investiti nel sogno del vino. Quasi tre decenni dopo quell’unione non solo ha retto alle insidie del tempo e delle mode enologiche, ma continua a dare vita, vendemmia dopo vendemmia a uno dei grandi bianchi italiani. Un amore senza fine. Il Colli Orientali del Friuli Friulano 2024 ha un colore giallo paglierino vivace, di media fittezza. Incipit floreale elegante con fiori d’acacia e richiami vegetali di erbe aromatiche, intensi sentori fruttati di uva spina e kywi. Assaggio agile e verticale, impostato su una scia fresco-sapida che slancia gradevolmente la beva verso un finale agrumato.

Al centro dell’evento c’è la ricchezza del patrimonio vitivinicolo italiano
La quota Piemonte, rappresentata da Poderi Moretti, chiude la nostra personale top ten. Un’azienda con radici profonde come le viti che la circondano. Nata dall’unioni di due storiche famigli di Monteu Roero, la famiglia Moretti e la famiglia Occhetti che sin dall’inizio del 1600 coltivano la terra e tramandano di generazione in generazione le proprie conoscenze. Il Roero Arneis 2024 è di un paglierino intenso e luminoso. Il naso si esprime preciso ed elegante in bella progressione con note di agrumi amari, erbe aromatiche, frutta fresca a polpa gialla ancbe esotica, cenni balsamici e minerali. L’assaggio lo vede coerente e armonico di grande freschezza e gustosamente sapido. Dallo Starhotels Michelangelo di Firenze è tutto.